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Studiare i fondali siciliani per conoscere terremoti e tsunami

Il progetto "Geodinamica Attiva" di ISMAR-CNR Bologna in collaborazione con diverse Università tra le quali Messina e Catania, ha come obiettivo di conoscere le faglie sottomarine, responsabili dei terremoti.

Dal 16 al 18 settembre prossimo sarà presentato a Pisa durante il Geoitalia 2013, un progetto per lo studio delle faglie sottomarine attive in Sicilia tra la costa orientale e la Calabria. Il progetto PRIN chiamato “Geodinamica Attiva” attivato in collaborazione con Carmelo Monaco dell’Università di Catania, con ISMAR-CNR Bologna, con l'Università di Messina, con l'Università di Roma Tre e l’Università di Parma ha come obiettivo quello di quantificare le deformazioni recenti avute sui fondali e determinare quali e quanti sono gli elementi di pericolosità geologica lungo le coste dell’Italia meridionale. I rilievi saranno effettuati dalla nave N/R CNR Urania.

Alina Polonia, dell'ISMAR CNR di Bologna, ha affermato ad Adnkronos, che :” L’obiettivo è quello di dare risposte ed alcune domande come quella relativa alle faglie attive nello stretto di Messina che potrebbero essere responsabili dei maggiori terremoti italiani”. Alcuni carotaggi sono già stati svolti lungo l’Arco Calabro sottomarino a 4000 m di profondità, scoprendo depositi sedimentari legati ai terremoti risalenti al 1908, 1693, 1169. Su questi campioni verranno applicati dei metodi di studio che hanno già permesso di studiare gli effetti che i maggiori terremoti italiani hanno comportato sui fondali marini. Questo studio era già stato applicato per capire gli effetti del più devastante terremoto mediterraneo storicamente conosciuto, ovvero quello del 356 d.C. di Creta. Quel terremoto di oltre 8 gradi di magnitudo, provocò uno tsunami in tutto il Mar Mediterraneo, con uno strato sedimentoso sottomarino di oltre 25 metri. Questo evento dimostra come non sia vero che nel Mare Nostrum non possano verificarsi tsunami, e che quindi devono essere svolti studi ancora più approfonditi sulle strutture tettoniche sottomarine.

Lo studio dei fondali siciliani orientali, l'area vulcanica più attiva di tutto il continente, permetterà di conoscere elementi fondamentali su terremoti e tsunami, sperando che questi eventi non capitino mai più.

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