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Giovedì, 18 Aprile 2024
Scuola

Ricorso interno contro il numero chiuso all'Università, Udu: "Pronti a rivolgerci al Tar"

Gli studenti dell'Unione degli universitari chiedono che non siano pubblicate le graduatorie e che sia rimodulata l'offerta formativa: "In caso contrario ci rivolgeremo ai giudici amministratvi"

Prosegue le mobilitazione contro il numero chiuso all'Università. La protesta arriva anche a Palermo, con i ragazzi dell'Unione degli universitari che hanno presentato un ricorso interno e si dicono pronti a rivolgersi al Tar. La Sicilia segue la scia di quanto sta accadendo nelle altre regioni. Il Tar del Lazio ha emesso un provvedimento cautelare nei confronti dell’Università Statale di Milano, con il quale ha sospeso tutti i provvedimenti istitutivi del numero chiuso locale in diversi corsi di studio di area umanistica; e del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, con il quale ha sospeso tutti i decreti ministeriali relativi all’autovalutazione, valutazione ed accreditamento, nonché quelli che costringevano le università a imporre la programmazione locale.

"A oggi - si legge in una nota - l’Università di Palermo presenta ancora 39 corsi a numero programmato locale (per chiarezza, tutti tranne Medicina, professioni sanitarie, formazione primaria e architettura). Tra questi ancora qualcuno presenta un numero di richieste inferiore rispetto al numero di posti messi a bando, mentre altri - spesso perchè visti come possibili alternative al corso di studi preferito - presentano un numero di richieste enormemente elevato rispetto al numero di posti. I dati diffusi dall’Università non tengono conto però di quelle migliaia di studenti che sono già immatricolati in un corso di studi dell’ateneo utilizzato solo come ripiego e che, non aspettano altro che settembre per riprovare a entrare nel corso di studi preferito. Questi studenti, infatti, sono in buona parte coloro che, nella migliore delle ipotesi, effettuano un passaggio da un corso ad un altro; e, nella peggiore delle ipotesi (quindi quella in cui non riescano a superare nuovamente il concorso), solo coloro che rimangono controvoglia all’interno dei corsi in cui sono già immatricolati, ritrovandosi anche fuori corso con il passare degli anni, con tutte le conseguenze del caso per loro stessi e per l’ateneo".

“Riconosciamo all’amministrazione d’ateneo la volontà di percorrere la strada che porta sempre più verso l’apertura dei corsi di studi,
dimostrata con l’aumento dei corsi ad accesso libero e, di conseguenza, degli immatricolati - dice Fabrizio Lo Verso, coordinatore Udu Palermo - . Tuttavia, nella maggior parte dei casi ci si è limitati a eliminare la programmazione di quei corsi di studio per i quali il numero dei candidati era inferiore al numero dei posti disponibili, evitando di fatto solamente la formalità del test d’ingresso: una scelta razionale ma oggi non più sufficiente”.

Udu Palermo ha quindi deciso "di non ricorrere subito dinanzi a un giudice amministrativo, presentando ufficialmente un ricorso interno per il ritiro in autotutela dei provvedimenti istitutivi del numero chiuso in tutti i corsi di studio a numero programmato locale di Unia che non prevedono nella propria offerta formativa la presenza di 'laboratori ad alta specializzazione' o di 'posti-studio per studente', che giustificherebbero la limitazione degli accessi. Chiediamo quindi di non palesare, tramite la pubblicazione delle graduatorie, la selezione illegittima dei 'più capaci e meritevoli' e di permettere a tutti di immatricolarsi 'con riserva', ridefinendo le offerte formative. Tuttavia, in caso di diniego espresso o tacito (attraverso, per esempio, la pubblicazione delle graduatorie) del nostro ricorso, siamo pronti ad avviare dei ricorsi collettivi contro Unipa dinanzi al giudice amministrativo".

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