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Formazione, Galici: "Precarizzare il settore non è la giusta via"

In un'intervista a PalermoToday il coordinatore regionale dei Cobas Scuola denuncia lo stallo che si è creato fra enti gestori e governo regionale. Una guerra fredda in cui a rimetterci sono sempre e comunque i lavoratori

"Abbiamo chiesto a Crocetta una rivoluzione della Formazione professionale, ma la politica sembra stia imboccando la strada opposta". A parlare è Maurizio Galici, coordinatore regionale dei Cobas Scuola, che in un'intervista a PalermoToday denuncia "l'illecita precarizzazione del settore". Nel mirino c'è proprio il bando del Ciapi di Priolo che prevede il reclutamento per sette mesi di 1415 operatori che hanno lavorato negli enti coinvolti in inchieste giudiziarie. 

"Questo bando è un'esplicita violazione del contratto di lavoro della categoria - dichiara Galici - per il quale è proibito il passaggio da un lavoro a tempo indeterminato a uno a tempo determinato. Il vero capitale della formazione sono i lavoratori, ai quali si sta offrendo un salvagente che rimarrà a galla per pochi mesi. E visto che devono pensare alle loro famiglie, e che non sono stati erogati gli stipendi per più di un anno, è ovvio che sia allettante". In questi giorni i dipendenti del Cefop e di Ial Sicilia sono in presidio davanti all'assessorato della Formazione di viale Regione. "Da 14 mesi - racconta una di loro - non riceviamo stipendio e il nostro ente ci ha messo in sospensione per un anno".

La mancata realizzazione di un piano triennale da parte del governo regionale denota secondo Maurizio Galici "una preoccupante e sistematica elusione delle leggi vigenti", in quanto ciò che sarebbe auspicabile sarebbe "un tavolo di confronto, piuttosto che uno scontro fra enti e assessorato". Le cui vittime sono sempre i lavoratori. 

"Il Cobas ha una sua proposta di riforma che prevede degli enti come parte sociale - continua Galici - e non come gestori di fondi, creando una sinergia fra scuola e imprese. In un periodo di crisi come questo la formazione può essere un elemento di traino per la cultura e l'economia, in grado di innestare meccanismi di crescita. Per questo la nostra battaglia ha uno spessore sociale, e non solo corporativo". 

Una riforma è stata annunciata dal governo, ma si fa aspettare. In questi anni d'incertezza sono mancati i controlli e le regole, regole intese come "relazioni civili fra gli uomini". E adesso la Regione dice di aver erogato i fondi, gli enti di non averli ricevuti.

"Se mancano i soldi, e se il problema è quello è bene che venga detto chiaramente - continua il coordinatore dei Cobas - bisogna trovare delle soluzioni ottimali. Razionalizzando le spese e individuando le spese inutili, creando degli obiettivi definiti. Non si può pretendere, o fingere, di dare il massimo precarizzando il settore. In Sicilia il denaro pubblico non ha trasparenza, e la gestione dei fondi non si basa sull'economia reale. Abbiamo chiesto a Crocetta una rivoluzione della formazione professionale, fatta dando unicamente ascolto al popolo siciliano".

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