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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Firme false M5S, l'indagine si allarga: sospetti su consensi mai raccolti

Proseguono gli interrogatori dei magistrati. Ascoltati ex attivisti: tra loro Fabio D'Anna e Giuseppe Marchese, colui che ha custodito nel suo computer le e-mail che inchioderebbero i 5 Stelle

A Palermo prosegue senza sosta il lavoro dei magistrati che stanno cercando di far luce sul caso delle firme false o ricopiate presentate dal Movimento 5 Stelle in occasione delle elezioni comunali del 2012 nel capoluogo siciliano. Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto Dino Petralia e il sostituto Claudia Ferrari hanno ascoltato diversi ex attivisti, testimoni di quanto accadde quella sera dell'aprile 2012 nella sede del meetup in via Sanpolo. Tra loro Fabio D'Anna e Giuseppe Marchese. Il primo, in particolare, avrebbe subito la ricopiatura della sua firma, riconoscendo l'alterazione davanti ai magistrati.

LE MAIL CHE INCHIODANO I 5 STELLE: VIDEO

D'Anna è stato uno degli attivisti pentastellati della prima ora a Palermo, nel 2007, salvo lasciare il gruppo alcuni anni dopo, in contrasto con la fronda interna al gruppo palermitano guidata da Riccardo Nuti. Giuseppe Marchese, invece, ha custodito nel suo computer le e-mail che gli attivisti si scambiarono nei giorni caldi della raccolta delle firme, e dalle quali traspariva l'allarme per la irregolarità.

Nei prossimi giorni, probabilmente nel fine settimana, toccherà ai deputati coinvolti essere ascoltati dagli inquirenti. Tra loro - sebbene dalla Procura non siano ancora partiti avvisi di garanzia - ci sono Riccardo Nuti, nel 2012 candidato sindaco di Palermo, e Claudia Mannino. Gli indagati, al momento, sono almeno otto.

Intanto resta ancora disatteso l'invito di Beppe Grillo all'autosospensione per gli esponenti coinvolti nell'inchiesta. Gli unici ad aver fatto un passo indietro sono stati due deputati regionali, Claudia La Rocca, che è stata anche la prima a rompere il muro di silenzio intorno alla vicenda, ammettendo le proprie responsabilita' davanti ai magistrati, e Giorgio Ciaccio.

Ma quello delle firme "ricopiate" per rimediare ad un errore nei moduli di raccolta non è l'unico sospetto della Procura. Dalle indagini sarebbero infatti anhche emerse firme mai apposte su quei moduli, ma "recuperate" da quelli sottoscritti dai cittadini in occasione del referendum del 2011 sull'acqua pubblica. Ad alimentare questa ipotesi il fatto che molta gente convocata in Procura per riconoscere la propria firma per le liste delle comunali 2012, non ricorda di aver mai firmato in quella circostanza, bensì l'anno prima. E' il caso di Fabio Trizzino, marito dell'ex assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino il quale, disconoscendo la sua firma, ha annunciato la volonta' di costituirsi parte civile.
 

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