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Palermo, il derby, Bombardini: "A Catania ci rubarono le magliette, giocammo con lo scotch sulle divise d'allenamento"

L'ex numero 7 rosanero, tra i protagonisti della cavalcata in B nella stagione 2000/2001, ricorda le sfide con gli etnei: "Erano qualcosa di incredibile, la partita cominciava già a inizio settimana, esultare con loro dopo il gol al Cibali fu un'emozione unica. Ora i rosanero devono credere alla promozione"

Esterno mancino dal dribbling implacabile, Davide Bombardini fu una delle grandi firme del Palermo all’alba del ventunesimo secolo nonché uno dei trascinatori della squadra nell’epica stagione 2000/2001, che vide i rosanero andare in B al termine di un campionato dal finale rocambolesco. Il centrocampista nativo di Faenza (in rosanero dal 1999 al 2002 in tre stagioni tra B e C con 104 presenze e 19 gol) nelle ore che precedono il derby ricorda quel campionato e soprattutto i due incroci contro il Catania: precedenti che restano nella memoria al di là degli auspici riferiti al presente.

In prima battuta “Bomba” ricorda il derby d’andata, giocato nell’allora Favorita e vinto con un perentorio 5-1 (frutto delle doppiette di Cappoli ed Elia e della rete di La Grotteria con gol etneo dell’ex rosanero Cicconi) in cui servì tre assist, sottolineando il clima di grande emozione che permeava l’ambiente: “Il derby incominciò già a inizio settimana - racconta a PalermoToday - il mercoledì e il giovedì ricordo che andai ai club dai tifosi che volevano starci vicino, farci sentire, darci la loro carica. I ragazzi ci chiedevano di vincere questo derby, di fare loro questo regalo. Già il mio derby e il nostro derby, era cominciato lì, avevamo una carica straordinaria e non vedevamo l’ora di scendere in campo. Sapevo già che i tifosi avrebbero preparato una bella coreografia, che lo stadio sarebbe stato pieno: poi si giocava in notturna sera e io amo giocare la sera. La partita si mise subito bene perché siamo partiti a duemila tenendo il campo novanta minuti: siamo stati senza dubbio più forti”.

Diverso nel risultato, ma non per questo finito nell’anonimato, fu invece la sfida di ritorno del Cibali. In quella sfida, finita 1-1, Bombardini segnò il gol del provvisorio vantaggio prima di farsi espellere, con il dodicesimo Aprile che parò un rigore ad Ambrosi prima di arrendersi al diagonale di Apa. L’esterno faentino ricorda quella partita giocata con una tenuta particolare: “Anche per il ritorno ero carichissimo - spiega - mi piaceva l’idea di giocare in uno stadio sempre pieno come il Cibali e vincere a casa degli altri. Quell’anno lì ci rubarono le magliette e ce ne accorgemmo prima di andare allo stadio: giocammo con le divise d’allenamento con lo scotch apposto sopra, una cosa che se uno ci pensa oggi è impossibile ma che ai tempi poteva succedere. Durante la partita ricordo che sulla punizione dissi a Cappioli di toccarmela che tiravo, visto che l’area era piena magari succedeva qualcosa: infatti la palla passò in mezzo alle gambe e si è insaccata. Esultai verso il settore ospiti che era pieno: fu una soddisfazione ancora più grande perché segnare davanti ai nostri tifosi che erano venuti lì in massa era qualcosa di incredibile”.

I derby furono due tappe importanti di un percorso particolare che vide il Palermo arrivare in B in un finale thrilling dove tutto sembrava compromesso a dispetto della tradizione negativa dei rosanero nelle sfide decisive: “Quell’annata fu veramente straordinaria - afferma - anche se nel corso del campionato abbiamo sperperato il vantaggio che avevamo, siamo stati primi tutto l’anno dimostrando la nostra forza. Nell’ultimo mese abbiamo rischiato veramente grosso: i risultati non venivano, il Messina girava a mille e ci ha preso. Siamo arrivati all’ultima di campionato a pari punti che eravamo spacciati: io non ci credevo più e mi ero già rassegnato ai play-off: il Messina stava giocando bene, era moralmente a duemila, andava a giocare contro l’Avellino, che per altro è una tifoseria con loro gemellata, le mie speranze si erano ridotte. Invece poi ci sono stati quei tre minuti che sono impossibili da cancellare per chi c’era come per me: una stagione, un anno di lavoro, emozioni e di vita in tre minuti che sono stati veramente incredibili”.

