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Salute

Palermo in prima linea per ridurre le nuove infezioni di Hiv, è terza Fast Track City in Italia

Lo scopo è azzerare i nuovi casi di infezione entro il 2030. Il sindaco Leoluca Orlando: "Mettiamo a disposizione risorse e strutture, competenze con piani di prevenzione e screening. Bisogna avere cura del diverso e della malattia, e non averne paura"

Dopo Milano e Bergamo, anche Palermo diventa si avvia a diventare una "Fast Track City", la prima del centro-sud. Il sindaco Leoluca Orlando ha firmato la "Paris Declaration" ovvero l'impegno a mettere in atto tutte le strategie possibili per azzerare i nuovi casi di infezione da Hiv entro il 2030 e ridurre del 90-95% le nuove infezioni sino al 2022. La firma è arrivata in contemporanea con il XVIII congresso della Società Italiana di Malattie infettive e tropicali (Simit) al San Paolo Palace con la partecipazione di oltre 800 specialisti per fare il punto sull’attuazione del piano nazionale Aids e sul piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza e sul sempre attuale problema delle vaccinazioni, soprattutto nel paziente con deficit immunitari. 

"Siamo orgogliosi di essere la prima città del Sud e del Mediterraneo ad aderire, per un progetto che vuole sfidare l'egoismo individuale e mettere al centro la persona. La nostra missione è che singolarmente siamo persone e che insieme siamo una comunità - dice Orlando, membro del Global Parliament Major - Noi chiediamo che il progetto delle Fast Track Cities serva a rendere visibili coloro che hanno l'Hiv. A Palermo vogliamo rendere visibili tutti, perché chi è invisibile non ha diritti, e cerchiamo di mettere a disposizione risorse e strutture, competenze con piani di prevenzione e screening. Bisogna avere cura del diverso e della malattia, e non averne paura. Palermo, quindi, sottoscrive con convinzione questa conferma di un cammino. Mi farò latore di poter allargare questa firma a tutti i 390 comuni dell'Isola di cui Palermo è capofila".

I dati sulla diffusione di Hiv e Aids in Sicilia

Alla vigilia della Giornata Mondiale contro l'Aids che cade l'1 dicembre un focus sul virus mostra statistiche rilevanti per la Sicilia. Nel 2017 sono stati registrati 278 casi di nuove infezioni da Hiv, contro i 187 casi notificati nel 2012. Secondo l’Osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute della Regione (Dasoe), in particolare, al 2017 la trasmissione con rapporti eterosessuali costituisce il 91% dei casi fra le donne italiane e il 97% fra quelle straniere. Nel caso degli uomini vi è una notevole differenza: fra gli italiani la modalità principale è quella legata ai rapporti omosessuali (68%) ed i rapporti eterosessuali sono responsabili del 27% dei casi, mentre fra gli stranieri i rapporti eterosessuali costituiscono il 68% dei casi e il 19% delle trasmissioni è legato ai rapporti omosessuali. Il 67,5% di tutti i casi siciliani relativi al periodo 2009-2017 sono stati diagnosticati negli ospedali delle province di Palermo e Catania, seguiti da Siracusa, Messina, Trapani, Ragusa e Caltanissetta.

"La patologia correlata all’infezione da Hiv - spiega Antonio Cascio, Uoc di malattie Infettive e del Centro regionale di riferimento Aids Aou Policlinico Giaccone - costituisce un’importante causa di ricovero ospedaliero: dal 2013 al luglio 2018 si sono avuti in Sicilia 2445 ricoveri. Il rapporto fra non italiani e italiani si è mantenuto negli anni intorno al 15%. Fra i non italiani gli africani rappresentano l’81%, gli europei il 11,6%, gli asiatici l’1,3%. La maggior parte degli africani provenivano dal Ghana (26%) e dalla Nigeria (24%). Fra gli italiani il sesso maschile rappresentava il 75% delle osservazioni, nei non italiani il 48%. L’età media degli Italiani era di 48 anni, quella dei non italiani di Italiani di 36,2. Il maggior numero di ricoveri si è avuto presso il Centro di Riferimento Regionale Aids con sede al Policlinico di Palermo". 

"Sarebbe necessario e urgente una maggiore collaborazione tra noi specialisti con i medici di medicina generale - dice Marcello Tavio nuovo presidente della Simit- poiché i medici di base potrebbero con poche domande mirate sul comportamento sessuale del singolo, dinanzi a evidenze sullo stato di salute di quest'ultimo, favorire delle diagnosi precoci e individuare il virus con un semplice test".
 

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