I lavoratori del Cerisdi si sentono abbandonati: "Si pensa all'edificio ma non al capitale umano"
Riceviamo e pubblichiamo
"Sono il figlio di un dipendente del Cerisdi, che da quasi 2 anni non percepisce stipendio, perché licenziato da persone inette della Regione. Questo ha portato una crisi in famiglia, non si può mangiare, non si può studiare, non si vive, non ci sono i soldi. E quelli della regione che fanno? Pensano di sistemare il Castello Utveggio e non di aiutare le persone che vi hanno lavorato che versano in condizioni pietose. In Sicilia, si tiene di più a sistemare le cose inanimate per figura che aiutare concretamente le persone che ne hanno bisogno. Ho scritto all'assessore dell'economia, l'avvocato Gaetano Armano".
Ecco il testo della lettera: 'Salve signor Armao, io sono indignato dal vostro comportamento. Sono il figlio di un dipendente del Cerisdi, di una persona che come gli altri suoi 28 colleghi è stato licenziato, da persone inette. Come può lei occuparsi prima del Castello Utveggio e poi delle persone che ci hanno lavorato e che hanno un enorme bisogno di aiuto, perché vivono in condizioni quasi disumane. Io non penso che lei possa capire lo stato di salute ed economico della mia famiglia e di quelle delle altre 28. A stento si riesce a comprare da mangiare, non si vive, non si può studiare. Come può la Sicilia cambiare, se si pensa prima a sistemare un edificio che ad aiutare le persone che si meritano di lavorare, ma che non sono aiutate? Allora, aveva ragione Giuseppe Tomasi di Lampedusa, affermando che i siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria. Chiunque legga questo messaggio, vi prego fatelo leggere all'avvocato Armao. Mille grazie e spero di discutere con lei di questo, perché, la situazione è arrivata al limite'.