Lettera di un emigrato a Londra: "Palermo non cambierai mai, i tuoi figli ti hanno uccisa"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un palermitano trasferitosi a Londra.
Cara Palermo, sono già passati 8 anni da quando ho fatto le valigie e sono andato via per cercare fortuna altrove. In questi 8 anni io sono cambiato, sono cresciuto diventando l'uomo che mai sarei potuto diventare rimanendo. Spesso sono tornato a trovarti, e con mio grande rammarico non posso fare altro che arrendermi allo disarmante stato di decadenza in cui ogni volta ti trovo. Mi chiedo costantemente cosa avrei potuto fare per renderti un posto migliore, ma più passa il tempo e più mi rendo conto che è impossibile; non c'è assolutamente nulla che può essere fatto per salvarti. Hai un cancro irreversibile, c'è la certezza che la tua morte sia prossima e quindi ti sei adagiata aspettando che succeda.
Non è colpa tua, e non lo è mai stata. Sei sempre stata una madre amorevole, pronta a darci tutto quello che hai per il nostro sostentamento; pronta a lasciarci sfruttare le tue bellezze affinché noi potessimo fiorire. Ma come spesso succede in tante famiglie, sono i figli a rovinare tutto. I tuoi figli ti hanno lentamente uccisa. I tuoi figli sono il tuo cancro. Si potrebbero scrivere libri su libri per parlare del come si è arrivati a tanto ma proveró a dire quale secondo il mio parere è la radice, il problema principale.
Per decenni noi tutti abbiamo creduto che quei due "testa di minchia", come loro stessi si definivano, di Giovanni e Paolo stessero combattendo la mafia come istituzione. Questa è una verità sacrosanta, ma non è mai stata tutta la verità. Loro sono stati dei visionari che hanno cercato in tutti i modi possibili di sradicare la mafiositá dalla mentalità della gente. Il lavoro da loro iniziato è seppellito insieme a loro 4 metri sotto terra. Non esistono regole. Non esiste il rispetto. Non esiste la civiltà. Esiste solo l'arroganza e la prepotenza.
Ci sono miliardi di cose che vorrei e potrei dire sulla mia ultima visita a Palermo, ma una di questa risuona nella mia testa ora dopo ora, ogni minuto che passo sotto il sole cocente: io mi vergogno di essere tuo figlio. Mi vergogno di avere questa gente come fratelli e sorelle. Persone che hanno avuto in mano un posto magico e l'hanno trasformato in un posto da incubo. Evito, il più che posso, di invitare "quelli di là fuori" perché so che , nonostante tu sia stupenda sempre, questi fratelli e sorelle mi farebbero solo vergognare.
Mi sono vergognato quando, passeggiando per via Libertà, la tua collana di perle, il posto più elegante, non ho potuto fare a meno di trattenere il respiro per la fortissima puzza di spazzatura. Mi sono vergognato quando, camminando per strada ho trovato per terra più spazzatura che foglie di alberi o al mare più spezzature che alghe. Mi sono vergognato quando, venendo da Londra, una delle città più inquinate d'Europa, ho dovuto mettere la mascherina sul naso a causa della fortissima e insopportabile puzza di smog. Mi sono vergognato quando per l'ennesima volta mi sono reso conto che non esiste nessuna regola stradale se non la legge del più forte, rendendo assolutamente impossibile muoversi senza avere un esaurimento nervoso.
Mi vergogno ogni volta che sento i tuoi figli cercare di nascondere le loro colpe ed inadempienze sotto il tappeto, puntando sempre e comunque il dito contro "quel fango del sindaco" che poi è palermitano anche lui e magari non fa bene il suo lavoro, ma che quanto meno ci mette la faccia, quando dovrebbero prendersi le loro responsabilità e attivarsi per cambiarle le cose, anziché crogiolarsi nel mito folcroristico che i turisti si passano del "Palermo è terrificante".
Mi vergogno ogni volta che vedo le persone, soprattutto i turisti ignari di quello che li aspetta, alla fermata dell'autobus sotto il sole, in attesa. Un'attesa che non ha mai un riferimento di tempo. Mi vergogno ogni volta che sento "ma perché devo pagare il biglietto se poi l'autobus non passa" da gente che non si rende assolutamente conto che è proprio questo il motivo per cui i servizi non funzionano. Mi sto dilungando, quindi la chiudo qui. In fondo a chi può interessare il pensiero di uno che "non ha avuto il coraggio di rimanere?!". Spero di vederti rinascere ma purtroppo ci conto sempre meno.
Firmato, un tuo figlio emigrato.