Carini, 13 famiglie per strada con 25 minori
Siamo 13 famiglie che in questo momento vivono l’incubo dello sgombero dagli immobili siti in Carini (Pa), Corso Italia n. 182, oggetto di sequestro nell’ambito del procedimento di prevenzione portante il n. 256/2012 R.G.M.P.. Abbiamo occupato i predetti immobili nel periodo compreso tra luglio e agosto 2017 e siamo stati costretti a farlo perché viviamo una condizione di oggettiva indigenza; pur avendo tutti i requisiti per ottenere un alloggio popolare, nessuno di noi è prossimo ad ottenere un provvedimento di assegnazione. Spinti dalla disperazione e dalla necessità di dare un tetto ai nostri figli, tutti minorenni, abbiamo deciso di occupare tali immobili che, dalla data del sequestro (2012) erano stati abbandonati ed esposti all’incuria e ad atti di vandalismo. L’occupazione di questi appartamenti, dettata da uno stato di necessità oggettivo ed evidente, ci sta costando denunce su denunce ed una serie di procedimenti sia in sede civile, sia in sede penale.
Non siamo qui per rivendicare un gesto che sappiamo essere contro la Legge e proviamo un estremo imbarazzo nell’ammettere che per soddisfare le esigenze primarie di vita, nostre e dei nostri bambini, siamo stati costretti a limitare il godimento di beni altrui. Siamo qui, per rivolgere a Sua Eccellenza un appello, accorato e disperatissimo, affinché si possa scongiurare e sospendere l’esecuzione dello sgombero già tentato il 16 maggio 2018 e non eseguito per la presenza di numerosi minori e donne in avanzato stato di gravidanza. Sappiamo che il diritto alla casa, come proiezione del diritto all’abitare ed esplicazione del diritto a vivere una vita dignitosa, oltre che del principio di uguaglianza, viene preso in considerazione dalla Costituzione italiana, oltre che dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come pure confermato sia dalla Corte Costituzionale che dalla Corte EDU. Siamo consapevoli che da più parti, ormai, si invoca l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia, anche per sopperire al grave problema dell’emergenza abitativa.
Siamo altresì consapevoli che qualora questi beni dovessero essere confiscati, acquisiti al patrimonio pubblico e destinati all’edilizia popolare, noi tutti potremmo usufruire della recente Legge approvata all’Assemblea Regionale Siciliana, con la quale si vorrebbe fare uscire dalla illegalità centinaia di famiglie, la cui unica colpa, se così può essere definita, è quella di non avere abbastanza denaro per pagare un regolare contratto di locazione. O forse, quella di vivere in un Paese che si piazza agli ultimi posti in Europa per la costruzione di alloggi popolari. Avendo occupato dei beni non ancora confiscati, acquisiti e destinati all’emergenza abitativa, la nostra unica ed ultima speranza di non finire nuovamente a dormire sotto i ponti o dentro l’abitacolo di qualche automobile, risiede in un intervento della S.V.. Riteniamo che prima ancora che il diritto all’abitare di ciascuno di noi, pur importante, vengano in rilievo i diritti dei nostri figli, posto che anche la tutela dell’infanzia è uno dei compiti che la Costituzione affida alle Istituzioni ed impone di perseguire. Ci chiediamo se sia conforme a Giustizia che anche i bambini, debbano essere colpevolizzati per il disagio economico dei loro genitori. Noi pensiamo che una simile conclusione, ancorché in contrasto con i valori della Costituzione e gli stessi diritti umani, costituisca la più grande sconfitta per uno Stato di diritto che almeno sulla carta, costituzionalizza il principio della solidarietà sociale. Nella condizione in cui ci troviamo, l’unico “investimento” che ci siamo potuti permettere, è quello dell’istruzione dei nostri figli, perché pensiamo che attraverso l’istruzione ed un serio percorso di studi, i nostri figli potranno, in futuro, affrancarsi dalla condizione di disagio che stanno vivendo i loro genitori.
Oggi, questi ragazzini e questi bambini, frequentano le scuole di Carini e non occorre, crediamo, aggiungere altro, per descrivere il disagio (ulteriore) che subirebbero se sradicati dal contesto scolastico in cui stanno crescendo e socializzando con altri coetanei, per essere portati....dove? Sig. Prefetto, non chiediamo pietà, né commiserazione, ma un intervento di Sua Eccellenza, volto a sospendere o differire l’esecuzione dello sgombero. Per quanto ci riguarda, ciascuna famiglia sarebbe disponibile, con enormi sacrifici, a corrispondere all’Amministrazione giudiziaria un canone di locazione o una indennità di occupazione, che tenga conto, nella sua entità, anche della condizione economica degli scriventi. Ciò, almeno, fino alla data di definizione del procedimento di prevenzione ed in attesa di conoscere la fine che faranno questi beni. Si tratta di un impegno solenne che riteniamo di potere onorare e, allo stesso tempo, di un obiettivo che non possiamo raggiungere senza l’intermediazione dello Stato. Siamo padri e madri e come tali abbiamo il dovere di proteggere i nostri figli. Con Osservanza 07.06.2018