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Miccichè bacchetta i deputati e il governo Musumeci: "Troppe leggi impugnate, è mortificante"

Il presidente dell'Ars ha annunciato che "in Aula non accetterà più leggi che presentino profili di incostituzionalità". Anche perché, è la constatazione, "il dialogo con Roma si è interrotto". Fumata nera sulle nomine in commissione Affari istituzionali

La scure del Consiglio dei ministri si è abbattuta sul 15% delle norme approvate all'Ars da luglio a ottobre. Leggi "tutte da sistemare" che dalle commissioni arrivano in Aula e disegni di legge governativi approdati a Palazzo dei Normanni senza le necessarie relazioni tecniche. Una situazione “mortificante”, così l’ha definita il presidente del parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, che nel corso della seduta di oggi ha firmato un richiamo ufficiale ai deputati per “fermare questo andazzo”. “Fino al mese di luglio avevamo portato a termine delle leggi importanti con una media di impugnativa da parte dello Stato del 5% - sono state le parole di Miccichè a Sala d'Ercole -, ma da quel mese la percentuale si è alzata. Si sta instaurando un meccanismo che vede leggi arrivare in Aula dalle commissioni piene di errori". Miccichè ha rivolto un appello soprattutto ai presidenti delle commissioni di Palazzo dei Normanni: "Vi chiedo di porre una attenzione assoluta. In Aula non possono arrivare leggi che già prevedono incostituzionalità nel testo. Non accetterò più in Aula leggi con problemi di costituzionalità, quei nodi dovranno essere risolti nelle commissioni". Lo stesso atteggiamento di intransigenza verrà adottato nei confronti del governo, oggi presente a Sala d'Ercole con gli assessori all'Agricoltura Toni Scilla e al Territorio Toto Cordaro: "Le proposte di legge devono giungere in Parlamento con le relazioni tecniche".

Miccichè si è detto preoccupato anche per il dialogo con Roma, che "sembra stia venendo meno ed è qualcosa che ci sta creando delle difficoltà. In altre situazioni, un accordo preventivo con lo Stato avrebbe consentito anche qualche forzatura. Però occorre trattarlo prima, non possiamo essere sempre convinti di avere ragione”, ha detto, riferendosi soprattutto agli esponenti del governo.

L’Ars, a chiusura di seduta, ha approvato un ordine del giorno presentato dai deputati regionali di Pd, Cinquestelle, Cento Passi e Italia viva in relazione all’assalto di sabato scorso alla sede nazionale della Cgil. "Il governo della Regione - è il testo - esprima una ferma condanna per gli atti di violenza, chiaramente di matrice neofascista, avvenuti lo scorso 9 ottobre, e assuma concretamente, nel rispetto delle specifiche competenze, iniziative idonee e mirate, presso il governo nazionale, per valutare la sussistenza dei presupposti di legge per lo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista, artefici di condotte punibili ai sensi delle norme attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana".

La seduta è stata poi chiusa e rinviata alla settimana prossima. Una settimana in cui però a Palazzo dei Normanni resterà a “lottare” il presidente della prima commissione Affari Istituzionali, Stefano Pellegrino, che, per via delle assenze della maggioranza non riesce a far approvare le 28 nomine che ha all’ordine del giorno da mesi. Sul silenzio-assenso, che scatterà a breve, non transige: “È una patologia”, dice. Proverà, come aveva annunciato giorni fa, a convocare la commissione ogni giorno, ma se i deputati non siederanno tra i banchi, avrà ben poco da fare: i ruoli assegnati dal governo Musumeci diventeranno effettivi anche senza il consenso dei deputati dell’Ars.

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