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Martedì, 3 Ottobre 2023
Elezioni comunali 2017

Scontro nel M5S, Nuti attacca Forello: "Candidatura inopportuna"

Il deputato nazionale, che definisce "una montatura" il caso firme false, chiede l'espulsione di La Rocca e Ciaccio. Le due frasi sono finite al centro di un'istruttoria dei probiviri del Movimento. La campagna elettorale dei grillini vive una nuova lotta interna

E' scontro aperto nel Movimento Cinque Stelle. Il deputato nazionale Riccardo Nuti, dopo aver definito il caso firme false "una montatura per farci fuori politicamente", attacca il candidato sindaco Ugo Forello. "Lo staff di Grillo in autunno ci chiese un parere - dichiara al Corsera - e definimmo inopportuna la candidatura di Forello, da noi attaccato in Antimafia, nel giugno 2014. Per un conflitto di interessi simile a quello della Boschi per Banca Etruria. Da avvocato difendeva i commercianti con Addiopizzo, ma con la stessa organizzazione chiedeva i risarcimenti e stava nella commissione ministeriale che assegnava i risarcimenti".

GRILLO: "SOSPENDERE NUTI, MANNINO E DI VITA"

Un attacco frontale, diventato già un vero e proprio caso: le frasi di Nuti all'indirizzo di Forello sono finite al centro di un'istruttoria dei probiviri del Movimento Cinque Stelle. Forello dal canto suo avrebbe manifestato tutto il suo disappunto allo staff di Beppe Grillo per il clima che si è venuto a creare in questa fase delicata. La campagna elettorale dei grillini vive infatti una nuova lotta interna dopo le polemiche sulle comunarie e le firme false. Claudia La Rocca, la deputata "pentita" che ha collaborato coi pm sulle firme false (anche lei indagata) risponde a Nuti, prendendo le difese di Forello: "Ma quale montatura... Da Nuti c'è solo una avvilente mistificazione della realtà. Continuando ad attaccare il candidato sindaco di Palermo del M5S non si fa che lederne l'immagine".

Nuti aveva denunciato in Procura Forello, accusandolo di aver orientato le dichiarazioni della parlamentare La Rocca. L'esposto però è stato archiviato dal Gip. Ma Nuti insiste e, assieme agli altri deputati nazionali indagati Claudia Mannino e Giulia Vita, chiede l'espulsione dei deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca: "Ha ragione Luigi Di Maio - si legge in una nota - le espulsioni dal Movimento 5 Stelle conseguono alla condanna in primo grado. Tuttavia, i deputati regionali La Rocca e Ciaccio dovrebbero essere espulsi dal Movimento, in quanto hanno confessato d'aver partecipato alla vicenda delle firme per le ultime comunali di Palermo. Che abbiano assunto il ruolo di accusatori non elimina le responsabilità penali che i due hanno ammesso, apparendo all'opinione pubblica come paladini e dunque estranei. E' un'ovvietà, loro sono colpevoli per ammissione, noi ci proclamiamo innocenti, convinti di provare la nostra totale estraneità ai fatti e anche il nostro agire secondo i princìpi del Movimento".

"Finora - continuano i tre deputati nazionali - l'attenzione si è concentrata soltanto sulla nostra difesa, sul presupposto, sospinto a modo, che sottoporci a interrogatorio e saggio grafico dopo aver conosciuto le accuse rivolteci fosse indice di colpevolezza e quindi di tradimento dell'etica 5stelle. Abbiamo agito nel nostro diritto e col dovere di tutelarci, collaborando con la magistratura cui abbiamo fornito elementi concreti che smontano le accuse di La Rocca e Ciaccio, i quali autosospendendosi hanno evitato provvedimenti disciplinari del Movimento. La nostra sospensione è stata invece deliberata dai probiviri, i quali ci hanno contestato una scelta difensiva che poi ci ha permesso di smontare le accuse di La Rocca e Ciaccio sulla presenza, nel primo pomeriggio, di Di Vita alla riunione del misfatto. Di Vita ha infatti provato con documenti la sua assenza pomeridiana a quella riunione, contraddicendo la versione fornita ai magistrati dagli accusatori. Si badi, la nostra sospensione non è derivata dal procedimento penale in corso né ha riguardato, come invece si è sostenuto in malafede, il nostro ruolo di parlamentari".

"Infine - conclude la nota - la perizia calligrafica ordinata dalla Procura è chiarissima per La Rocca, riconoscendo la corrispondenza delle lettere di un'intera parola. Nel caso di Nuti essa esclude qualsiasi compatibilità e nel caso di Di Vita e Mannino non perviene ad alcuna certezza di compatibilità".

“Il tutti contro tutti degli esponenti del Movimento 5 Stelle di Palermo - commenta il segretario provinciale del Pd Carmelo Miceli - palesa l'assoluta inadeguatezza del Movimento a creare una classe dirigente in grado di fare sintesi e agire all'unisono per il bene della città. Forello è destinato a rimanere da solo e convivere con una pericolosa sindrome da accerchiamento che rischierebbe di nuocere gravemente alla salute delle istituzioni cittadine”.

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