Guadagnare sfruttando il proprio corpo, storia di una giovane madre a Palermo
Riceviamo e pubblichiamo:
Questa è la storia di Ilaria. Ilaria mi racconta la sua storia perchè ha bisogno di aiuto, mi contatta perchè amministro una pagina di aiuto solidale per le giovani madri in difficoltà di Palermo, ovviamente è diventata madre, ha un bellissimo maschietto e non riesce per il rispetto del suo bambino ad esercitare la professione che le ha permesso un tenore di vita elevato nonostante la crisi: la massaggiatrice. Nel corso della nostra conversazione le pongo diverse domande, non saprò mai se ciò che mi racconta è la verità, ma ho trovato utile riportare la sua storia, perchè spesso, troppo spesso si giudica senza mettersi nei panni degli altri.
Chi sono tutte queste donne e ragazze che guadagnano sfruttando il loro corpo? Ilaria è una di queste, ha un profilo falso, pochi amici, nessuna foto reale, ma solo protagoniste dei cartoni nelle immagini di copertina e del profilo. Ilaria mi porta dentro la sua storia, probabilmente si sente sicura dentro la sua maschera, nel perfetto anonimato di una chat.
La sua famiglia non è mai stata altolocata, una madre casalinga, un padre impiegato, 4 fratelli, prova a proseguire gli studi dopo il liceo ma non riesce, è affascinata dal modo in cui vivono alcune sue amiche, tutte quelle borse firmate, l'essere sempre disponibili a qualsiasi uscita, comprare ciò che si vuole ed essere sempre alla moda. Vorrebbe anche lei avere tutto, vorrebbe anche lei esser figlia di un medico o di un avvocato.
Un giorno, uno dei tanti in cui prova a cercar lavoro, risponde ad un annuncio on line che ricerca una segretaria, allega il curriculum con foto e invia, è una routine l'invio di questi curriculum a cui però nessuno risponde se non call center. Questa volta però viene contattata nel giro di qualche ora da un uomo distinto che le chiede di incontrarsi nel suo studio. Al suo primo colloquio, Ilaria, arriva emozionata e piena di aspettative, non sa ancora cosa l'attende.
Lo studio è al centro di Palermo, è accolta da due ragazze che la invitano ad attendere il titolare che in quel momento è al telefono. Si guarda intorno e si chiede perchè ci sia bisogno di una segretaria in uno studio così piccolo e soprattutto nella quale ci sono già altre due ragazze.
Il titolare la riceve dentro una stanza che sembra uno studio medico, c'è un lettino, una scrivania di legno ed una lampada dalla luce soffusa, l'uomo le spiega che la sua mansione, se accetterà, non sarà solo quella di segnare gli appuntamenti e rispondere al telefono, ma anche quella di intrattenere i suoi clienti con dei massaggi particolari che sfociano in una prestazione. Ilaria mi dice di ricordare ancora quella sensazione di pericolo e divieto che però non riuscì a persuaderla ad andare via. Il 50% del costo del massaggio è suo, i costi vanno da 50 € a 100€, l'uomo le garantisce che essendo una ragazza dall'aspetto gradevole sicuramente riceverà laute mancie, la invita a rimanere il pomeriggio per una prova. Ilaria ha bisogno di respirare, chiede di potersi allontanare per decidere, ma poi tornerà e continuerà ad esercitare il suo mestiere per un anno.
Mi racconta di essere andata a vivere da sola, di aver potuto permettersi borse, regali per i fratelli ed i genitori, di aver avuto una domestica per pulirle casa, di aver comprato di tutto e di aver raccolto molto denaro. Nel suo lavoro ha due sole regole: mai rapporti completi e mai lavorare con ragazzi della sua età, non vuole farsi riconoscere, non vuole malattie e comunque non vuole darsi completamente per non sentirsi del tutto una prostituta, cerca di mantenere il controllo sulla sua vita.
