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Proroga al 15 gennaio per i precari dell'emergenza Covid, ok da Roma per le prime stabilizzazioni

Il direttore della Asp 6 Daniela Faraoni ha firmato il rinnovo dei contratti dei 758 lavoratori. L'azienda vuole farsi trovare pronta nel caso di una "riacutizzazione degli effetti emergenziali della pandemia". Inserita una norma nella Finanziaria nazionale per l'assunzione definitiva dei lavoratori a tempo determinato

Prorogato fino al 15 gennaio 2022 il contratto dei 758 lavoratori dell’emergenza dell’Asp di Palermo. Si tratta di medici, operatori sanitari, psicologi, educatori, amministrativi, informatici e altre figure che sono stati impiegati in questi mesi in prima linea nella gestione della pandemia Covid-19. Nel frettempo, a Roma è stata inserita nella legge di bilancio 2021 una norma per cui "gli enti del Servizio sanitario nazionale vengono autorizzati a stabilizzare il personale assunto a tempo determinato durante l'emergenza". 

Daniela Faraoni, direttore generale dell’Asp di Palermo, ha firmato ieri il rinnovo, accogliendo l’appello di aziende ed enti che avevano chiesto di mantenere il livello del personale per poter continuare a garantire l’erogazione delle prestazioni sanitarie per il contrasto e il contenimento dei contagi, come le vaccinazioni anti-Covid e i tamponi. Richiesta accolta, si legge nel documento, anche perché, “per via dell’andamento oscillante della pandemia”, nel caso di una “riacutizzazione degli effetti emergenziali”, l’Asp non può farsi trovare impreparata.

E così, contratto rinnovato senza soluzione di continuità, ovvero senza interruzione della prestazione tra l’uno e l’altro, per i lavoratori in questione, 758 persone con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) che lavorano 140 ore a settimana e sono così divisi: 73 dirigenti medici, 56 collaboratori amministrativi, 51 ingegneri, 22 assistenti sociali, 21 educatori, 336 tecnici periti informatici, 199 assistenti amministrativi. Il rinnovo ha un costo pari a poco più di 6 milioni di euro.

Ma per questi lavoratori potrebbe trattarsi dell’ultima proroga possibile: lo stato di emergenza nazionale è stato attualmente prorogato fino al 31 dicembre 2021 ma, essendo stato deliberato per la prima volta dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020 e non potendo superare i 12 mesi, potrà essere esteso al massimo fino al 31 gennaio 2022. A meno che la politica non riesca a trovare una soluzione per la stabilizzazione.

Un primo passo è stato fatto ieri a Palazzo Chigi. Il comunicato finale del Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera alla manovra, dice: "Gli enti del servizio sanitario nazionale vengono autorizzati a stabilizzare il personale assunto a tempo determinato durante l'emergenza". Ancora da definire tempi e modalità, se per esempio la norma interesserà anche i lavoratori co.co.co o soltanto quelli a tempo determinato, ma soprattutto la legge deve ancora passare al vaglio delle commissioni parlamentari e di Camera e Senato. Intanto, però un primo obiettivo è stato certamente raggiunto.

Adesso, per sensibilizzare il parlamento nazionale, si mobilita anche la classe politica locale. "Mi farò promotore, attraverso i miei riferimenti nazionali, per sostenitore l'iter legislativo che porterà le aziende del sistema sanitario, all’assunzione delle professionalità impiegate durante la pandemia, cui va riconosciuto un grande valore. Si torna finalmente a investire sul personale, che è la nostra risorsa più preziosa”, ha commentato Edy Tamajo, parlamentare regionale di Sicilia futura-Italia viva.

"Sono orgoglioso - afferma Carmelo Miceli, deputato siciliano del Pd e componente delle commissioni Giustizia e Antimafia - di sostenere un Governo che ha annunciato di volere procedere in finanziaria alla stabilizzazione dei precari del mondo della sanità. Ma ho manifestato al mio gruppo parlamentare la necessità di insistere affinché questa stabilizzazione riguardi tanto il personale sanitario quanto quello amministrativo che è stato assunto per fronteggiare la pandemia. Dare stabilità a chi in questi mesi è stato in prima linea a tutela della nostra salute non è semplicemente un atto di riconoscenza nei confronti di chi si è fatto carico di un momento storico senza precedenti, ma è l'unico vero modo per colmare il vuoto di organico che ha storicamente penalizzato le nostre aziende sanitarie, specialmente in Sicilia".

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