Parte il progetto PuliAmo tra Partanna e Mondello
Dopo essere o non essere a Palermo scoppia il dilemma fare o parlare. È meglio, ad esempio, lamentarsi su come il servizio pubblico non riesce a coprire l’opera di spazzamento di tutte le vie di Partanna Mondello, oppure si prova a fare qualcosa? Alessandro Di Girolamo non ha dubbi: “Sono stanco di lamentarmi della sporcizia che sovrasta il mio quartiere. Stanco di sentire solo lamentele. Proviamo a rimboccarci le maniche e vediamo se il fare darà più risultati del parlare”. Ma per capire meglio la vicenda dobbiamo fare un passo indietro, un passo nemmeno tanto lungo. Tre settimane fa, infatti, nasceva un’idea: occupare una parte del proprio tempo, per incontrarsi tra amici e pulire i marciapiedi, le aiuole e gli spazi pubblici di aggregazione. Niente ricerca di chi “DEVE” farlo perché ha il reddito di cittadinanza o di disoccupati che vogliono farsi vedere impegnati, né tantomeno gente in cerca di visibilità. Semplicemente cittadini, socialmente attivi, che vogliono smettere di lamentarsi per dedicarsi al proprio quartiere in maniera attiva. L’iniziativa ha avuto un successo immediato e sta cominciando a dare dei risultati così visibili da aver attirato la mia curiosità. Sono andato quindi a intervistare l’ideatore di questo progetto, chiamato PuliAmo, Alessandro Di Girolamo.
D: da chi e perché nasce questa iniziativa?
R: l’iniziativa è partita da me, ma ho coinvolto subito il mio fraterno amico Enzo Inguglia, perché è una persona con la quale ho un’intesa particolare e spesso le nostre idee, messe insieme, fioriscono. Un po’ come se uno mette il seme e un altro la terra. Perché nasce? Perché sono veramente stanco di vedere il mio quartiere costantemente pieno di cartacce, cicche di sigarette, bottiglie e tutto il repertorio di nettezza che purtroppo invade tutti i marciapiedi quotidianamente. Sinceramente non è questo degrado che vorrei lasciare ai miei figli.
D: da quanto tempo è attivo il progetto?
R: questo progetto è partito circa tre settimane fa.
D: quanti eravate inizialmente e quanti siete ora?
R: siamo partiti in due e subito siamo riusciti a coinvolgere altre due persone. Ci siamo impegnati a cercare una persona ciascuno e la settimana dopo eravamo in otto. Poi hanno cominciato ad unirsi a noi anche delle mamme, felici di dare un buon esempio ai loro figli. Oggi siamo in tredici. Siamo un gruppo di amici che pulisce ciò che ama veramente. Con i fatti non con le parole. E poi ci si diverte. C’è la chiacchierata, il caffè, insomma è anche un momento di convivialità e soprattutto di socializzazione. Sono allo studio delle mezze giornate dedicate per le famiglie, perché se non si lavora sui bambini, che sono il futuro, tutto diventa momentaneo e senza prospettive.
D: ci sono dei luoghi o delle vie alle quali date priorità?
R: inizialmente avevamo pensato di pulire le vie principali. Poi ci siamo accorti che in un paio d’ore avevamo già ripulito le strade che ci eravamo dati come obiettivo e quindi siamo passati alle varie traverse. In questi ultimi incontri, in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, l’attenzione si è spostata alle strade vicine ai plessi delle elementari.
D: penso che le persone del quartiere non possono che essere contente di questa iniziativa, ma mi chiedo: c’è chi critica?
R: devo dire che, con nostro stupore, sono più le critiche che i complimenti. Il problema è sempre la mentalità. Facile stare al balcone è dire “non è competenza mia”. Per carità pensiero condivisibile. Paghiamo le tasse per avere un servizio che purtroppo latita, ma se probabilmente cominciamo a pulire noi, forse cominciamo a sporcare anche meno e chi lo sa … si innesca un circolo virtuoso che piano piano ripulisce il quartiere. Perché comunque, vero è, che il servizio di spazzamento è assente e completamente insufficiente, ma il cittadino sporca in maniera indegna.
D: cosa pensi di quei cittadini che dicono di amare Palermo, magari sono i primi a difenderla dalle critiche, però poi sporcano buttando di tutto a terra?
R: io penso che non amano affatto Palermo. Vivono la loro vita guardando solo al proprio giardino e basta. Chi non si prende cura della propria città, non si può dichiarare un amante. Io non mi sento perfetto ma sto tentando di cambiare ottica e soprattutto mentalità nell’approccio al problema. E poi abbiamo in cantiere tanti progetti per educare il cittadino al rispetto di quello che fondamentalmente è anche suo.
D: a proposito di questo. Perché prima si rispettava di più il pubblico mentre oggi no?
R: io penso che la risposta sia nel cambiamento del modo di vivere gli spazi pubblici. I nostri nonni, la sera, si mettevano fuori la porta con le sedie per parlare, socializzare e condividere. Si potrebbe dire che il marciapiede era il facebook di oggi. Quindi erano loro stessi che tenevano pulito e ci tenevano moltissimo. Il marciapiede era come un prolungamento della loro proprietà privata. Oggi stiamo tutti chiusi in casa, con il marciapiede che non è più di nessuno.
D: infine, come fare per entrare in questo splendido gruppo e diventare protagonista di un cambiamento?
R: per il momento il solo modo è quello di cercarmi su facebook Alessandro Di Girolamo e chiedere di essere aggiunti nelle giornate nelle quali ci incontriamo.
Cosa aggiungere? La chiacchierata con Alessandro è stata interessante e ricca di spunti di riflessione. Andrò pure io a passare un paio d’ore con gli amici di PuliAmo. Oltre a rendere il mio quartiere più pulito, conoscerò nuovi amici, come Enzo Inguglia, Francesco Camarda, Marco Elice, Giuseppe Girgenti, solo per citarne qualcuno, e mi divertirò socializzando. Di seguito il link dell’amico Alessandro Di Girolamo. Vi aspettiAmo a PuliAmo. https://www.facebook.com/alessandro.d.girolamo1