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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Cefalù, chiusura punto nascita M5S: "Al Ministero non interessa"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

"Una risposta per nulla soddisfacente, che attesta il disinteresse del ministero ad un problema enorme per i comprensori di Cefalù e Termini Imerese”. E' profondamente delusa la deputata M5S alla Camera, Giulia Di Vita, dalla risposta del sottosegretario alla Sanità De Filippo alla sua interrogazione sulla paventata chiusura del punto nascita di Cefalù. “Non è che da questo governo ci aspettassimo mirabilie - afferma la deputata – ma almeno il minimo sindacale ci era dovuto. Ci aspettavamo che il ministero si documentasse, magari - come sarebbe stato giusto - con una visita negli ospedali interessati. E invece l'esecutivo si è limitato a ribadire le misure già intraprese, che nel breve periodo sedano la questione, senza però prospettare una vera soluzione al problema”.

“La cervellotica trovata di mettere in competizione due strutture ospedaliere, come quella di Termini Imerese e di Cefalù, come se si trattasse di banali beni di consumo e non del diritto alla salute di migliaia di persone, denota una scarsa conoscenza delle peculiarità della zona interessata e dei conseguenti disagi che, in entrambi i casi, la popolazione si troverà a subire. Desta notevole preoccupazione l’attività di verifica e monitoraggio dei volumi produttivi dei due presidi ospedalieri, che, grazie al ministero, si ritroveranno a a farsi una vera e propria guerra fino al 2016. E tutto questo senza che sia dato loro di sapere con quali modalità e scadenze e se a porre in essere le necessarie verifiche sarà il ministero o quella Regione che ha dimostrato totale inadeguatezza perfino di fronte a tragedie come quella della piccola Nicole”.

“E chiaro – conlude la deputata - che con la chiusura di uno dei due punti nascita si negherà a centinaia di future madri siciliane la possibilità di trascorrere la gravidanza a casa propria, e se lo faranno, ciò avverrà a proprio rischio e pericolo, senza avere la certezza di riuscire a raggiungere agevolmente il punto nascita più vicino, che potrebbe essere addirittura a 60 minuti di distanza”.

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