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Miccoli la tocca piano: "Per i palermitani ero il loro Maradona"

L'ex capitano rosanero si confessa a Pianeta Lecce: "In Sicilia sono passati tanti campioni, anche se secondo me il mio Palermo era inarrivabile. Andavamo a Torino e battevamo la Juventus, andavamo a San Siro e battevamo il Milan..."

"Il mio Palermo era inarrivabile. Vincevamo anche contro le grandi. Per i palermitani ero il loro Maradona". Fabrizio Miccoli poteva essere ricordato come uno dei giocatori più forti e più affezionati alla maglia rosanero di tutti i tempi. Invece, la storia d’amore con il Palermo si è vertiginosamente complicata dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni dove l’ex capitano (ora a processo per estorsione) spendeva parole "poco carine" nei confronti di Giovanni Falcone. Nella testa del “Romario del Salento”, però, niente e nessuno potrà mai cancellare quanto fatto in Sicilia.

"A Palermo – ha raccontato Miccoli a Pianeta Lecce -  sono passati tanti campioni, anche se secondo me il mio Palermo era inarrivabile. Pensandoci bene – confessa -  quella squadra non era affatto male: in attacco Cavani, Miccoli e Pastore ma c’erano anche Ilicic, Simplicio e tutti gli altri… Era il Palermo dei record. Andavamo a Torino e battevamo la Juventus, andavamo a San Siro e battevamo Inter (anche se in realtà non è mai successo ndr) e Milan. Era il Palermo vero. Era il Palermo di tutti quanti, ma alla fine era anche  il mio  Palermo. Io non è che comandavo, ma avevo la fortuna di avere a disposizione un gruppo eccezionale: tutti mi davano una mano, andavamo tutti nello stesso verso… Balzaretti, Migliaccio, Liverani, Simplicio, Bresciano, Barzagli… Io ero il capitano, ci ho messo la faccia con la gente, coi tifosi, col presidente, con tutti”.

Sei anni a Palermo in cui Miccoli ha raggiunto numeri inimmaginabili: 179 partite con la maglia rosanero, una finale di Coppa Italia, uno spareggio Champions con la Sampdoria, tutte partite giocate con la fascia da capitano sul braccio. Una fascia che mai nessuno sembrava potergli sottrarre. Gioie e lacrime, 81 gol e il ricordo indelebile di un rete che fece impazzire il Renzo Barbera. “Dopo aver assistito alla rete di Mascara a Palermo nel derby – racconta Miccoli – ho pensato che non me ne sarei andato dal club rosanero se prima non avessi cancellato dalla testa dei tifosi quel gol incredibile. Così contro il Chievo, anni dopo, segnai quella rete al volo da casa mia”. Quando ero a Palermo ho rifiutato tante squadre, tante offerte. A Palermo sono stato come Maradona a Napoli: non penso che se avessi lasciato il club rosanero per un’altra città, sarei diventato in quest’altra città ciò che ero per i tifosi rosanero. Forse avrei guadagnato di più, sicuramente, tanto di più. Adesso avrei avuto molti più soldi. Ma quello che ho vissuto in quella città lo so solo io“. 

Come la più classica delle storie d’amore, però,  qualcosa si è rotto proprio sul più bello. Lo sa bene Miccoli che dopo aver ricordato i bei momenti a Palermo è voluto tornare su quanto accaduto fuori dal campo, con delle intercettazioni che hanno costretto l’ex capitano del Palermo a lasciare il club siciliano in punta di piedi. “ Mi capita spesso di andare a  rivedere certi miei gol segnati a Palermo e penso al modo in cui sono andate poi le cose. Questo è un altro capitolo della mia vita… Spero che finisca anche questo perché io so quello che ho fatto in quella città. Fino ad ora – sottolinea l’ex capitano rosanero -, tutti questi discorsi me li sono tenuti per me, ma spero che il tutto finisca al più presto. Quando finirà tutto ne parleremo bene, e non vedo l’ora“.

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