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Hotspot per migranti allo Zen, infuria la polemica: l'Urbanistica lo boccia

Dopo il parere negativo degli uffici e la contrarietà espressa dal sindaco Orlando, è arrivato anche il "no" della commissione consiliare. Catania: "Uno scempio". Sull'argomento anche Claudio Fava: "L'idea ci preoccupa, presenterò interrogazione al governo regionale"

Anche la commissione Urbanistica dice no al centro di prima accoglienza per migranti che dovrebbe sorgere allo Zen, accanto al Velodromo. Dopo il parere negativo degli uffici e la contrarietà espressa dal sindaco Orlando, oggi arrivano i pareri delle commissioni consiliari prima che l'atto approdi a Sala delle Lapidi. La prima commissione a esprimersi è stata quella presieduta da Giovanni Lo Cascio (Pd), che ha condiviso il parere negativo degli uffici.

“Uno scempio del territorio per violare i diritti umani – lo definisce su Twitter il capogruppo di Sinistra Comune Giusto Catania, componente della commissione – ed è imbarazzante il parere positivo della Sovrintendenza che ignora i vincoli paesaggistici per un insediamento preistorico”. Il luogo scelto è infatti il fondo San Gabriele, tra via Lanza di Scalea e via Patti, in cui sono presenti tracce del passato fra i quali anche i famosi Qanat arabi. 

Anche la Quarta e Settima commissione sono chiamate a esprimersi con urgenza sullo studio di prefattibilità del progetto da 400 posti che prevede, in via temporanea, l'installazione di tendostrutture. La struttura, pensata per rimanere due anni al costo di 7,2 milioni di euro, dovrebbe consentire di svolgere le operazioni di identificazione e prima accoglienza dei migranti sbarcati al porto. Il sindaco Leoluca Orlando ha chiesto al presidente del Consiglio comunale, Salvatore Orlando, di prevedere quanto prima la discussione sul parere richiesto dalla Regione per la realizzazione di un hotspot per migranti a Palermo, assicurando la sua presenza al dibattito “per ribadire la contrarietà dell’Amministrazione a questo progetto”. La Regione infatti ha chiesto al consiglio comunale di esprimersi con urgenza sulla compatibilità urbanistica, altrimenti invierà un commissario. 

claudio fava-2E a proposito di Regione, sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Commissione antimafia Claudio Fava, deputato all'Ars dei 100Passi. "La realizzazione di una struttura come l'hotspot per migranti che il Governo nazionale vorrebbe costruire a Palermo, in un'area peraltro vincolata - si legge in una nota - ci preoccupa e vedrà la nostra più decisa opposizione. L'hotspot, al di là dell'apparente neutralità dell'etichetta burocratica, serve solo a riconsegnare a regimi non democratici migliaia di uomini e donne. Una pratica inaccettabile!”.

"Il Comune di Palermo - continua Fava - non può essere lasciato solo nell'opposizione a un simile scempio: serve anche la voce autorevole e forte della Regione. Purtroppo dobbiamo registrare un sorprendente e anomalo comportamento da parte della Soprintendenza dei beni culturali di Palermo che, pur confermando l'esistenza di stringenti vincoli nell'area dove si vorrebbe realizzare un'opera dal costo di oltre 7 milioni di euro, ha rilasciato un parere favorevole in virtù di non meglio specificati, ed inesistenti, motivi di ordine pubblico e spingendosi, cosa ancora più anomala, a suggerire al Comune di Palermo le azioni per superare i vincoli di tutela dell'area”.

Per Fava, che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione urgente al Governo regionale, l'ipotesi dell'hotspot “rappresenterebbe anche uno schiaffo ad una zona della Città, quella dello Zen, che avrebbe bisogno di interventi per favorire il processo di crescita collettiva e civile in atto e - conclude - non certo di strutture che potrebbero aumentarne la marginalizzazione”.

GELARDA-8Ma i "no" all'ipotesi hotspot sono trasversali. Dopo il capogruppo Ugo Forello ("Non è lo strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti"), anche il consigliere del M5S Igor Gelarda si dice contrario alla struttura. "Non è assolutamente immaginabile che una città come Palermo possa ospitare un hotspot, e non basta cambiare nome, chiamandolo punto di accesso, per rendere tale struttura accettabile, come sembra voler fare qualcuno da palazzo della Aquile. La struttura avrebbe delle incidenze forti in un territorio socialmente debole e pieno di problemi come la città di Palermo, che lo ricordiamo a qualche sindaco distratto, oltre ad essere capitale italiana della cultura, è la capitale europea della disoccupazione giovanile. L’eventuale collocazione poi del centro di identificazione allo Zen sembra quasi il copione di un film comico riuscito male: nel posto dove più sono latitanti Stato  Amministrazione  si andrebbe ad innescare un ulteriore fonte di possibili conflitti sociali".

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