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Studenti di Bisacquino intervistano Maria Vittoria Cerami, avvocato di Palermo

PalermoToday ospita l'intervista realizzata da un'alunna della scuola Don Calogero Di Vincenti. Nell'ambito di un progetto didattico gli allievi dell'istituto superiore negli scorsi mesi sono stati ospiti della nostra redazione, per un primo approccio sul campo col mestiere del giornalista

PalermoToday ospita l'intervista realizzata da un'alunna della scuola Don Calogero Di Vincenti di Bisacquino all'avvocato Maria Vittoria Cerami. Nell'ambito di un progetto didattico gli allievi dell'istituto superiore negli scorsi mesi sono stati ospiti della nostra redazione, per un primo approccio sul campo col mestiere del giornalista. 

Ecco l'articolo scritto (in prima persona) dalla studentessa Fabiola Giannetto.

"Una parola al femminile è una dichiarazione del riconoscimento del ruolo di una donna nella sua possibilità di agire". A parlare è Maria Vittoria Cerami, l'avvocato civilista, attivista e militante di Palermo da sempre in prima linea nel settore famiglia e contro la violenza di genere. Ho avuto il piacere di intervistarla telefonicamente e insieme abbiamo potuto discutere sulla società odierna e su cosa significhi essere oggi, donna-professionista.

Utilizzando la citazione della linguista Cecilia Robustelli, l'avvocato Cerami vuole farci riflettere sulla resistenza della società e sull'uso del sostantivo femminile per le professioni di un certo rilievo. Sembra infatti, stando a quanto mi racconta al telefono l'avvocato, durante la nostra chiaccherata telefonica, che ci sia ancora una forte resistenza linguistica sull'uso della declinazione femminile per alcuni nomi e mestieri che fino a oggi sono stati, invece, solo maschili (penso per esempio a: ingegnere, medico, architetto, assessore, presidente, astronauta, pilota, cantante) e, spesso con l'accezione di neutro che, però, come sappiamo, in italiano è un genere che non esiste. Declinare al femminile nomi, incarichi, ruoli e mestieri significherebbe riconoscerne linguisticamente e politicamente il ruolo che le donne ricoprono come professioniste in determinati settori e campi, politici, professionali e artistici.

Ho chiesto all'avvocato perché secondo lei in Italia la figura della donna abbia ancora una rappresentazione, per certi versi, umiliante: "Perché la nostra cultura patriarcale non è ancora stata abbattuta. Una cultura dove l'uomo viene visto come colui che comanda e che ancora oggi è attuale. In questa società la donna viene denigrata ed è ancora vista come un oggetto, come un qualcosa bello da guardare".

Secondo la Cerami, infatti, la nostra è ancora una società fortemente maschilista che insiste, in modo esplicito o talvolta con sfumature sottili, nel creare disparità di genere, soprattutto nel campo lavorativo. La stessa avvocato racconta di diversi momenti in cui il suo stesso lavoro è stato ritenuto inferiore in quanto donna e la disparità di salario, frustrante.

"La violenza si può presentare in forme diverse. Non esiste solo la violenza fisica. Purtroppo, sempre più spesso assistiamo - continua la Cerami - come avvocate e avvocati, a episodi di violenza psicologica, mobbing e stalking, fino ad arrivare al femminicidio".

Per sensibilizzare a questi diversi temi così importanti, Maria Vittoria Cerami mi racconta del suo attivismo nelle scuole per poter discutere con i ragazzi, portando le testimonianze di vittime di violenza.

"Noi non apparteniamo a nessuno, siamo solo nostre» - esclama con una certa veemenza l'avvocato. E alle giovani donne, mi dice, che ripete spesso: "Parlate, non abbiate paura nel chiedere aiuto".

La società può cambiare, sembra cambiare e cambia a piccoli passi, ma fino a quando la parola "violenza" sarà ancora ricorrente nel nostro vocabolario, non potrà mai avvenire la rivoluzione culturale, di cui c'è il disperato bisogno. Tuttavia, come direbbe don Padre Pino Puglisi "se ciascuno fa qualcosa, insieme si può fare tanto", e l'importanza del fare gruppo, di creare sinergie sembra quindi, anche secondo l'avvocato Cerami, essere una via per non restare sole e soli nei momenti di difficoltà, per contrastare la violenza.
 

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