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Palermo in finale playoff, Baldini: “Era nel destino, sapevo che sarei tornato qui grazie a Santa Rosalia"

Il tecnico di Massa dopo la vittoria sulla Feralpisalò definisce eroi coraggiosi i suoi giocatori e ribadisce: "Ora portiamo il nostro popolo in Serie B". Massolo: "Ora viene il bello, ci giochiamo tutto"

Soddisfazione e consapevolezza ma anche spiritualità e valori: è un sistema quanto mai complesso quello espresso da Silvio Baldini dopo la vittoria contro la Feralpisalò, la prima interna di questi playoff, che regala al Palermo la finale contro il Padova per l?accesso alla B. L?allenatore di Massa ha analizzato il cammino compiuto dai suoi giocatori come anche quel viaggio personale che lo ha visto tornare protagonista in rosanero a 18 anni da quell?esonero.

Il tecnico rosanero nel parlare della partita si è soffermato sul percorso della squadra, sottolineando come il coraggio abbia trasformato i giocatori in beniamini agli occhi del pubblico: "Dobbiamo far valere e avere dentro di noi questo spirito - ha spiegato - questa voglia di non arrendersi mai.  Ho detto ai ragazzi che le trentacinquemila persone che sono venute non lo hanno fatto solo per la finale a portata di mano ma perché vedono un gruppo di ragazzi trasformarsi in eroi perché nessuno pensava che potessimo fare questo percorso con un cammino così netto. Gli eroi hanno il coraggio, noi non abbiamo gestito ma abbiamo fatto le cose com'era giusto farle. Sono contento che i miei giocatori stasera andranno a dormire e possano dire ai loro parenti di aver provato qualcosa di indescrivibile e questo qualcosa io lo voglio sentire concretizzato, portando il nostro popolo in Serie B, quello in cui nessuno avrebbe creduto per come si erano messe le cose".

Baldini spiega come oltre al coraggio, la chiave di volta per il suo Palermo è stata e dovrà essere ancora la speranza: "Ai miei ragazzi ho raccontato una storia - ha affermato - quella di un mercante libanese che ho conosciuto a Massa. Mi raccontò che era talmente povero che da mangiare aveva solo un limone per non sentire i morsi della fame. Un giorno decise che quel limone sarebbe stata la base e cominciò a fare limonate, guadagnandosi il pane. Pian piano ha scoperto che con il marmo si potevano fare affari, è venuto a Carrara, ha imparato cosa è il marmo e oggi è un uomo ricchissimo. Lo è diventato perché si è appellato alla speranza, che è una cosa in cui devi credere, specie chi parte svantaggiato rispetto agli altri. Noi lo eravamo ma non perché non siamo forti ma perché le condizioni che si creano quando le cose vanno male ti fanno sentire un asino quando non lo sei. Giorno per giorno con sofferenza siamo arrivati a questa finale e come diceva Nereo Rocco le finali non si giocano ma si vincono pur sapendo che l?avversario vorrà la stessa cosa. Noi cercheremo questa vittoria con la speranza che avevamo quando tutti facevano fatica a credere che saremmo arrivati".

Nel guardare invece alla sua storia personale con il Palermo, cominciata 18 anni fa, l?allenatore massese spiega come tutto questo sia espressione del destino e del legame spirituale con la piazza e la sua patrona: "Io non sono amante di niente - ha osservato - sono solo realista ed esprimo me stesso. La mia esperienza di vita è questa: parto dalla fede e arrivo a tutto. Se oggi sono a Palermo e gioco questa finale è perché per tutti i 18 anni che sono venuto a Santa Rosalia sentivo che sarei ritornato e se sono in finale è grazie al destino. Io credo nel destino, inteso come credere in quello che fai e in ciò che ami, per me ad esempio è la mia famiglia. Per nutrirla di certi valori mi ha aiutato la mia fede. Mi sembrava impossibile dopo 18 anni tornare qui ma invece è accaduto. Non sono superstizioso, io so che attraverso l'espressione dei propri sentimenti si riesce a trasmettere cos'è l'amicizia, l?amore verso un figlio, il rispetto per chi ha bisogno. Queste cose cerco di portarle nel mio lavoro, e credo che se sono qua dopo 18 anni è anche grazie a Santa Rosalia, perché in questi anni che sono andata a trovarla soltanto lei sa cosa di cosa parlavo".

Massolo: "A Palermo sto da dio, il futuro lo vedremo dopo"

Sollecitato soprattutto nei primi minuti di gioco il portiere spezzino ha confermato ancora una volta di essere una certezza del Palermo formato playoff. Il numero 12 rosanero ha spiegato il valore assunto dal traguardo raggiunto: "Per noi questo è un sogno - ha affermato - arrivare ad una finale dopo un?annata tosta e in un girone dove tutte le squadre sono tutte forti e spigolose ci avremo messo la firma. Ora viene il bello e ci giochiamo tutto: staff, tifosi e città ci mettono il cuore e se lo meriterebbero".

Massolo ha spiegato anche quelle che sono state le sue difficoltà in una stagione che lo ha visto partire in sordina: "Purtroppo per un portiere non giocare non è facile - ha spiegato - quando entri devi farti trovare pronto specialmente in una piazza come Palermo, dove c?è tanto affetto ma se non riesci a dimostrare diventa tosta. Per ora sta andando bene spero di continuare così".

In merito al suo futuro anche in relazione ad una possibile promozione il portiere del Palermo ha così risposto: "Intanto dobbiamo arrivarci in B, adesso abbiamo una partita fondamentale e difficile, dobbiamo dare il meglio di noi stessi e poi faremo tutte le valutazioni del caso. Resta il fatto che io a Palermo sto da Dio".

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