Passeggiando in via della Libertà tra una natura sofferente
Alla fine dell'Ottocento anche Palermo ebbe il suo Expo, l'Esposizione Nazionale, la cui sede provvisoria fu posta all'inizio del Viale della Libertà, fino ad allora zona periferica della città. Da quel momento iniziò ad essere lottizzata con villette realizzate dai più prestigiosi architetti dell'epoca, fra i quali Ernesto Basile. Il magnifico viale, lungo due chilometri e mezzo, fu chiamato via della Libertà, insieme alla "statua" che porta lo stesso nome, in ricordo della caduta dei Borbone dopo la rivoluzione di Palermo nel 1848, che depose Ferdinando IV, e fu solennemente inaugurato nel 1910, in occasione del 50^ anniversario dell'unità d'Italia. Con l'urbanizzazione la strada, che si estendeva fuori dalle mura del centro storico, divenne ben presto la più elegante ed esclusiva della città, tanto da essere definita da Richard Wagner gli "Champs Elysees" della Sicilia. Questo viale che fuse il centro storico con il parco della Favorita venne abbellita, nel 1892, con la piantumazione di ben 600 platani, disposti in doppio filare.
I platani, maestosi e ben dimensionati per una via affiancata da basse villette, divennero sproporzionati quando queste bellissime ville furono abbattute negli anni 70 (il famoso "sacco di Palermo") e sostituite da anonimi palazzoni a più piani. I platani centenari sono stati attaccati da oidio, detto anche mal bianco, poi dalle termiti che ne hanno cariato il legno, ed poi anche dalle larve di zeuzera pyrina che hanno scavato lunghe gallerie nei rami. Questo, insieme alla sofferenza delle piante dovuta allo smog di una zona dal traffico molto intenso, ha fatto sì che moltissime piante fossero abbattute per motivi di sicurezza, privando la città, di una nobile e splendida cornice, sopravvissuta all'abbattimento delle ville liberty. Quei platani distrutti dal cancro e dall'indifferenza delle istituzioni, che nulla fecero all'epoca per curarli, hanno su di noi l'effetto di un evento luttuoso.
I pochi alberi che sono stati ripiantumati risultano oggi abbandonati a se stessi, come documentano le immagini. I tronchi ancora deboli sono sostenuti addirittura da pietre legate con lo spago, altri pendono paurosamente, mentre quelli posti all'altezza del numero civico 167, residenza del nostro Presidente della Repubblica, hanno bisogno di una potatura per eliminare i rami bassi. Tutti soffrono la sete perché, nonostante le richieste avanzate all'Assessorato Ville e Giardini, nessuna autobotte provvede all'innaffiatura di questi platani che, com'è noto, crescono bene dove c'è l'acqua. E come non notare le aiuole vuote, o con i basamenti divelti. Tutto parla di abbandono, trascuratezza, indifferenza. Tutto questo ha trasformato un maestoso viale in una quasi anonima strada cittadina, ed ha portato alla decadenza l'intera nostra città, una volta magnifica, ed oggi deturpata da profonde ferite che difficilmente potranno essere curate in tempi brevi. Il silenzio dei nostri amministratori si fa sempre più inquietante.