Sicilia Bedda... "Vi racconto la storia di un posto che sta perdendo il suo futuro"
Riceviamo e pubblichiamo
Vi racconto la storia di un posto che sta perdendo il suo futuro, e un ragazzo dopo l’altro: la chiamano “strage generazione”. In un’ isola di poeti e poetici paesaggi, terra di eroi nella lotta contro la criminalità e l’inciviltà. Un luogo magico, dove il sole e il mare hanno ispirato numerosi poeti ed è inutile aggiungere che rimani letteralmente incantato e ti lasci andare ad un attaccamento che neanche a chilometri di distanza potrà mai essere sciolto. Unica per la sua storia, per l’arte e per i suoi prodotti, a volte anche invidiata, ma vittima di siciliani in fuga per mancanza di crescita. Partono in cerca di lavoro e meritocrazia (la maggior parte in giovane età) e ogni anno è come se una cittadina si svuotasse, trasferendosi a Nord o all’estero, lasciando la splendida isola nelle mani di “vecchi dinosauri”. Diplomati e laureati , il meglio delle nuove generazioni alle quali dovremmo affidare le possibilità di sviluppo, dopo esser stati educati e formati in Sicilia, con grandi sacrifici per le famiglie, affidano le speranze di lavoro all'emigrazione senza ritorno.
Sembra ormai prevalere un'irrimediabile percezione della decrescita che tracima in una vera e propria frattura del sistema del diritti di cittadinanza. Molti farebbero carte false per tornare a casa, attratti da quel certo non so che è l'aria di casa. Alcuni lo hanno già fatto, dopo avere affrontato sacrifici e incognite in Paesi lontani. Ma forse bisognerebbe ripartire, dalla costruzione di un progetto che non faccia dei giovani siciliani i nuovi emigrati, che renda la scelta di studiare fuori una legittima opzione per acquisire competenze su cui poi potere investire qui e non una scorciatoia per sfuggire alla condanna del precariato, al compromesso dell’ambizione al ribasso. Oggi, più che mai, rimbombano le parole del saggista Bertolt Brecht che citava: “Fortunato quel popolo che non ha bisogno di emigrati per sentirsi vivo".