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Referendum sulle trivelle, alle ore 19 affluenza del 22% a Palermo

Cittadini chiamati ad esprimersi sull'abrogazione della norma che riguarda la durata delle concessioni, che estende quest'ultime fino all'esaurimento del giacimento di gas o petrolio. Si voterà dalle 7 alle 23 e subito dopo ci sarà lo scrutinio

Sono circa un milione e undici mila i palermitani (tra capoluogo, provincia, emigrati e residenti all'esterno) chiamati ad esprimersi sull'abrogazione della norma che riguarda la durata delle trivellazioni marine entro le dodici miglia dalla costa. Sarà possibile votare dalle ore 7 alle 23 di stasera e lo scrutinio inizierà subito dopo. Il comune di Palermo, per agevolare i cittadini sulle richieste più frequenti e fornire dati sulla consultazione, ha messo online il Portale delle elezioni. Chi può votare, cosa cambierà se dovesse vincere il “sì” e tutte le altre informazioni utili per esprimere la propria preferenza.

AGGIORNAMENTO ORE 19 - Nel capoluoguo siciliano l'affluenza è arrivata al 22,06%, con 117.814 votanti su 534.173 aventi diritto. La percentuale, comprendendo gli 82 comuni della provincia di Palermo, scende al 19,49%. Prossimo dato alle ore 23.

AGGIORNAMENTO ORE 12 - A Palermo hanno votato in 43.395, pari all'8,12% degli aventi diritto. Estendendo l'analisi sull'affluenza agli altri comuni della provincia il dato, secondo quanto comunicato dal Ministero dell'Interno, scende al 6,64%.

Ecco il quesito referendario:
Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?

CHE COS'È IL REFERENDUM ABROGATIVO - Il referendum abrogativo è disciplinato dall'art. 75 della Costituzione. Si ricorre a questo tipo di referendum per deliberare l'abrogazione parziale o totale di una legge quando lo richiedano cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali: nel caso del referendum del 17 aprile sono stati i Consigli regionali a chiedere ed ottenere la consultazione; inizialmente 10, le Regioni sono poi diventate 9 dopo il ritiro dell'Abruzzo. A volere il referendum le Regioni Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.

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fac simile referendum trivelle-2CHI PUO' VOTARE - Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini italiani che hanno compiuto il diciottesimo anno di età alla data di domenica 17 aprile 2016. Quasi 47mila gli elettori negli 8.000 comuni e 61.563 le sezioni elettorali del territorio nazionale. A questi, grazie alle modifiche introdotte con legge 6 maggio 2015, n. 52 alla legge sul voto all'estero (L. 459/2001), vanno aggiunti gli italiani temporaneamente all'estero che potranno partecipare al voto per corrispondenza organizzato dagli uffici consolari. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, il cosiddetto quorum, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi (50 per cento degli iscritti al voto su base nazionale + 1 elettore).

COME SI VOTA - Per votare l'elettore deve esibire la tessera elettorale e un documento di riconoscimento personale (carta d'identità ad esempio, il passaporto etc.). Nel caso la tessera elettorale non risulti più utilizzabile per l'esaurimento di tutti gli spazi relativi alla certificazione del voto occorre, prima di presentarsi a votare, richiedere una nuova tessera elettorale.

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Cosa si vota - Votando sì allo scadere delle concessioni in atto le autorizzazioni per l'estrazione di gas o petrolio non si potranno rinnovare e quindi le società, titolari delle concessioni, dovranno interrompere l'attività. Votando no, invece, le concessioni dureranno fino all'esaurimento del giacimento di gas o petrolio quindi le estrazioni andranno avanti.

Le ragioni del sì - Il comitato nazionale "Vota Sì per fermare le trivelle" invita i cittadini a dire sì all'abrogazione della norma. La lista di chi ha aderito al comitato è lunga. Tra le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e il Wwf ma tanti anche i nomi di personaggi dello spettacolo che hanno deciso di sposare la causa. Secondo loro il reale quesito del referendum è in realtà: "Vuoi che l'Italia investa sull'efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l'innovazione?". "La vera posta in gioco di questo referendum è quella di far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata", dice il Comitato, che ricorda come il petrolio sia "una vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby". Ecco i 10 motivi per cui, secondo loro, bisogna votare sì.

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Le ragioni del no - Il direttore della comunicazione dell'Eni, Marco Bardazzi ha scritto una nota in cui spiega perchè bisogna votare no al referendum. L'azienda del cane a sei zampe non è l'unica a pensare così; anche il Gruppo Ottimisti e Razionali, che annovera tra le sue fila esperti di energia e ambiente, tecnici ma anche filosofi, giornalisti e consiglieri regionali punta alla non abroigazione delle norma. Le loro ragioni si possono sintetizzare in 6 punti: lo scarso impatto che le estrazioni di gas avrebbero sull'ambiente e sul turismo, il danno economico che lo stop delle attività comporterebbe sia per il Paese nel suo complesso (l'industria porta nelle casse dello Stato circa 800 milioni di tasse e 400 di royalties e concessioni) che per i singoli lavoratori impiegati nel settore (circa diecimila) e il fatto che le quote di petrolio estratto da piattaforme entro le 12 miglia nel nostro Paese sia molto ridotto, nel complesso ben l'85% viene dai pozzi a terra. Infine sostengono che il referendum sia inutile e costoso: "è uno spreco di 400 milioni" che "non ha senso e non si doveva fare".

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C'è poi chi, come il presidente del Consiglio Renzi, sostiene che la cosa migliore sia astenersi. E chi invece, come il presidente della Consulta Paolo Grossi, ritiene che la partecipazione al voto fa parte della carta d'identità del buon cittadino: "Si deve votare, nel modo in cui ognuno crede di votare".

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