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L'Amat vuole 111 milioni dal Comune, l'allarme del ragioniere Basile: "Così salta il piano di riequilibrio"

Il dirigente mette nero su bianco che l'ente rischia "il dissesto per insolvenza". Una "bomba" che arriva a margine della seduta di Consiglio, l'ultima forse per il sindaco, in cui si è discusso dell'accordo con lo Stato per salvare i conti. Orlando: "Risorse limitate, il governo tratti Palermo come le altre grandi città italiane"

L'atto di diffida e di messa in mora dell'Amat, che reclama il pagamento di 111 milioni di euro per corrispettivi non erogati dal Comune, rischia di far saltare il piano di riequilibrio dei conti di Palazzo delle Aquile. A metterlo nero su bianco è il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile in una "comunicazione urgente" inviata al sindaco Leoluca Orlando, agli assessori e ai dirigenti competenti per settore, al collegio dei revisori e al presidente del Consiglio Totò Orlando. 

Basile spiega che la "repentina iniziativa di Amat", che ha fatto richiesta di ammissione al piano di rilevazione dei debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili, rende "inutile ogni buon proponimento risanante", facendo precipitare il Comune "in una condizione di dissesto finanziario per insolvenza". Una "bomba" che arriva a margine della seduta di Consiglio comunale, convocata alla presenza del sindaco Leoluca Orlando per discutere dell'accordo fra Stato e Comune per ripianare il disavanzo. Durante quella che potrebbe l'ultima seduta del Professore a Sala delle Lapidi, il primo cittadino è apparso provato, in difficoltà e non ha replicato nel merito alle contestazioni sulla bozza definitiva di piano inviata a Roma e solo oggi sottoposta al Consiglio. 

Come se non bastassero i problemi per un Comune a rischio default, arriva anche la "comunicazione urgente" del ragioniere Basile. L'alto burocrate scrive che "sin d’ora occorre che siano adottate senza indugio tutte le iniziative effettivamente necessarie affinché la Società provveda al ritiro della istanza presentata ed all’immediato ritiro dell’atto di diffida, in assenza delle quali scatterà per il Comune l’obbligo di avviare la procedure prevista dall'art. 244 del Testo unico enti locali". L'articolo 244 altro non è che il dissesto finanziario. 

Il ragioniere stigmatizza il comportamento dell'Amat, "in assoluto contrasto rispetto alla condizione di società in house affidataria diretta di servizi pubblici locali". Ma non bisogna dimenticare che meno di due settimane fa era stato definito il piano di risanamento dell'Amat, presentato in pompa magna (con foto, strette di mano e sorrisi a 32 denti) dal sindaco Orlando, dall'assessore Catania e dal presidente Cimino durante una conferenza stampa. Piano sottoscritto dal socio Comune, malgrado l'azienda di via Roccazzo abbia confermato la volontà di non ritirare l'atto di diffida e messa in mora da 110 milioni di euro presentata già due anni fa. L'Amat oggi quindi si considera a tutti gli effetti un creditore del Comune e non si ritiene parte integrante del bilancio consolidato.

Una situazione che va ad intaccare un piano di riequilibrio dei conti già di per sé claudicante. "Quanto sta accadendo con l'Amat - attacca Ugo Forello, consigliere comunale di Oso - è un'ulteriore, chiara, manifestazione di incapacità politica e gestione di questa amministrazione, che sta raggiungendo livelli inaccettabili. Negli ultimi cinque anni le partecipate hanno bruciato qualcosa come 125 milioni. Senza considerare i 111 milioni chiesti da Amat".

Questi dati Forello li ha sciorinati durante la seduta di oggi del Consiglio e si riferiscono al cosiddetto fondi rischi partecipate e accantonamenti per disallineamenti non riconciliati. "Ma a pesare ci sono anche i 150 milioni del fondo rischi contenzioso" aggiunge Forello, che in Aula ha chiesto di bloccare "un patto scellerato che rappresenta una rovina per la città". Tra l'altro, rispetto al piano di riequilibrio approvato dal Consiglio, lo stanziamento del governo centrale è pure inferiore: 179 milioni anziché 188, con la differenza che andrà giocoforza reperita con un ulteriore aumento dell'Irpef. 

Il contributo destinato a Palermo anche a detta del sindaco è insufficiente. Secondo Orlando, "è necessario un intervento del governo nazionale per superare la limitatezza delle risorse previste in sede di accordo e per usare nei confronti della città di Palermo misure analoghe a quelle previste per grandi città italiane quali Roma, Torino e Napoli che hanno ottenuto ciascuna oltre e anche multipli di un miliardo di euro". 

Di questa esigenza di intervento il sindaco ha chiesto "che si faccia carico il Consiglio comunale che ha approvato la delibera del 31 gennaio scorso comprendendo la necessità di evitare un disastroso dissesto. Necessità che peraltro è stata chiaramente indicata anche dallo stesso Parlamento nazionale in sede di bilancio dello Stato 2022-2024". Nel sottolineare "la condizione di criticità finanziaria" del Comune e di altri 150 enti locali siciliani, Orlando ha ricordato che il "piano di riequilibrio è perfettamente modificabile dalle future amministrazioni a differenza di quanto avverrebbe in caso di dissesto". Una condizione che comunque lascia il Comune in una sorta di limbo e getta la patata bollente tra le mani del prossimo sindaco. 

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