Il Coronavirus stravolge anche il lavoro dei bagnini: tra distanze da tenere e persone da salvare
Tempi duri anche per chi lavora in spiaggia nell’era della post emergenza Coronavirus. Lo sanno bene Vittorio e Marcello, che sono due dei tanti assistenti bagnanti o, per alcuni, "angeli della spiaggia" di guardia nella torretta a Mondello, in una domenica da pienone. Le misure stringenti per una maggiore sicurezza introdotte dall’Inail presentano risvolti inaspettati per ciò che riguarda il soccorso. Per bagnini, personale e stabilimenti, così come per i bagnanti, ci sono nuove regole destinate a fare certo discutere. Una tra tutte il divieto di soccorso con la respirazione bocca a bocca. Il futuro incerto delle operazioni di salvataggio in spiaggia rimandano quindi a un solo scenario: quello dell’intervento della divina provvidenza in caso qualcuno rischiasse di morire per annegamento. Recita infatti il testo del documento pubblicato dall’Istituto nazionale assicurazione Infortuni sul lavoro “in attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida. Se disponibile un Dae utilizzarlo seguendo la procedura standard di defibrillazione meccanica“. I bagnini, dunque, non potranno avvicinarsi troppo per evitare di ammalarsi e di ammalare. Durante l’intervento la raccomandazione è quella di indossare i dispositivi di protezione individuale e al termine di lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone o con gel sanificante a base di alcool. Viene certo ribadito l’obbligo di non venire meno alla necessità di continuare a soccorrere adeguatamente le vittime di arresto cardiaco “stante la modalità di contagio da SARS-CoV-2, di attenersi alle raccomandazioni impartite dall’Italian Resuscitation Council (IRC) nonché dall’European Resuscitation Council (ERC) nell’esecuzione della rianimazione cardiopolmonare”, ma nel rispetto del criterio di sicurezza, sarà necessario considerare e valutare come proteggere contestualmente i soccorritori dal rischio di contagio. Faranno di tutto per rispettare il protocollo, dicono Vittorio e Marcello ma quando si fa un lavoro per passione avendo come obbiettivo quello di salvare vite umane può essere complicato rispettare tutte le disposizioni.