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Venerdì, 29 Marzo 2024
Elezioni regionali 2022

Musumeci: "Non mi dimetto, ma per l'unità del centrodestra sono pronto a rinunciare alla ricandidatura"

Il governatore, nel corso di una conferenza stampa, annuncia che concluderà il mandato e in ottica Regionali aggiunge: "Se al tavolo dei leader nazionali il mio nome dovesse risultare divisivo, farei un passo indietro". Bordate agli alleati: "Ho ricevuto indicibili attacchi dal fuoco amico, i sondaggi però mi danno vincente"

"Non mi dimetto, la mia non è una resa e io non sto mollando. Fino all'ultimo giorno servirò la mia Regione e il popolo siciliano. Nei prossimi giorni, dopo i ballottaggi, si riuniranno i leader nazionali del centrodestra: ho detto a Giorgia Meloni, che ringrazio per la tenacia e la perseveranza con cui ha difeso il diritto alla mia candidatura, che se al tavolo nazionale il mio nome dovesse risultare divisivo, io sono pronto a fare un passo indietro e a rinunciare alla mia ricandidatura. Quando avranno trovato un candidato unitario me lo presenteranno e tutti saremo felici di poterlo sostenere". Lo ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo d'Orleans, alla quale erano presenti deputati della maggioranza e assessori del suo governo.

Musumeci non molla: "Io, presidente scomodo" | Video

Musuemci ha aperto la conferenza stampa proiettando un video della convention allo Spasimo dell'agosto dello scorso anno, in cui aveva dichiarato che non si sarebbe ricandidato se il centrodestra gli avesse spiegato il perché. "La coerenza - ha aggiunto - in politica è importante. La regola è che, a meno di particolari atti anomali, l'uscente venga ricandidato. Io sono un presidente scomodo, in una terra che finge di volere cambiare, ma credo ancora nel primato della politica e nel valore dell'unità del centrodestra che va salvaguardato e tutelato andando ben oltre le pur legittime aspirazioni di ciascuno di noi". 

Nessuna resa, quindi, da parte di Musumeci che in pochi minuti ha svelato le sue intenzioni dopo quel "tolgo il disturbo" detto lunedì a Catania. In sostanza il governatore non punterà i piedi su un suo eventuale secondo mandato e asseconderà, "per una scelta di responsabilità", le decisioni degli alleati. Contro i quali però non ha risparmiato bordate: "Ho ricevuto indicibili attacchi dal fuoco amico, preoccupato più a delegittimarmi che ad attaccare le opposizioni. Questa è una terra di paradossi e contraddizioni: io vengo messo in discussione sebbene tutti i sondaggi mi diano per vincente. Eppure per alcuni miei alleati - ha detto riferendosi, pur senza mai nominarlo, al presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè di Forza Italia - io rimango divisivo. I sondaggi si prendono con le pinze ma se la tesi ricorrente va contro il sondaggio allora perde di credibilità chi va contro non il sondaggio".  

Il governatore ha parlato anche di Ficarra e Picone, minimizzando le battute fatte sul palco di Taobuk: "I fischi di Taormina? Non c'entrano con le mia decisione di fare un passo di lato per la ricandidatura. No, no, i comici fanno i comici e lo fanno per professione, sono pagati per farlo. Peraltro hanno fatto il nostro gioco, perché la Regione di tutto si occupa, tranne che di strade. Queste sono dello Stato o delle Province. La competenza di sistemare le arterie in Sicilia è del governo Draghi, quindi del M5S che ha un sottosegretario alle Infrastrutture, del Pd che partecipa a quell'esecutivo, e di tutte le altre forze politiche, ad esclusione di Fdi, che sono nella compagine del governo Draghi rimasta sorda alle sollecitazioni arrivate dal mio governo sulla necessità di intervenire in tutti i modi possibili per potere adeguare la rete stradale". Secondo l'attuale presidente della Regione quella sera a Taormina entrò in azione "una claque organizzata con 12 persone e la claque - ha sottolineato - è sempre una manifestazione di debolezza e mai di forza".

Sull'ipotesi di una sua candidatura al Senato o alla Camera come exit strategy, Musumeci è stato netto: "Non svendo la mia terra per un posto al parlamento nazionale, io sono di un'altra pasta, O vengo messo nelle condizioni di raccogliere, nei prossimi cinque anni, quello che abbiamo seminato o mi metto da parte. Non accetto compromessi, né me ne hai mai proposti la mia leader Giorgia Meloni". 

"Io - ha concluso Musumeci - ho detto tutto quello che dovevo dire. Spero che mi si dica presto, se non dovessi essere io il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, la verità. Ma forse se qualcuno dicesse la verità il centrodestra pregiudicherebbe la prossima vittoria".

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