Tre minuti che Bombardini ripercorre, quasi tutto d’un fiato, nella loro epicità: “Dhe Torino avesse sbagliato il rigore - ricorda - l’ho saputo un’ora e mezza dopo quando è finita la festa.. Al 90’ sentivo il silenzio allo stadio e mi chiedevo cosa fosse successo: c’era il rigore ma io non lo sapevo. Io per altro giocavo dal lato opposto alle panchine, io guardavo le persone con le radioline per capire cosa tesse succedendo. Lo stadio era ammutolito e ho pensato che avessero segnato come mi aspettavo. Dagli spalti si sentiva un rumore che diventava sempre più grande, chiesi cosa fosse successo e mi dissero che era ancora 0-0. Passa un altro minuto, si sente un boato ancora più grande, a quel punto ho chiesto cosa è successo e ho visto che aveva segnato l’Avellino. Ho chiesto a chi c’era intorno e mi hanno detto 1-0: a quel punto ho pensato ‘Cazzo siamo in Serie B’. Poi il terzo boato arrivato dopo il fischio di Avellino-Messina. Quando sono tornato negli spogliatoi, ci ho pensato….vincere un campionato che avevamo perso negli ultimi tre minuti…un finale così capita una volta ogni non si sa quanto. Qualcosa di incredibile”.

A quasi ventuno anni di distanza da quei momenti e dopo tanta acqua passata sotto i ponti il Palermo è come allora in Serie C, con ambizioni omologhe a quelle che aveva nel 2000/2001 ma in una situazione diversa per tanti motivi. Bombardini  spiega quali siano le differenze tra il suo Palermo e quello attuale sottolineando come anche questa squadra possa comunque arrivare alla promozione: “Noi avevamo una squadra costruita per vincere ed eravamo i più forti - dice - c’erano grandi aspettative e a questo punto della stagione a dicembre  ventuno anni fa avevamo un grande margine di vantaggio con la gente che già parlava della Serie B. Oggi il Palermo è un’ottima squadra ma non è la più forte visto che c’è il Bari: se si deve fare il paragone noi eravamo il Bari di oggi. Il calcio però non è una scienza esatta: come il Messina ci ha recuperato 10 punti può farlo il Palermo perché no. Parliamo di due piazze importanti: sicuramente può essere decisivo il mercato di gennaio. Cinque punti non sono pochi ma non sono neanche tanti: c’è lo scontro diretto, che se lo vinci ti porta a sole due lunghezze e c’è il girone di ritorno. C’è tanto da giocare e non siamo entrati nel vivo del campionato: le premesse però ci sono e io se fossi nel Palermo ci crederei anche se vincere un campionato non è facile”.

In chiusura l’ex numero 7 rosanero esprime le sue sensazioni sulla partita di domenica partendo dalle situazioni delle due squadre: “Il fatto che loro abbiano dei problemi sposta il giusto visto che il derby è sempre una partita a parte. Certe cose extracalcistiche anzi possono persino aiutare a compattare le squadre: i problemi societari alle volte aiutano a dare qualcosa in più. I tifosi caricheranno le loro squadre. Il Catania è una squadra che sta facendo il suo campionato, è a metà classifica senza problemi di graduatoria che da perdere ha poco: il Palermo sta rincorrendo il primo posto e vuole rimanere lì in scia; quindi, i rosanero hanno un po’ di pressione più. Lo svantaggio può essere quello ma parliamo sempre del Palermo, che è la squadra più forte e non deve temere certe situazioni: deve andare a giocare come sa. Certo comunque è che per tanti motivi non sono più i derby di una volta: ai miei tempi c’era una maggiore carica durante la settimana e un sentimento molto forte attorno alla sfida”.

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