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Città metropolitana, si insedia Orlando: prove di dialogo con Crocetta

Dopo oltre tre anni di scontri, l'attuazione della riforma che istituisce le Città metropolitane (e i Liberi Consorzi) lascia presagire una stagione di collaborazione tra Comune e Palazzo d'Orleans. Il 27 giugno la conferenza dei sindaci, chiamata all'elezione di 18 consiglieri

Con l’insediamento di Leoluca Orlando a sindaco della Città metropolitana si apre una nuova pagina per i comuni del Palermitano, soprattutto nei rapporti con la Regione. Oggi, durante il passaggio di consegne con il commissario straordinario Manlio Munafò (che rimarrà in carica fino a quando non s’insedierà anche il Consiglio metropolitano ndr), Orlando ha lanciato segnali di apertura al governatore Rosario Crocetta, presente tra gli altri assieme al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. “I sindaci – ha detto Orlando – non hanno nessuna intenzione di demolire. La Regione però deve capire che senza le realtà comunali 'unn’avi unni iri' (non ha dove andare ndr). Gli individualismi non servono: insieme si può”.

Dopo oltre tre anni di scontri, l’attuazione della riforma che istituisce le Città metropolitane (e i Liberi Consorzi) lascia presagire una stagione di collaborazione con Palazzo d’Orleans. Un’intesa auspicata anche da Crocetta: “Finalmente siamo arrivati al compimento della riforma, che costituisce uno dei punti principali del programma del governo regionale. Ci sono voluti tre anni ed enormi difficoltà, ma ci siamo riusciti. Lo spirito della riforma è quello di riconoscere ai sindaci il ruolo di protagonisti del territorio, senza enti intermedi che si sovrappongono. Non abbiamo bisogno di scontri tra Comuni e Comuni, tra Comuni e Città metropolitane, tra Città metropolitane e Regione, tra Regione e Stato. La Regione deve amministrare meno e fare da collegamento fra i territori: non devono esserci conflitti coi Comuni”.

Anche perché tanti e complessi sono i “nodi” da risolvere: dall’acqua pubblica ai rifiuti, passando per il turismo e la viabilità.
La Città metropolitana di Palermo avrebbe bisogno di circa 40 milioni di euro all'anno per assolvere alle sue funzioni: edilizia scolastica, viabilità, controlli ambientali, opere pubbliche; ma anche la partecipata Palermo Energia, la fondazione Sant'Elia, le riserve naturali, la Gesap. Società quest’ultima che gestisce l'aeroporto “Falcone-Borsellino” dove, tra Comune e Città metropolitana, Orlando può disporre di oltre il 70% delle quote azionarie.

La comunità metropolitana c'è già – ha spiegato il Professore – ed è nella testa dei cittadini che vivono nell'area metropolitana, mancava solo un rifermento istituzionale che nasce oggi. Il primo compito che avremo sarà quello di mettere in sicurezza il bilancio dell’ente, così come abbiamo fatto al Comune di Palermo. Ciò significa poter garantire servizi come l'edilizia scolastica e l’assistenza ai diversamente abili. Questa non è la Provincia, altrimenti sarebbe un fallimento. I sindaci non saranno solo invitati a qualche cerimonia. Noi sindaci tutti insieme facciamo la differenza”. Orlando ha già le idee chiare su come “raddrizzare” i conti: “Dobbiamo consegnare all'Anas le strade provinciali, lasciando alla Città metropolitana la gestione delle strade interpoderali e intercomunali. Serve inoltre una razionalizzazione dell’edilizia scolastica: i plessi devono essere accorpati, una famiglia non deve più accompagnare ogni figlio in una scuola diversa”, ha annunciato Orlando in una Sala Martorana gremita. Un luogo che – ha ricordato il presidente dell’Ars Ardizzone, più volte elogiato da Orlando – “nel 1945 ha ospitato i lavori della Consulta che portò alla stesura dello Statuto siciliano. Oggi che siamo in una fase di riassetto dello Statuto dobbiamo tracciare un nuovo percorso istituzionale. I sindaci sono il baluardo, la trincea, il primo punto di riferimento dei cittadini. La Città metropolitana non è la Provincia è di più. Adesso sì che siamo più europei”.

Il 27 giugno verrà convocata la conferenza dei sindaci, chiamata all’elezione di 18 consiglieri metropolitani a cui possono anche essere assegnate delle deleghe. Insomma vita nuova per Palazzo Comitini, reduce da una difficile fase di transizione. L’ente “traghettato” nell’ultimo anno e mezzo dal commissario Munafò, adesso passa nelle mani dei sindaci, che parteciperanno in maniera attiva alla gestione dell’area vasta (di fatto ideata due anni fa con il “Patto dei Ventimiglia”). “Un cambiamento epocale, che modifica il sistema delle autonomie locali”, ha affermato Munafò, prima di tracciare il bilancio del suo mandato: “L’ente ha patito il taglio dei trasferimenti finanziari. Tuttavia, siamo riusciti a salvaguardare i livelli occupazionali e fare dei risparmi. Con i prepensionamenti il numero dei dipendenti è sceso a 900 unità, con un risparmio di 2 milioni all’anno. Il passaggio allo Stato del liceo Cassarà ha ridotto i costi di altri 27 milioni. Sulla viabilità abbiamo 20 milioni di interventi programmati con fondi della Regione e della Protezione civile; altri 3,5 milioni di fondi Cipe serviranno per l’adeguamento dell’edilizia scolastica”. 

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