Conosce un ragazzo e si innamora, convivono per un po' di tempo, si lasciano e si rende conto troppo tardi di essere incinta, decide di tenere il bambino e smettere di lavorare, si ripromette di non lavorare mai più come massaggiatrice. Ha conservato abbastanza per tirare avanti per tutta la gravidanza, è fiduciosa che dopo aver partorito troverà un lavoro vero. Inizia a tagliare il superfluo, come la domestica, e si concentra sugli acquisti per il suo bambino, che ha deciso di crescere da sola.
Oggi Ilaria è tornata a vivere con i suoi genitori, cerca lavoro ma non lo trova e si chiede come mai non esistano leggi che tutelino le donne con figli. Si è resa conto del degrado e della solitudine con cui i giovani genitori affrontano le giornate. E' sola.
Le chiedo quante ragazze e donne abbia conosciuto, mi risponde moltissime, donne che vanno dai 18 ai 50 anni che cercano di arrotondare, che devono pagarsi gli studi, che hanno i mariti come complici, che vogliono pagare la scuola privata per i figli e garantirgli un futuro migliore del loro. La cosa che mi stupisce è che dice che molte di queste donne sono palermitane, perchè i clienti preferiscono le italiane alle rumene, alle brasiliane e alle cinesi, sono donne comuni, che scelgono di avere una doppia vita e a volte sono costrette a far ciò dalla vita stessa. E' un mercato senza crisi, che consente un giro di soldi non indifferente.
Ilaria non sa cosa aspettarsi dal futuro, ma sa che ora che è diventata madre si vergogna profondamente del suo passato, esce poco perchè ha paura che qualcuno dei suoi clienti la riconosca, ha cambiato colore di capelli, ha preso peso per la gravidanza, vorrebbe andar via da Palermo, ma sa che è responsabile di un bambino e non potrà mai compiere scelte avventate per se stessa e per lui. A volte pensa che se riprendesse a lavorare come massaggiatrice, potrebbe garantire al figlio una vita dignitosa, ma la paura che lui in giorno possa scoprire tutto la spaventa al punto da preferire chiedere l'elemosina che riprendere quella strada.
Ho deciso di raccontarvi la sua storia perchè è un punto di riflessione, in questi giorni in Parlamento si discute la possibilità di riaprire le "case di tolleranza". Mi chiedo ovviamente chi vorrebbe vicino casa un luogo simile, ma mi chiedo anche perchè no? Perchè non dare la possibilità a queste donne di regolarizzarsi? Perchè non cercare di togliere queste entrate alla mafia? Perchè non garantire standard di igiene elevati e ridurre il rischio di malattie sessualmente trasmissibili?
Personalmente ritengo che se una donna è consapevole di sè, se non è spinta da nessun altro che dalla sua volontà, allora è libera di fare ciò che vuole del suo corpo nel rispetto del prossimo. Ciò che proprio non mando giù è che ci siano donne che decidano di intraprendere questa strada per bisogno, quando lo Stato non provvede ai suoi cittadini, questi ultimi pur di mangiare, pur di sfamare i propri figli devono compiere la difficile scelta di morire di fame o vivere tramite illeciti.
Mi è capitato di leggere sui giornali di persone che sono morte di inedia, ovvero di fame. Si può morire di fame in un paese industrializzato? Questi uomini e donne non sono scesi a compromessi con i propri valori, la loro morte è stata causata dallo Stato che è privo di mezzi per aiutare i poveri e che si concentra troppo su dinamiche esterne al Paese. Questo è il spunto di riflessione: Si è liberi di far ciò che si vuole di se stessi, ma quando lo Stato non riesce a garantire il diritto alla vita e ti obbliga a scegliere tra l'illegalità o il pane in tavola quanti di voi scaglierebbero la prima pietra verso questi peccatori?
Ovviamente Ilaria è un nome di fantasia, quando le ho riferito che il gruppo non dona denaro ma, quando e se riesce, beni di prima necessità per i bambini per cui è necessario incontrarsi, ha preferito evitare, ringraziandomi per la comprensione e per lo sfogo. Inutile dirvi che quella notte non ho chiuso occhio riflettendo su quante donne a Palermo e in Italia si ritrovano nelle condizioni di Ilaria.