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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

"La Sicilia svenduta allo Stato", De Luca contro Schifani: presenta mozione di sfiducia al governatore

L'iniziativa dei gruppi parlamentari Sud chiama Nord e Sicilia Vera. Sotto accusa la scelta della Regione di accettare in via forfetaria e a titolo definitivo, la somma di 200 milioni per l'anno 2022. Parla 'Scateno': "Abbiamo assistito a una truffa di cui si è reso responsabile lo stesso presidente". Sammartino: "Analisi sbagliata"

I gruppi parlamentari Sud chiama Nord e Sicilia Vera hanno presentato in queste ore una mozione di sfiducia al presidente Renato Schifani "per aver svenduto la Sicilia agli interessi unilaterali dello Stato Italiano".

I parlamentari De Luca, Lombardo, Sciotto, Balsamo, De Leo, Geraci, La Vardera e Vasta hanno sottoscritto la mozione di sfiducia evidenziando le gravi responsabilità del presidente Schifani nell'ambito dell'accordo Stato-Regione.

Ancora una volta - come ribadito ieri in commissione bilancio dal leader Cateno De Luca - sotto accusa la scelta del Governo regionale di accettare in via forfetaria e a titolo definitivo, la somma di 200 milioni di euro per l’anno 2022. Inoltre, a decorrere dall’anno 2023 lo Stato si impegna ad individuare una soluzione al fine di concorrere progressivamente all’onere derivante dall’innalzamento della quota di compartecipazione regionale alla spesa sanitaria dal 42,50% al 49,11%.

"Si tratta di un accordo, evidenziano i deputati di Sud chiama Nord e Sicilia Vera, stipulato in assenza di una delibera di giunta che ne autorizzasse la trattativa, ha disatteso l’iter previsto assumendo la connotazione di una mera trattativa privata tra Schifani e Giorgetti. Con questo accordo la Regione rinuncia definitivamente ad oltre 9 miliardi di euro per avere da parte dello Stato appena 200 milioni di euro e appare evidente che questa erogazione venga effettuata una tantum soltanto per consentire al Presidente Schifani di approvare il bilancio della Regione dell’anno 2023 e per tamponare la vicenda relativa alla sentenza della Corte dei conti del 3 dicembre 2022 sulla parifica del rendiconto 2020".

"Abbiamo assistito - afferma il leader Cateno De Luca - ad una vera e propria truffa ai danni della Sicilia di cui si è reso responsabile lo stesso Presidente Schifani che, in quell’arco temporale ha ricoperto anche il ruolo di presidente del Senato e che con il suo silenzio e disinteresse non ha fatto nulla per risolvere la questione. Non si può assolutamente condividere questa scelta di inaudita gravità del Presidente Schifani che mortifica e tradisce il popolo siciliano e oltraggia l’Autonomia della nostra Regione. A tutto ciò, prosegue De Luca, si aggiunge il vuoto assoluto che ha caratterizzato questo inizio di legislatura. Il presidente Schifani si è dimostrato inadeguato al compito di governare la Regione in questo particolare momento storico di estrema difficoltà e di   particolare emergenza sociale".

"Consideriamo il comportamento del Presidente Schifani imputabile di alto tradimento nei confronti dello Statuto siciliano - conclude l'ex sindaco di Messina -. Non ci resta altro da fare, prosegue De Luca, che rifarci all''articolo 10 dello Statuto della Regione siciliana, ed esprimere la nostra sfiducia nei suoi confronti. Schifani ha già mostrato la sua inadeguatezza dolosa nel governare la nostra terra. Invitiamo adesso le opposizioni al Governo Schifani ad un atto di responsabilità e sottoscrivere quindi la mozione per portarla in aula e aprire la discussione".

Per il governo è il vicepresidente della Regione, Luca Sammartino, a rispondere: "Temo che l’onorevole Cateno De Luca, politico di esperienza, non abbia avuto il tempo di leggere le carte e questo lo ha indotto a sbagliare la sua analisi. Infatti - prosegue - il credito non è stato mai realmente riconosciuto da nessuno. Anzi, ci sono due sentenze della Corte Costituzionale che vanno esattamente nella direzione opposta. La prima è la  246 del 2012, quando la Regione impugnò il bilancio dello Stato proprio in merito a queste risorse e la Consulta considerò la richiesta inammissibile. La seconda è la 62 del 2020 con la quale è stato accolto il ricorso dello Stato contro la legge regionale 8 del 2018 che metteva in bilancio somme riferibili a questo presunto credito. Proprio da quest’ultima decisione è arrivato l’invito della Corte a trovare un accordo tra i due governi». «Dopo 15 anni, per la prima volta - conclude Sammartino - c’è un governo regionale che ha ottenuto dei risultati concreti: l’intesa, infatti, non riguarda solo i 200 milioni di euro ma prevede altri benefici economici per la Regione Siciliana anche nel 2023 e negli anni successivi. Inoltre, viene stabilito il principio che lo Stato deve rivedere il meccanismo di partecipazione della Regione alla spesa sanitaria".

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