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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Cuffaro rompe il silenzio: "Con Orlando molti 'cuffariani', rispetti un insignificante ex detenuto"

L'ex governatore siciliano, tornato al centro del dibattito politico in occasione delle elezioni per il suo ruolo nella coalizione che ha sostenuto Fabrizio Ferrandelli, si rivolge al neo (ri) eletto sindaco: "Chiedo rispetto"

"Mi ero ripromesso di non polemizzare con Leoluca Orlando. Non l'ho fatto durante tutta la campagna elettorale nonostante le sue pesanti e cattive insinuazioni. Oggi però, finita la competizione elettorale, il sindaco continua con le sue mistificanti esternazioni nei miei confronti, dimostrando l'arroganza di chi non sa vincere, e mi vedo costretto a fare qualche precisazione. Constato oggi però, e mi dispiace, astio, ipocrisia e mistificazione. Pensavo infatti che Leoluca Orlando utilizzasse la bugia e la cultura del sospetto solo per scopi elettorali, per averne un vantaggio; non lo giustificavo, certo, ma mi sforzavo di capirlo". E' quanto si legge in una lunga nota firmata dall'ex presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro. La figura dell'ex governatore siciliano è tornata al centro del dibattito politico in occasione delle elezioni comunali perchè è stato, di fatto, il collante della coalizione che ha sostenuto il candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli. Una presenza scomoda quella dell'ex presidente, tornato in Sicilia dopo avere scontato la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, che ha generato accese polemiche tra i partiti.

"Adesso che la campagna elettorale è finita e che ha vinto - scrive Cuffaro - fatico a comprendere perché utilizzi ancora la bugia, gli insulti e le accuse infamanti. La virtù più grande di un leader è saper essere umile nella vittoria. Non è il caso di Orlando, leader nella mistificazione. Nel 1991, partecipando alla famosa trasmissione su Libero Grassi nel corso della quale - lo ammetto - fui oltremodo focoso, difesi il mio partito e la mia storia di democristiano ma certamente non ho polemizzato nè tanto meno attaccai il giudice Giovanni Falcone che invece fu proprio Orlando ad accusare come è ormai notorio. Ma lui e i suoi fidi compagni del tempo mistificarono, facendo credere che fossi stato io ad attaccare Falcone. Ci sono volute alcune sentenze di tribunali, ai quali mi sono rivolto, per ristabilire la verità. (Con una di queste è stato condannato per diffamazione l'onorevole Antonio Di Pietro). Oggi, con la desecretazione dei verbali della commissione Antimafia, sono le stesse dichiarazioni di Giovanni Falcone che fanno chiarezza su chi già sin da allora aveva portato dentro il Comune gli interessi politici, economici e mafiosi di Ciancimino e dei suoi amici. Con Orlando sindaco, Ciancimino continuava a imperare nel sistema degli appalti. Però lui, Leoluca Orlando, ancora adesso, dopo venticinque anni continua a mistificare e a distorcere i fatti, strumentalizzando il mio nome e la mia storia per 'mascariare' Fabrizio e i tanti giovani che con le sue liste, con quelle di Forza Italia e di Cantiere popolare lo hanno sostenuto. Ma non c'è nulla da fare: ancora oggi Orlando urla e mistifica: ha forse qualche altra cosa da nascondere? Sono molto preoccupato della sua preoccupazione".

Cuffaro si chiede se "Può un sindaco e politico così onnipotente preoccuparsi di un insignificante ex detenuto e dei suoi pochi amici rimasti, lui che ha tra le sue liste la stragrande maggioranza dei 'Cuffariani', molti dei quali in posti di potere? Non serve che io ne ricordi i nomi, Orlando li sa bene e li sanno anche i tanti cittadini di Palermo che li hanno votati. È falso che io in questa tornata elettorale sia stato un regista occulto e uno stratega: ho soltanto ritenuto Fabrizio Ferrandelli l'uomo giusto per amministrare e rappresentare Palermo, con il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, le sue idee, la sua umanità. Tutto qui. Mi sono limitato a indicarlo a qualche amico come un potenziale primo cittadino in grado di riscattare Palermo. Auguro al sindaco buon lavoro: pensi finalmente ad amministrare, cercando di superare i suoi trionfalismi vuoti e il suo stesso modo di essere e di apparire; lavori per portare serenità in questa città che gli ha ridato fiducia, e che ha bisogno di amore e non di odio. Palermo ha la gioia di sapere e la forza di sperare, ha voglia di sorridere ed ha il senso della vita, sa che le voci sono sospiri, sa stringere le mani e cogliere gli sguardi e sa volgere lo sguardo verso il cielo. Palermo vuole che nell'aria ci sia una dolcezza nuova".

"Di cosa sono reo secondo Orlando? Di cosa, esattamente? - continua l'ex presidente della Regione - Forse di non essermi schierato politicamente con lui? Forse di aver dato fiato alla mia passione per la politica? La smetta di considerarsi il bene assoluto e di rilasciare patenti di moralità. Rispetti anche i palermitani che non la pensano come lui, a maggior ragione se si considera che è stato votato da una minoranza di cittadini. Ebbene, la passione per la politica, quella feconda e non sterile, quella sincera e tra la gente mi ha indotto in quest'ultima competizione elettorale a prendere posizione, a viso aperto come ho sempre fatto, e nel contempo a dare una mano di aiuto agli amici candidati impegnati nella competizione elettorale, con tutti i limiti che mi sono imposti. Non so se ho fatto bene o male, non so quanta gente mi vuol bene. So che voglio bene alle persone: molti di loro hanno scelto di votare per Orlando, e io rispetto questa loro scelta. I deludenti risultati elettorali mi fanno capire che una cosa è essere voluto bene e un'altra è il consenso elettorale. Per quanto mi riguarda, mi dedico al mio nuovo e gratificante lavoro di agricoltore: sarò lieto di inviarle alcune bottiglie del mio vino. Buon lavoro Signor Sindaco: lei è anche il mio sindaco e la rispetto. Anche io sono un cittadino di Palermò. Rispetti anche me: ci provi, almeno. Gliene sarò grato". 

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