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Di Mariano si presenta: "Io a Palermo grazie a Corini e non perché sono il nipote di Totò Schillaci"

Il fantasista palermitano, che avrà la maglia numero 10, descrive così le sue sensazioni da nuovo giocatore rosanero: "Essere qui per me è un onore, la responsabilità non si ha per il nome per lo scudetto che hai nella maglia, che è più importante"

Della campagna acquisti del Palermo è stato uno dei fiori all'occhiello: il Francesco Di Mariano che arriva in rosanero è un giocatore maturo e consapevole, che sa quello che vuole. Sulle spalle avrà la maglia numero 10, un numero che evoca mostri sacri della storia recente del Palermo; nel bagaglio di vita un percorso che lo ha consacrato come uno dei giocatori più talentuosi della cadetteria. La presenza di Corini, suo mentore ai tempi di Novara, è stata decisiva per l'approdo nella squadra della sua città natale; lo zio Totò Schillaci, l'eroe di Italia '90, è invece un legame su cui non cristallizzarsi: "Sono qui e mi sento responsabile, non perché sono suo nipote".

Nella conferenza stampa di presentazione Di Mariano ha spiegato le ragioni che lo hanno portato a Palermo: "Tanti pensano sia iniziata all'inizio del mercato - ha affermato - ma lì non c'era nulla di vero. Quando la proprietà ha cambiato allenatore si sono intensificati i contatti. Mi hanno contattato tanti altri club perché gia ero in uscita da Lecce ma la volontà mia e del mister era questa. Quando mi ha chiamato Corini ho sentito un entusiasmo particolare, questo gruppo l'anno scorso ha fatto qualcosa di grandioso. Sentire la positività da parte del mister, di Rinaudo e Zavagno ha fatto si che la trattativa si chiudesse positivamente. Venire qua a Palermo da palermitano e far parte di questa rinascita è fantastico".

Il fantasista palermitano ha dato anche la sua chiave lettura in merito al momento difficile della squadra: "Questo è il mio settimo anno di B ne ho passate tante - ha spiegato - siamo all'inizio, è un Palermo nuovo che sta crescendo. Ci sono 14 giocatori nuovi, stiamo cercando di trovare coesione e identità, ci vuole del tempo. E non è una frase fatta: la cosa importante è rimanere positivi e cercare di lavorare sugli errori. Non possiamo pensare a quello che è successo ma dobbiamo reagire, guardare i lati positivi e lavorare. L'unica strada che conosco è il lavoro e bisogna crederci. Se non ci si crede non serve a niente".

Di Mariano ha poi parlato delle sue emozioni e di cosa significhi per lui vestire la numero 10 rosanero: "Il debutto al Barbera un’emozione che non pensavo di vivere - ha raccontato - qualcosa di veramente forte. Stare in campo con la maglia rosanero da palermitano davanti alla mia gente è stato incredibile. Essere qui per me è un onore. Sul numero penso che responsabilità non la si deve avere per il nome o per il numero che porti dietro, ma per lo scudetto che abbiamo davanti la maglia che è più importante. La responsabilità la dobbiamo avere tutti, chiunque, che sia palermitano o di Bolzano, indossi questa maglia ha una responsabilità".

Di Mariano nel parlare del rapporto con lo zio ha ribadito di volere scrivere la sua storia al di là del legame illustre: "Sono andato via molto piccolo da qua - ha detto - sono cresciuto nella sua scuola calcio ma ho vissuto poco il rapporto con mio zio. Io sono qui a Palermo e mi sento responsabile perché sono Francesco Di Mariano, non perché sono il nipote di Schillaci"

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