La Favorita aggredita dall'Ailanthus, l'"albero del paradiso" che però si sta rivelando infernale
I 200 ettari del Parco della Favorita sono di proprietà della Regione Siciliana, ma sono affidati per la cura e la manutenzione al Comune di Palermo. Ebbene, sembrerebbe che nulla sia cambiato dal mese di gennaio, quando fece scalpore la notizia che la squadra che si occupava di curare il parco e di mantenere puliti i viali interni, era composta da soli tre giardinieri della Reset. I risultati, ovviamenti, si vedono e sono devastanti. L'agrumeto sta morendo a causa della mancata irrigazione, e la stessa sorte stanno subendo i nespoli. Che fine avrà fatto l'impianto di irrigazione, predisposto ma forse mai attivato dagli operai? Ovunque è una desolazione, fra alberi non potati, siepi cresciute in modo disordinato, ramaglie disseminate per i viali, erbacce e sterpaglie in crescita selvaggia. In tutto questo abbandono trionfa una sola pianta, l'unica che non dovrebbe assolutamente essere presente in questo Parco: l'ailanto detto anche albero del paradiso. In effetti l'ailanto di paradisiaco non ha nulla, in quanto si tratta di una temibile pianta, estremamente invasiva, giunta a noi dalla Cina alla fine dell'800 per la produzione di un particolare tipo di baco da seta.
E' un albero estremamente resistente all'inquinamento e resiste in tutte le condizioni avverse, facendosi spazio fra le altre piante con le sue radici invasive. Radici che danneggiano le altre specie presenti sul territorio, in quanto emettono sostanze tossiche per arbusti ed erbe. Può raggiungere 25 metri di altezza in poco tempo e con i suoi rizomi raggiunge la vegetazione circostante fino a 15 metri di distanza, avvelenandola. Ovviamente l'Assessorato al verde Pubblico è perfettamente a conoscenza di questo grave problema, visto che il Responsabile è un insigne botanico.
Noi cittadini ci chiediamo cosa si stia facendo per affrontare questo problema, che minaccia di trasformare il nostro principale parco cittadino in una impraticabile selva, in cui saranno presto presenti solo questi alberi di ailanto dalle corteccia e dalle foglie che irritano fortemente la pelle di chi le sfiora, foglie tossiche anche per gli animali domestici. In Italia e all'estero si sono sperimentati diversi metodi per debellare l'invasività di questa pianta che, se tagliata o estirpata, diventa più forte e invasiva. Bisognerebbe usare diserbanti sistemici, sperimentati con successo negli Stati Uniti, ed usare poi quegli accorgimenti suggeriti dai vari botanici impegnati nella lotta contro il propagarsi aggressivo di questa specie arborea, come decespugliare più volte nel periodo di vegetazione, ombreggiare con teli di plastica nera, eliminare i polloni alla base, spennellare la parte tagliata delle piante con l'erbicida adatto, bruciare le piante morte e non usarle come concime per le altre piante. Cosa sta facendo il Comune al riguardo? Il Parco per eccellenza dei palermitani rischia di trasformarsi in un altro dei disastri palermitani (come dimenticare il Parco Cassarà?) e noi cittadini pretendiamo che le Istituzioni preposte alla sua salvaguardia ci diano assicurazioni sulle attività messe in atto per scongiurare questo pericolo.