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Licenziati dalla Regione e non riassunti, ex dipendenti Sis verso il ricorso

In 25, non ancora inseriti nell'organico della Sas (come previsto dalla legge), hanno avviato una battaglia legale nei confronti delle società partecipate per tutelare il loro diritto. "Ci hanno apparecchiato la tavola secondo legge ma non ci hanno invitati"

Quello che avrebbe dovuto rappresentare un passaggio formale da una società partecipata della Regione a un’altra si è trasformato, per una settantina di lavoratori dell’ormai ex Sviluppo Italia Sicilia, in un incubo e per alcuni anche in una piccola battaglia legale per i diritti. Venticinque di loro si sono affidati a un legale per presentare ricorso contro i licenziamenti effettuati dalla società ormai in liquidazione alla fine del 2016, sottolineando come si sia trattato sostanzialmente di una cessione di ramo d’azienda alla Sas spa nell’ambito del progetto di spending review e riordino delle società effettuato dal governo regionale. “Ci hanno apparecchiato la tavola secondo legge ma non ci hanno invitati, lasciandoci senza stipendio e senza garanzie”, dicono i lavoratori.

Gli ex dipendenti, assunti con contratto a tempo indeterminato e impegnati in progetti di sviluppo e per l’innovazione tecnologica per contro della Regione, si sono visti recapitare a casa le lettere di licenziamento a settembre 2016. Il loro legale difensore, ricostruendo i fatti nell’istanza di conciliazione inviata alle due società e all’Ispettorato territoriale del lavoro di Palermo, ricostruisce il percorso fatto e il quadro normativo che comprende l’istituzione di un albo di tutti quei lavoratori destinati a “confluire nelle società partecipate che ne assumono le funzioni, fatti salvi gli equilibri economico-finanziari”.

“Ad aprile 2016 la Sas delibera una modifica del proprio statuto includendo nell’oggetto sociale attività identiche a quelle svolte da Sis sino ad allora e mai previste prima nello statuto di Sas. E in tal senso la legge regionale 20/2016 finanzia Sas per contratti di servizi aggiuntivi per 2,7 milioni. Poi ci sarebbe anche parte del Po Fesr da 10 milioni di euro - spiega l’avvocato Fabrizio Giustolisi - come evidenziato dalla legge regionale 8/2016, ponendo una sostanziale continuità tra le attività di Sas e Sis. Questo si evince dal verbale di assemblea del dicembre 2016 in cui si richiamava la necessità delle competenze dei lavoratori della società liquidata. Il passaggio dei lavoratori da un’azienda pubblica all’altra avrebbe dovuto essere lineare e trasparente, ma così non è stato”.

La mancata (ri)assunzione ha portato un centinaio di lavoratori delle ex partecipate (tra cui Bioshpera, Multiservizi, Cerisdi e altre) a protestare, lo scorso 21 giugno, di fronte alla sede dell’assessorato all’Economia di via Notarbartolo. Dopo quell’incontro, a cui hanno partecipato l’assessore Alessandro Baccei e il rappresentate legale della Sas Sergio Tufano, è stata stabilita una data di scadenza entro la quale dovrebbero tutti tornare al lavoro, ovvero il 13 luglio. Cauto entusiasmo tra i manifestanti che, prima, avrebbero voluto vedere un verbale nel quale la società si assumeva la responsabilità di quanto comunicato loro. Ma così non è andata.

Video - Gian Luca Mazzarese della Cgil

“Speriamo di fare il miracolo - ha ironizzato Tufano il giorno del tavolo tecnico - prima del Festino di Santa Rosalia. Per potere procedere con l’esame dei curricula e le chiamate dobbiamo completare la ricognizione tra i dipartimenti regionali per vedere quali commesse avremo e non incappare in problemi sul controllo analogo. Per quanto riguarda Sis io sono entrato a far parte della società ad agosto 2016, quindi chi c’è stato prima di me avrà avuto le sue ragioni per muoversi così. Molte delle attività che seguivano sono state bloccate e lo si può riscontrare chiedendo in giro proprio fra i dipartimenti. Chi ha promosso contenziosi ha evidentemente un percorso da fare e obiettivi da raggiungere”, conclude Tufano ammettendo che eventuali ricorsi potrebbero sferrare un duro colpo alle casse societarie.

Di avviso diverso alcuni lavoratori che, invece, sostengono come siano stati “costretti” ad abbandonare i loro progetti nei dipartimenti prima del tempo o a sbrigarsi per evitare ricadute negative sui vari settori in cui lavoravano, come la pesca, il commercio e l’innovazione tecnologica, scrivendo progetti e bandi di ogni ordine e tipo.

Dei settanta lavoratori che furono di Sis, qualcuno - sentendosi ormai scoraggiato - ha deciso di cambiare strada e reinventarsi, o almeno provarci, in altre posizioni lavorative. I restanti, invece, hanno deciso di continuare sulla stessa strada non escludendo, in base a ciò che potrebbe avvenire nei prossimi giorni, la possibilità di presentare ugualmente il ricorso dinanzi al Tribunale di Palermo per la tutela dei propri diritti.

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