"Novecento, secolo breve": all'Ascione incontro con il giornalista Mario Azzolini
Settant'anni di relativa pace hanno caratterizzato l'Europa fino a oggi, quando "possiamo vedere in diretta guerre e conflitti in corso". Una delle tante contraddizioni del nostro tempo che sembra non volere "trarre insegnamento dai propri errori per costruire un futuro diverso". Ipocrisia storica talora, come il delicato "equilibrio del terrore" da guerra fredda, fondato più sulla paura del nucleare e dello sterminio totale, che volto alla ricerca di laboriose risoluzioni delle tensioni politiche, militari e ideologiche dei due blocchi contrapposti.
Un secolo "breve" - per dirla alla Hobsbawm - e troppo recente per non lasciare ferite profonde nel "vecchio continente" e non solo: due conflitti mondiali, fra il primo e il secondo una violenta pandemia, la spagnola, che fece 50 milioni di morti, dittature e totalitarismi, odio razziale, deportazioni e stermini di massa, processi migratori, tracolli finanziari, "pesantezza e gravità" del dopoguerra, nuove geografie da ridisegnare. E' stato questo il tema dell'incontro-dibattito "Novecento, secolo breve. Guerre, dittature, democrazie e mondo nuovo", tenuto questa mattina all'Istituto Ascione dal giornalista Rai Mario Azzolini.
Passato e presente, ritratti dettagliati o appena accennati, citazioni letterarie e cinematografiche, voci libere e di coraggioso dissenso, come quella di Montanelli, storie di donne e giornalismo animate dalla ricerca della verità, Gerda Taro per citarne una, morta a soli 26 anni, episodi poco noti ma non per questo privi di fascino evocativo, come il jazz mandato finalmente in onda dalla controcorrente Radio Palermo, dopo anni di censura e divieti. In una vivace e nitida sequenza di scatti, la storia "che" secondo Marx, "si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa", è divenuta presente, consegnandosi alla memoria dei giovani studenti, rapiti e attenti, in un piacevole gioco narrativo di richiami e risonanze.