L'ufficio postale, il foglio coi nomi e quel turno da attendere dietro 39 fantasmi
Riceviamo e pubblichiamo
Questa mattina, una mattina come tante in questa quarantena che sembra dilatare il tempo, ho avuto esigenza di recarmi presso l’ufficiale postale, sito in via Oreto a Palermo, al fine di versare quanto dovuto per un servizio erogatomi da un noto distributore luce. Giunto alle ore 7:30 davanti al suddetto ufficio postale chiedo chi fosse l’ultimo per mettermi in coda. Prontamente mi viene suggerito che c’è un turno cartaceo. Sospettoso prendo i fogli e scopro di essere il 45esimo. Mi guardo attorno e i presenti che stazionano davanti alla sede posta sono 6. Chiedo allora: “Ma gli altri 39?”. L’oracolo che mi aveva già illuminato sulle modalità di turno mi illustra un presagio futuro: “Ora viri, ca tempu menz’ura i viri spuntari comu i babbaluci”. Mi si proponeva dunque di dover attendere un turno composto da 39 “fantasmi”.
Non era solo una proposta. Decisi allora di chiedere aiuto alle forze dell’ordine. Intanto la profezia dell’oracolo trovava compimento davanti ai miei occhi e i fantasmi che avevano trovato un corpo giungevano, si informavano su quanto stesse accadendo, controllavano quale fosse il loro numero (già presente nella lista) e iniziavano a borbottare. Giunta sul loco la volante il borbottare aveva trovato il suo volume e la sua intonazione. Resi edotti dei fatti i Carabinieri chiedo dunque che il direttore della posta provveda affinchè si possa prendere il turno presso l’ufficio come da regolamento. A questo punto la rivolta dei fantasmi. “Avi ri cinqu ca facemu a fila e tu un cieri” piuttosto che “Unni viristi i 40 machini fuori? I scanciasti pi l’autosalone?”. Solo alcuni esempi di ciò che mi veniva urlato contro con una potenza che avrebbe fatto rosicare la Callas. Suggerisco allora che vengano visionate le immagini del circuito di sorveglianza della posta così per il piacere di guardare un documentario del salone dell’auto visto che 30 minuti prima non mi ero accorto. Intanto arrivano anche nuovi utenti che in modalità automatica si accingono a scrivere il proprio nome sul turno cartaceo redatto chissà poi da chi.
Dopo essersi consultati con il direttore dell’ufficio i carabinieri mi dicono che il lo stesso disconosce il turno, chiaramente illegale, ma che non c’è modo di garantire che venga preso il turno presso l’ufficio postale. Cosa fare? Decido dunque, visto che non c’era una fila fisica, di mettermi davanti la porta chiedendo al metronotte di farmi entrare. Il coro dei fantasmi inziò a cercare la giusta tonalità per informarmi su fatti a me non noti: “Curnutu”. Era solo l’inizio da lì a breve avrebbe fatto sfoggio di tutta la sua fantasia. “Si curnutu e cuntientu”, “È Curnutu ma mischinu ancora unnu sapi”, “Minchia i crasti ti fannu a riverenza”. Poi dalle retrovie una voce calda, sensuale come quella di Giancarlo Giannini : “ Ma stu Curnutu e Fangu unni si sienti a Milanu?”. Qualcuno rispose: “se è tutto nordico”. Risposta di sex voice: “Allora fatici sapiri ca i bullietti si l’avi a ghiri a pagari a Milano”. I fantasmi scoppiano in una risata che non sentivo così goduta dai tempi degli spettacoli di De Filippo. Ma non demordo e gli animi tornano nuovamente ad agitarsi. I due carabinieri riportano all’ordine e chiedono di formare una fila fisica ricordando di mantenere le distanze e imponendo tale modalità di turnazione. I fantasmi prossimi al linciaggio ma dovendo rispettare la legge decidono di farmi passare non rispettando il turno cartaceo e di darmi però delle ambasciate da svolgere.
Per brevità riporto qui le più significative. “Riccillu a tò mugghieri ca si un Curnutu” cioè mi viene chiesto di informare mia moglie dei suoi tradimenti. “Unnu fari stari n’ pensieru a tò patri riccilu ca si na cosa ‘nutuli e sbirru” ovvero mi chiedono di rasserenare mio padre comunicandogli di avere un figlio che è un poco di buono e per di più sbirro. Volevo ringraziare pubblicamente l’Arma dei Carabinieri per essere intervenuti prontamente. Volevo anche ringraziare i fantasmi e far sapere loro di aver informato mio padre, il quale ridendo mi diceva che proverà a farsene una ragione, ma mi è stato impossibile avvisare mia moglie. Già, perché giunto a casa mi sono ricordato di non avere moglie e di essere single. In fine volevo dire ai fantasmi delle poste di sentirmi onorato nell’ essere riconosciuto come sbirro anche se immeritatamente.
Sì, perché sbirro era il tenente colonnello Giuseppe Russo; il vicebrigadiere Giovanni Bellissima e gli appuntati Salvatore Bologna e Domenico Marrara; i Carabinieri Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Salvatore Raiti; i capitani della Compagnia di Monreale Emanuele Basile e Mario D’Aleo; generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e l’agente Domenico Russo; il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto. In senso lato sono stati sbirri anche Falcone e Borsellino, padre Puglisi, Peppino Impastato e la lista sarebbe ancora lunga. Grazie per il paragone ma non sono minimamente all’altezza dei compianti appena citati. Spero un giorno di poter essere il ricordo pallido di Uomini di tale spessore, intanto continuerò ad averli come linee guida.