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Giovedì, 25 Aprile 2024
Le reazioni

"La mafia stia lontana dalla mia porta", Lagalla plaude all'arresto di Polizzi ma la sinistra lo attacca: "Il re è nudo"

Anche se l'ex rettore ripudia "ogni tipo di ingerenza", finisce nel mirino dei progressisti. Miceli: "I nostri timori erano fondati. E se non fosse un caso isolato?". Varrica (M5S): "Ambiguità preoccupante". Catania: "Palermo rischia di precipitare nel baratro", Maggio (Art.1): "Riconosca suoi errori"

L'arresto del candidato di Forza Italia al Consiglio comunale Pietro Polizzi, accusato di voto di scambio politico-mafioso, riapre il tema della questione morale a quattro giorni dalle elezioni. Con il centrosinistra - e non solo - che sferra l'ennesimo attacco al candidato sindaco del centrodestra e dei renziani Roberto Lagalla.  

L'ex rettore, dal canto suo, plaude "alla celerità delle indagini" da parte della procura della Repubblica, "segno di un impegno attento a tutela della libertà del voto, che rappresenta la più alta espressione democratica del nostro Paese" e confida che "la giustizia possa essere altrettanto celere nello stabilire processualmente le eventuali responsabilità". Questo il commento all'arresto di Polizzi, candidato in una delle nove liste che lo sostengono nella corsa a sindaco, ma alle Comunali del 2017 aspirante consigliere di Uniti per Palermo: lista che sosteneva Leoluca Orlando.

Lagalla poi aggiunge: "Tenere alta l'attenzione contro ogni tipo di ingerenza della mafia è un imperativo categorico, perché il rischio è che si insinui nelle maglie larghe di chi cerca scorciatoie, di certo non richieste. La mafia e le sue ramificazioni stiano lontane dalla mia porta, non troveranno mai alcuna accoglienza, saranno accompagnate immediatamente e senza tante gentilezze alla Procura della Repubblica".

Parole che non convincono Franco Miceli, aspirante primo cittadino dell'area progressista (Pd, M5S, Sinistra Civica Ecologista): "Gli arresti di stamattina dimostrano la fondatezza delle nostre preoccupazioni sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle elezioni amministrative dei prossimi giorni. Nessuno si dica sorpreso, perché se si sdogana il supporto politico da parte di soggetti già condannati per reati connessi alla mafia, è naturale che in quella proposta politica trovino spazio metodi e sistemi che sono quelli che hanno già inferto ferite indicibili alla nostra città".

"L’ambiguità di Lagalla - continua Miceli - oggi si manifesta: il re, come si dice, è nudo. E non basteranno delle frasi di circostanza espresse con malcelato imbarazzo a mascherare la realtà. Abbiamo il dovere di proteggere i miliardi del Pnrr e dei fondi europei dagli interessi scomodi e dalle spartizioni mafiose. A questo punto, la preoccupazione è che non sia un caso isolato: Palermo resisterà a tutto questo, non può avere un sindaco che diserta il 23 maggio e che rappresenta l’alfiere del ritorno ai tempi bui della città di Palermo. Lagalla tragga le opportune conclusioni".

Di "ambiguità" parla anche Adriano Varrica, parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle, secondo cui "l'arresto per voto di scambio-politico mafioso di Polizzi getta una nuova ombra, ancora una macchia, su Lagalla e la sua coalizione. Dopo il sostegno di condannati per reati gravissimi come Cuffaro e Dell'Utri, ecco il candidato di Forza Italia arrestato a soli quattro giorni dal voto. La parte sana di Palermo si ribellerá a tutto questo. Lagalla si interroghi se è questa l’immagine che vuole dare al mondo di Palermo e, soprattutto, si tiri fuori da un’ambiguità preoccupante".  

Sugli arresti di Polizzi, del suo collaboratore Manlio Porretto e di Agostino Sansone, fratello del mafioso che ospitò il capo dei capi Totò Riina durante la sua latitanza, interviene anche il candidato di Azione e Più Europa Fabrizio Ferrandelli. "Si tratta di una vicenda gravissima - afferma in una nota - che rigetta malamente Palermo al centro delle cronache nazionali. E' la certificazione di quello che dico da settimane: c’è un sistema opaco che ha provato a camuffarsi per provare a rimettere le mani sulla città, gestirne processi e, soprattutto, intercettare i fondi del Pnrr".

"C’è una sfida finale tra la legalità e l’illegalità: per questo - prosegue Ferrandelli - chiedo a tutti i palermitani che non vogliono vedere di nuovo la nostra città tornare alla stagione delle collusioni e del malaffare, di mobilitarsi in maniera straordinaria. Con il voto di domenica dobbiamo respingere l’assalto mafioso. Lo dobbiamo alla memoria di Falcone e Borsellino, di cui quest’anno celebriamo i 30 anni dalle stragi in cui persero la vita. Lo dobbiamo alle vittime di mafia. Lo dobbiamo a chi ha subito e subisce pizzo, soprusi e angherie. Lo dobbiamo ai nostri figli, che devono crescere in una Palermo libera".

