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Di Donato e il 29 maggio 2004: "Palermo-Triestina? Qualcosa di incredibile"

L'ex centrocampista rosanero intervistato da PalermoToday ricorda la notte della promozione: "Quando abbiamo visto il pubblico nel riscaldamento abbiamo capito di aver già vinto"

Si legge Palermo-Triestina ed è inevitabile che i ricordi tornino immediatamente al 29 maggio del 2004, la lunga notte rosanero del ritorno in A dopo trentuno interminabili anni in un Barbera gremito in ogni ordine di posto pronto a festeggiare la cavalcata di quella squadra formidabile guidata da Francesco Guidolin. Le danze aperte da Luca Toni autore di una doppietta realizzata con quel colpo di testa che all’inizio si diceva essere un punto debole del suo gioco; la nota pepata del gol alabardato del futuro rosanero Mantovani; il guizzo finale di Emanuele Filippini che dà il via alla festa. Alla storia passa un 3-1 che regala a Palermo una notte indimenticabile la cui energia sarebbe rimasta tangibile anche a distanza di anni.

A guidare con la fascia di capitano al braccio quel Palermo che poteva contare sulla classe dei profeti di provincia come Zauli e Corini, sul talento di due futuri campioni del mondo come Grosso e Toni, sull’esperienza di Berti e dei gemelli Filippini ma anche sul mestiere di gente come Biava, Accardi, Mutarelli giusto per citarne alcuni, c’era Daniele Di Donato, che la rinascita rosanero l’aveva vissuta sin dalla Serie C, sempre lì nel mezzo, come il mediano cantato da Ligabue. L’attuale allenatore del Latina ripercorre le emozioni di quel momento: “Fu una settimana particolare - racconta a PalermoToday - sapevamo dell’importanza del momento ma sentivamo che ce l’avremmo fatta. Il resto l’ha fatta la cornice di pubblico: dalla partenza dall’hotel fino allo stadio si respirava un’aria diversa, un’aria importante. Quando siamo entrati a fare il riscaldamento lo stadio era già colmo: lì abbiamo capito di aver già vinto. La partita è stata una ciliegina ma noi abbiamo vinto prima: la preparazione alla gara, il Barbera così pieno, era veramente qualcosa di incredibile: la promozione è stata il giusto epilogo”.

“Quella di 18 anni fa fu l’ultimo Palermo-Triestina, uno scontro mai particolarmente ricorrente se non a metà degli anni ’30 e all’inizio degli anni ’50, fasi in cui entrambe le squadre erano habitué della Serie A. Da lì in poi pochissimi incontri, giusto 8 compreso il 29 maggio, disputati tutti in Serie B, spesso con situazioni di classifica divergenti. Una ragguardevole eccezione in tal senso fu la stagione 2002/2003 quando le due squadre lottarono per la A da outsider: il Palermo perché prima dell’arrivo di Zamparini sembrava destinato persino a fare una brutta fine; la Triestina in quanto neopromossa, seppur di blasone. I rosanero a fronte di una squadra di spessore stentavano; gli alabardati invece si assestarono in zona promozione. Lo scontro diretto del Barbera il 2 marzo 2003 per la Triestina quarta a 39 (vittoriosa 2-1 all’andata) è l’occasione per potersi consolidare ulteriormente in zona promozione: per il Palermo, fermo a centro gruppo a 30 punti e reduce dal terzo cambio in panchina con l’arrivo di Sonetti al posto di Arrigoni l’ultima spiaggia.

La partita, giocata in una bella giornata primaverile, è la classica sfida tesa, combattuta e brutta che può essere decisa solo da un episodio: a propiziarlo è Valentin Nastase, centrale difensivo rumeno col vezzo delle punizioni come il più illustre dei difensori del Palermo, che batte Pagotto con una bordata su palla inattiva. La vittoria per 1-0, la prima dell’era Sonetti, da il là alla furiosa rimonta del Palermo in quella stagione, chiusa senza gloria con lo “spareggio” contro il Lecce al Via del Mare: la Triestina invece comincia a perder colpi. Alla fine, arriveranno entrambe al quinto posto a quota 58 punti”.

Di Donato era in campo anche in quell’occasione, che diede un senso diverso ad una stagione che sarebbe stata parimenti fallimentare: ““Ricordo quella grande cavalcata nata dopo una cena di squadra - afferma - con il presidente: da lì partì una rincorsa che è stata propedeutica per i successi dell’anno dopo. Fu una risalita pazzesca: prima dell’arrivo di Sonetti eravamo decimi e poi siamo arrivati a giocarci la promozione a Lecce con uno stadio strapieno anche per il gemellaggio. Fu comunque una festa perché quando tornammo a Palermo i tifosi ci celebrarono nonostante avessimo perso: fummo accolti da striscioni ed applausi. Quella fu la base per il successo dell’anno dopo”.

Diciannove campionati dopo le due squadre tornano a contendersi un salto di livello stavolta in terza serie, in uno scontro inedito per la Serie C, reso possibile solamente dal format per i playoff adottato dalla Lega Pro. In chiusura Di Donato esprime le sue considerazioni in merito al doppio confronto: “La premessa è che i playoff sono sempre partite difficili a priori - conclude il tecnico del Latina - parliamo di due squadre forti. La Triestina è stata costruita per primeggiare nel suo girone, ha avuto delle difficoltà nel suo cammino ma alla fine ha raggiunto il suo obiettivo, che erano i playoff. Il Palermo è una squadra forte che con l’avvento di Baldini ha trovato quadratura ed equilibrio e oggi è una delle più quotate per andarsi a giocare la B. I rosanero hanno trovato in Brunori un riferimento davanti fondamentale e poi la differenza la sta facendo un po’ anche  il mister, che conosco bene, un allenatore meticoloso che riesce a ottenere il massimo da i giocatori. Il Palermo è una delle realtà forti di questi playoff: poi bisognerà vedere la storia di ogni singola partita”

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