rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Calcio

Zeman, Palermo, la vita: "Pensavo di non poter stare lontano da Praga ma non avevo visto il mare di Mondello"

Esce in libreria l'autobiografia del tecnico boemo, "La bellezza non ha prezzo". La tragedia aerea di Punta Raisi del 1972, l'ascensore di Dell'Utri, i campi polverosi di Palermo coi suoi ragazzini terribili e i cugini Schillaci. "Maurizio più forte di Totò ma senza testa. Quando mi rubavano l’autoradio mi rivolgevo a lui. Il giorno dopo me la riportavano"

Quando ancora i cellulari erano poco diffusi, andavano di moda gli elenchi telefonici, uno strumento che per decenni è stato compagno fidato di tutte le famiglie. Là - nelle "pagine bianche" palermitane - c'era anche lui, Zdenek Zeman, che nel capoluogo siciliano ha sempre avuto una casa, a Mondello. L'unico Zeman residente in Italia tornava nella sua Palermo per rilassarsi tra una pausa e l'altra. Oggi "Sdengo" ha 75 anni. E in questi giorni è tornato di moda, grazie all'autobiografia scritta con Andrea Di Caro dal titolo eloquente: "La bellezza non ha prezzo" (in uscita domani). Anche se in realtà Zeman non è mai passato di moda.

L'allenatore è arrivato per la prima volta in Italia nel 1966. Aveva 19 anni. Venne a Palermo dove era ospite dello zio, Cestmir Vycpalek, che aveva trascorso in rosanero cinque anni da giocatore tra i 1947 e il 1952, fino a diventare capitano. "Cesto", così come lo chiamavano qua, iniziò la carriera di allenatore nel 1958 proprio a Palermo, città in cui fece in seguito trasferire la sua famiglia dopo l'occupazione della Cecoslovacchia da parte dell'Armata Rossa durante la primavera di Praga. Zeman oggi ammette: "Pensavo di non poter vivere lontano da Praga; non avevo ancora visto il mare di Mondello - racconta nell'intervista riportata dal Corriere della Sera -. Presi l’abitudine di passare l’estate a Palermo. Anche quella del 1968, quando a Praga arrivarono i carri armati sovietici".

Poi il breve ritorno in patria. "A inizio novembre. Volevo finire l’università. Il 16 gennaio del 1969 si diede fuoco Jan Palach. Il 30 giugno ripartii per l’Italia; il giorno dopo i comunisti chiusero le frontiere. Non vidi i miei genitori e mia sorella per vent’anni".

La storia di Zeman si intreccia anche con il disastro aereo di Punta Raisi del 1972. "Morì mio cugino, il figlio di mio zio: Cestmir junior, detto Cestino. Un dolore terribile - dice il boemo -. Era il 5 maggio. Lo zio se n’è andato lo stesso giorno, trent’anni dopo, mentre la sua Juve vinceva uno scudetto insperato: 5 maggio 2002, il crollo dell’Inter all’Olimpico".

A Palermo Zeman ha trovato la donna della sua vita, Chiara Perricone. "Vidi Chiara e capii subito di essere innamorato. Siamo insieme ancora adesso". Nel 1969 la prima esperienza da allenatore. Prima Cinisi, poi Bacigalupo. Il presidente era un certo Marcello Dell’Utri. "Andai a casa sua. Ricordo l’ascensore privato. Era già un uomo ricco. Capiva di calcio come Berlusconi: capiva il suo calcio, non quello dei suoi allenatori".

Dopo le esperienze con Carini, Misilmeri ed Esakalsa, Zeman passa alle giovanili del Palermo. E' il 1974. Rimane lì fino al 1983. "I campi erano in terra battuta - ricorda l'allenatore ceco - a ogni scivolata perdevi sangue, ora sono diventati campi nomadi. I tesserati erano due. Misi un annuncio sul giornale: cercasi calciatori. Si presentarono a decine. Presi tutti quelli che sapessero fare tre palleggi di fila". E là decolla la carriera di Zeman. "Gradoni, sacchi di sabbia, corse ripetute. In un torneo al Nord incontrammo Juve, Toro e Milan, dove giocava Paolo Maldini, e le battemmo tutte. Andavamo al doppio della loro velocità. Tuttosport scrisse: questo Palermo è una piccola Olanda".

Siamo nel cuore degli anni Ottanta. Dopo le giovanili del Palermo, Zeman fa il salto con i grandi. Arriva il Licata, il trampolino verso la prima esperienza di Foggia. "Il Licata era una Nazionale siciliana, tra loro parlavano tutti in dialetto. C’era pure Maurizio Schillaci, il cugino di Totò. Aveva più talento, ma gli mancava la testa: un bravo ragazzo dalle pessime frequentazioni. Quando mi rubavano l’autoradio mi rivolgevo a lui. Il giorno dopo me la riportavano". Prima che sbocciasse Zemanlandia a Foggia c'è stato il tempo per plasmare Totò Schillaci al Messina, in serie B. "Totò aveva un senso pazzesco del gol: ne fece 23, anche se quasi tutti in casa". Era la stagione che consegnò Schillaci alla Juventus e quindi alla gloria eterna di Italia '90. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Zeman, Palermo, la vita: "Pensavo di non poter stare lontano da Praga ma non avevo visto il mare di Mondello"

PalermoToday è in caricamento