Coronavirus, Marchesa: "Il suo miglior alleato è la paura, fermiamo la psicosi"
L'emergenza Coronavirus ha generato un forte allarmismo. Cosa ne pensa primario di chirurgia, Pierenrico Marchesa, direttore della struttura complessa di Chirurgia generale e pncologica dell’ospedale Civico di Palermo.
di Marina Fontana
“Premettiamo che non sono uno specialista infettivologo, ma sono un medico che vive ogni giorno l’ospedale, che segue i suoi pazienti e diverse malattie, e la prima cosa che voglio ribadire è: il miglior alleato del Coronavirus? La paura. La situazione è attualmente delicata e non va sottovalutata, ma la psicosi eccessiva facilita gesti irrazionali che possono rivelarsi controproducenti, dobbiamo stare attenti a evitare i rischi di contagio ma non bisogna lasciarsi prendere dalla paura, perché questa è la miglior alleata del virus”.
E’ corretto parlare di epidemia o si tratta di pandemia, che differenza c’è?
In questo caso siamo all'inizio di una pandemia. Nel campo dell'epidemiologia delle malattie infettive si parla infatti di Epidemia quando una malattia colpisce le persone più frequentemente del solito (di quanto "atteso”) in una determinata zona geografica, mentre si parla di pandemia quando la diffusione va oltre i confini di un Paese e dilaga attraverso i Continenti (esempio classico la influenza "Spagnola" manifestatasi circa un secolo fa). Bisogna peraltro precisare che questi termini si riferiscono esclusivamente alla modalità di diffusione dell'infezione ma non c'entra con la gravità della malattia.
Quanto è probabile che diventi pandemia?
La probabilità che l'infezione da CoVID-19 possa essere considerata una pandemia è obiettivamente alta, e tale sensazione sembra essere confermata dalle recentissime stime da parte delle società di analisi economica che parlano di probabile recessione a livello globale.
Per concludere, cosa si sente di dire a tutti i lettori allarmati dal virus?
Sicuramente il messaggio da trasmettere è quello della tranquillità, in quanto il clamore mediatico di questa notizia ha generato un panico a mio avviso ingiustificato. Questo non toglie che si debbano adottare delle corrette misure di isolamento nei casi accertati ma la cosa più importante è il comportamento individuale e quindi fare proprie le norme di comportamento dell'Organizzazione mondiale della sanità (il famoso Decalogo rintracciabile ormai ovunque) di cui sicuramente la cosa più importante è lavarsi frequentemente le mani. Inoltre, se non è strettamente necessario, evitare di frequentare ambienti troppo affollati. A questo proposito nel reparto che dirigo abbiamo drasticamente ridotto le visite ai ricoverati da parte dei parenti in quanto il paziente oncologico è per definizione immunodepresso e pertanto più esposto a contrarre infezioni in generale.