Cara città "tutto porto", ti scrivo...
Cara Palermo ti scrivo, perché mi manchi. Carissima terra mia, sono nato trentacinque anni fa e ancora non sapevo cosa mi aspettava. Ti scrivo perché mi manchi più di ieri ma ormai, quando sei lontano, non sai far altro che apprezzare di più ogni cosa che forse prima ti dava fastidio o più semplicemente, ciò che credevi fosse volgare, come ad esempio lo sfincionaro che, con la lambretta, abbanniava per vendere lo sfincione. Voi lo ricordate? io sì. Ricordo il mercato di Ballarò, la frutta esposta come se si aspettasse il pittore per dipingere una tela da esporre chissà in quale museo, il pescivendolo che allietava la gente dicendo che il suo era il pesce più bello e fresco: vivo è... accattativillu perché è come l'oro. Poi le vie di Sant'Agostino, talmente erano piene di gente che faticavi a camminare, ma era bello, perché avevi il contatto con la gente, anche con i loro sacchetti della spesa, spesso con i carciofi e ti facevi male alle gambe, ma c'era il contatto umano, le relazioni, come se tutti ci conoscessimo... ci si salutava ancora senza conoscersi.
Oggi è ancora così? poi mi volto per guardare indietro, cosa resta? una Palermo solo in bianco e nero? una Palermo sbiadita che non sa forse dove sta andando? Palermo è magica ma allo stesso tempo degradata, sfruttata da chi non ha ancora capito che, non prendendosene cura, morirà, ma non voglio infrangere questo sogno di rivedere Palermo, Capitale del mondo, Capitale del commercio, Capitale di un continuo scambio culturale che non ha barriere di religione, pensieri. Risentire ancora l'odore dei sapori contrastanti, lo stigghiolaro e il ragazzo di colore che prepara il kebab... Palermo è così, di giorno si tinge di un colore che ti fa sognare, quasi raccapricciare la pelle perché è un teatro a cielo aperto, di sera, specie in estate, ti chiama a se per dirti, io sono qui, amami così come sono. In fondo, l'amore è un atto che si compie ogni giorno e noi dovremmo prenderci a cuore della nostra città come se fosse la nostra amata. Buona Capitale della cultura 2018.