L’impossibile dialogo con Palermo, la città dalla quale tutti scappano
Riceviamo e pubblichiamo:
Lo dico quasi con le lacrime agli occhi, ma lo dico. Palermo è una città invivibile….si, si tratta di una semplice parola di cinque sillabe, ma che pesa come un macigno, perché indica una strada senza uscita, un vicolo. Negli ultimi dodici anni oltre 30.000 palermitani sono emigrati, per non dire scappati via, da una città che non offre lavoro (due uomini su tre lavorano e solo una donna su quattro), attività culturali, svaghi, servizi. Guardate che non è poco: per intenderci si tratterebbe, se volessimo usare una metafora quantitativa, dello Stadio Barbera al completo e anche di più. Quasi il 5% della popolazione! Tra le città d'Italia è quella che ha subito la diaspora maggiore.
E questo lo dicono l'Istat e la Svimez, mica radisocarpa! Sporca, caotica, incivile fino alla nausea ed, ultimamente, anche violenta e cattiva, con un aumento dei reati contro la persona e il patrimonio (furti, rapine, scippi e aggressioni) di oltre il 50%. Dove la micro e macro illegalità sono diffuse, anzi, sono ormai la normalità, tollerate e quasi accettate. Dove il senso civico manca del tutto, tra tutti, nessuno se ne può tirare fuori: parcheggi selvaggi, abusivismo, clandestinità, maleducazione. Dove i nuovi arrivati, gli immigrati, hanno appreso subito il peggio della palermitanitudine. Potrei continuare all'infinito, ma non voglio ricordare i dolori della città che amo e che fu, come recita il vecchiaccio di Villa Giulia, morso al seno da una vipera, Augusta, Prudente e Fedele.
Non ci resta che il passato, la storia scintillante, come una bella donna, ormai decrepita e consunta, si proprio consunta come se fosse tubercolotica, che mostra civettuosamente le foto della sua passata giovinezza. E civetteria, eredità mal gestita, sembrano ormai le cupole di S. Giovanni degli Eremiti dissacrate dai rapinatori, la Zisa, il Cassaro, la Cuba, il crogiuolo di razze e la stele quadrilingue scritta dal prete Chrysanthos in memoria della madre, Mondello con Porta Felice….ché di felice qui a Palermo c'è ben poco. Ma se state leggendo questo articolo, e lo avete masticato seppur amaramente fino in fondo, vuol dire che un barlume di speranza, o per lo meno di rabbia, contro questo lento morire, lo possedete anche voi, come me. Non molliamo Palermo, forse, il nostro domani verrà!
Igor Gelarda, Segretario Regionale Sindacato di Polizia Consap