L'ispezione dei carabinieri all'Umberto, il racconto di uno studente: "Nessuno è stato trattato come criminale"
Riceviamo e pubblichiamo:
Sono uno studente di 17 anni e frequento il liceo Classico Umberto I, proprio quell’Istituo nel quale ieri si è svolta l’ispezione da parte dei carabinieri con l’unità cinofila. Ho letto nel vostro articolo quanto dichiarato da una mia compagna di scuola. Volevo dare la mia versione dei fatti e chiedere scusa alle forze dell’ordine che ieri sono intervenute all’interno della nostra scuola, in quanto le modalità con le quali si è svolta l’ispezione non sono state, a mio avviso, come riportato dalla mia compagna. Non vi è stata alcuna irruzione da parte dei carabinieri, bensì sono entrati in classe bussando e con calma ed educazione, all’arrivo del Comandante ci hanno spiegato il perché della loro presenza. Per poter procedere si è aspettato l’arrivo del preside, dopodiché si sono svolte tutte le pratiche di ispezione con il sussidio dell’unità cinofila. La classe nel frattempo è stata fatta accomodare nel corridoio antistante.
Una volta fiutati gli zaini, i proprietari di quelli sospetti sono stati invitati all’interno della classe, in cui erano presenti gli agenti in servizio, il comandante, il preside e il professore presente durante quell’ora di lezione, dopodiché le porte, per garantire la massima riservatezza, sono state chiuse. Essendo stato io tra questi ragazzi, posso affermare che all’interno della classe gli agenti hanno svolto, senza alcun atto o tono intimidatorio e di prepotenza, il loro lavoro. Non vi è stato alcun “grave atto intimidatorio”, nessuno è stato trattato come un criminale, nessuno è stato “isolato”, nessuno è stato minacciato. Certo noi studenti non amiamo questo tipo di operazioni, pur essendo “innocenti”, sono pur sempre cose che vuoi o non vuoi “terrorizzano”. Ma penso l’errore sia proprio questo: vedere il poliziotto/carabiniere come l’uomo brutto e cattivo, pronto a incriminarti, maltrattarti e ad abusare del proprio potere. Le forze dell’ordine non sono questo. Sono uomini che ogni giorno, svolgendo il proprio lavoro, cercano di preservare il proprio territorio da qualsiasi tipo di male.
L’ispezione è stata voluta dal preside per ragioni ben chiare. L’obiettivo non era quello di criminalizzare gli studenti, bensì quello di fermare questa prassi di fumo di sostanze stupefacenti all’interno dell’istituto. Scrivo questo messaggio perché non ho ritenuto giusto dover attribuire agli agenti intervenuti ieri, questi azioni e questi comportamenti che non sono stati assunti nei nostri confronti. Ripeto che io in prima persona sono stato coinvolto, e sentivo la necessità di scrivere e testimoniare la falsità della dichiarazione di ieri. Penso che rendere la scuola un posto sicuro in cui essere preservati da tutto, sia un’iniziativa utile e per niente nociva, però ritengo anche che per combattere l’assunzione di sostanza stupefacenti, sia più producente ricercare i cosiddetti “pusher”, controllare le piazze in cui viene eseguito lo spaccio, e non i ragazzi all’interno delle proprie scuole. Sono dell’idea che questo fenomeno però stia facendo ombra ad altri aspetti che rendono le scuole posti insicuri. Faccio riferimento proprio all’agibilità.
L’attenzione si è ormai spostata proprio sul fenomeno delle sostanze stupefacenti, ignorando il fatto che la scuola per essere sicura deve essere anzitutto agibile. Non si può parlare di mettere in sicurezza, se poi vi sono tetti con muffa e umidità e che gocciolano ininterrottamente, pilastri portanti che da un momento potrebbero cedere per via delle numerose crepe, porte nei bagni inesistenti. Rendiamo prima di tutto le scuole dei posti agibili, senza dover avere il timore di potersi ferire all’interno di esse a causa di carenza di lavori di manutenzione e ristrutturazione, e solo dopo ciò, ci si può occupare di altri aspetti che compromettono la sicurezza scolastica. Spero questo mio messaggio venga letto da quante più persone possibili, perché l’informazione è forse l’unica arma per combattere l’ignoranza.
Lettera firmata