L'assessore Giusto Catania, esponente di Sinistra Civica Ecologista, rincara la dose: "Palermo rischia un ritorno nel più buio passato, i fatti parlano da soli. L'arresto per voto di scambio di ieri di un candidato al Consiglio comunale in quota Forza Italia, sullo sfondo il patto con la famiglia mafiosa vicina a Totò Riina, è la conferma dell'aria che tira alla vigilia del  voto in città. Palermo corre il pericolo di precipitare di nuovo nel baratro dell'illegalità. Sembra che la cura di anticorpi antimafiosi adottata dalla politica negli ultimi anni stia esaurendo la sua efficacia. Occorre immediatamente reagire per ripristinare le difese immunitarie contro illegalità e organizzazioni mafiose, allontanando dall'agone politico impresentabili condannati per mafia

Carmelo Miceli, deputato nazionale del Pd e candidato al consiglio comunale, aggiunge: "A noi a mafia fa talmente schifo che non abbiamo alcun dubbio o difficoltà nel dire, a chiare lettere, che non cerchiamo e non vogliamo i voti dei mafiosi. Gli altri, invece, mostruosamente continuano a farlo ancora, mostrandosi disponibili, pur di arrivare a conquistare uno scranno, a riportare la città di Palermo sotto il controllo di cosa nostra. Pronti a farsi strumento di un controllo mafioso in grado di condizionare e mortificare qualsiasi aspettativa, qualsiasi diritto. Con tutto il rispetto per il garantismo, in questa campagna elettorale i candidati non sono tutti uguali".

Il segretario del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, solleva la "questione etica" e parla di "clima pesante attorno alle elezioni amministrative, che oggi riemerge con la forza deflagrante degli arresti di stanotte grazie alle indagini della Procura. Ancora una volta gli inquirenti sono arrivati prima della politica. Di certa politica che non vuole rinunciare a compromessi prestandosi pesantemente agli interessi criminali. Un grave fatto che, a pochi giorni dalle elezioni a Palermo, deve fare riflettere i cittadini che andranno a votare con responsabilità. Non possiamo e non dobbiamo permettere a queste figure di far ripiombare la città di Palermo a 40 anni fa". 

Mariella Maggio, segretaria provinciale di ArticoloUNO, ri rivolge infine direttamente a Lagalla: "Riconosca suoi errori. Come l'aver accettato di buon grado certi equivoci endorsement alla sua candidatura, dando così l’impressione che era arrivato il momento del ‘tana liberi tutti’. Errori così a Palermo non ce li possiamo permettere. Il candidato sindaco della destra non pensi ora di cavarsela con qualche frasetta di circostanza contro la mafia, salvo polemizzare subito dopo con chi ha segnalato il rischio che la nostra città torni indietro di decenni, ai tempi di Vito Ciancimino e del sacco di Palermo. La nostra non è stata speculazione politica, come incautamente ha protestato Roberto Lagalla". 

Ciro Lomonte, candidato sindaco indipendentista, cita le parole di don Mariano Arena al capitano Bellodi ne "Il giorno della civetta" di Leonardo Sciascia, e afferma: "C'è da chiedersi cosa stia succedendo davvero, in un momento in cui i partiti italiani sembrano sempre più preoccupati del montare della protesta popolare, contro la quale i vecchi feudatari del voto si sentono disarmati. È mai possibile che i Siciliani debbano essere stretti in una morsa in cui da un lato c'è la vecchia mafia di una città malata, dall'altro la retorica antimafia senza sviluppo?".

Così invece l'altra candidata, Rita Barbera: "E' da settimane che aspetto un cenno di resipiscenza da parte di Lagalla. Per amore della città, per rispetto dei familiari che ancora piangono i loro cari uccisi dalla violenza mafiosa, per rispetto di tutte le cittadine e i cittadini che ogni giorno rifuggono la logica mafiosa che continua a soffocare questa città, Roberto Lagalla deve fare l’unica cosa possibile: ritirarsi dalla competizione elettorale. In questo caso potrebbe rinunciare a una possibile vittoria ma, senza dubbio, vincerebbe la più importante delle sue battaglie, quella riguardante la sua vita, riposizionandosi negli ambiti di trasparenza e legalità incondizionata e riguadagnando quindi la dignità e l’etica necessaria per amministrare e occuparsi attivamente di politica nella polis. Qualora decidesse di non farlo invito le cittadine e i cittadini a esprimere la loro lontananza dal sistema mafioso non votando per Roberto Lagalla e per le liste a lui collegate il prossimo 12 giugno".

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