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Dal rapporto Ispra sulla mappatura dei siti pericolosi 71 sono in Sicilia

Sono 1142 in tutta Italia i siti definiti "potenzialmente pericolosi" dal rapporto di Ispra e Ministero dell'Ambiente, che li hanno mappati. In Sicilia ce ne sono 71, a Palermo 11

Molto spesso ci capita di pensare se quelle industrie enormi, o quei depositi che incontriamo per strada possano essere pericolosi per la salute dei cittadini e per il territorio. Da anni la CEE prima e l'Unione Europea dopo si sono attivate per legiferare in maniera importante su questa tematica. L’Ispra  - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale- , a tal proposito, ha presentato il rapporto  “Mappatura dei pericoli di incidente rilevante in Italia 2013” in collaborazione con il Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del Mare. Il documento cerca di far luce su quali siano le industrie potenzialmente pericolose per i cittadini e i territori nei quali sono ubicati.

Questa mappatura è figlia della direttiva europea, conosciuta come Seveso, che venne emanata dalla CEE nel 1982 per fronteggiare pericoli di eventuali incidenti industriali per il territorio. Infatti la direttiva ampliò enormemente il raggio di azione dell’intervento degli Stati membri, portando l’attenzione anche sulla tutela per le popolazioni e i luoghi che potevano essere potenzialmente minacciati da un incidente industriale, mentre tutte le normative fino allora esistenti si curavano essenzialmente della tutela dei lavoratori. Il nome stesso Seveso non è casuale. Fu infatti sui cieli di questa piccola cittadina della Brianza che nel luglio del 1976 una fuoriuscita di diossina (TCDD), dall’azienda ICMESA nel territorio di Meda, generò una nube tossica andò a posizionarsi per l’appunto su Seveso. In quell’occasione circa 240 persone furono colpite da cloracne, una dermatite portata dall’esposizione al cloro, che provocò nelle vittime lesioni e cisti sebacee.

 Negli anni le direttive “Seveso”, furono ampliate ed estese dal 1999 in poi, fino all’ultima modifica approvata nell’estate scorsa e che entrerà in vigore dal 2015, con le quali si definiscono come siano individuati quei siti industriali potenzialmente pericolosi per la comunità. Elemento caratterizzante è che dato dalla presenza nel sito di sostanze, o categorie di sostanze, potenzialmente pericolose, in quantità tali da superare determinate soglie (sostanze tossiche, infiammabili, esplosive, comburenti).

Si è giunti quindi ad una mappatura del territorio dove sono presenti industrie, stabilimenti e depositi che presentano caratteristiche di “potenziale pericolo” ,  già inserite nell’ “Inventario Nazionale Seveso” stilato dal Ministero dell’Ambiente.

 Milano è la provincia che a livello nazionale presenta il più alto numero di questi siti, sono ben 69, seguita da Bergamo con 48 e Brescia 45. La situazione in Sicilia presenta 71 siti localizzati come pericolosi. Di questi 11 si trovano a Palermo, mentre la provincia isolana che ne ha di più è Siracusa dove ne sono stati mappati 17. Nelle altre province ce ne sono: 3 a Agrigento, 5 a Caltanissetta, 13 a Catania, 1 a Enna, 5 a Messina, 11 a Ragusa e 5 a Trapani. Tra quelli palermitani: 4 sono ubicati a Carini, 1 a Misilimeri, 1 a Partinico, 1 a Santa Cristina Gela, 1 a Ventimiglia di Sicilia, 2 a Palermo e 1 a Termini Imerese coprendo una percentuale del 8,5% rispetto a tutti i comuni della provincia che sono 82. I siti sono di varia tipologia vanno dai depositi di olii minerali alle centrali termoelettriche, dai depositi di gas liquefatti a industrie di distillazione o depositi di esplosivi.

Tutti questi siti, è bene sottolinearlo, sono perfettamente funzionanti e non hanno problematiche particolari, la mappatura, infatti, segnala solo quei siti potenzialmente pericolosi per i loro territori.

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