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Elezioni comunali 2022

Strette di mano, abbracci e vasa vasa per Totò Lentini: "Palermo è malata, la dobbiamo curare insieme"

L'aspirante sindaco ha inaugurato la campagna elettorale alla presenza del leader degli autonomisti, Raffaele Lombardo, e del segretario Roberto Di Mauro. "Basta periferie dell'odio, ci vado io a sporcarmi piedi e mani". L'appello a elettori e candidati: "Guai ad annacarsi, serve l'aiuto di tutti per risollevare questa città"

Strette di mano, abbracci e vasa vasa precedono l'inaugurazione della campagna elettorale di Totò Lentini. Quasi una liberazione dopo le restrizioni della pandemia. Il candidato sindaco degli autonomisti non si sottrae e sprona i suoi elettori: "Palermo è malata, la dobbiamo curare. Io da solo non ci posso riuscire, i medici siete voi cittadini".    

Francesco Guagenti, bancario, assessore alla Provincia a inizio degli anni '90, è uno dei primi a raccogliere la sfida: "Totò sarà una grande sorpresa. L'intellettuale manca di praticità, lui sa interpretare i bisogni della gente. Il voto popolare lo premierà: le liste andranno oltre il 10%", dice convinto. "Sembra che siamo tornati ai tempi della Dc...", sussurra qualcun altro in attesa di entrare al Politeama multisala.

Fuori si distribuiscono mascherine e gel igienizzante con il logo di Alleanza per Palermo, una delle due liste - "Due listoni", dice lui - che sosterranno Lentini (l'altra si chiama Palermo Città Europea) nel tentativo di scalata a Palazzo delle Aquile. Dentro la sala piano piano si va riempiendo: sul maxischermo scorrono foto e titoli di giornale, gli altoparlanti diffondono "A muso duro" - parole e musica di Pierangelo Bertoli - intanto arrivano i big del Movimento nuova autonomia: il leader Raffaele Lombardo (ex presidente della Regione) e il segretario regionale Roberto Di Mauro. Totò Lentini prende posto in prima fila accanto a loro e all'ex vicepresidente di Confindustria Sicilia Nino Salerno; sul palco invece la moglie Paola legge una lettera dell'aspirante sindaco. 

Un'intro che precede l'intervento di Roberto Di Mauro: "Bene ha fatto Totò a candidarsi - scandisce - guardate cosa sta succedendo nel centrodestra: caos e incertezza. Quel consigliere comunale che poi è diventato deputato all'Ars, ma è rimasto sempre un uomo del popolo, ora ha un'aspirazione legittima: governare la sua città. Qualche giorno fa un altro candidato sindaco ha voluto incontrarmi - racconta Di Mauro - quando ci siamo visti mi ha chiesto se ci fosse qualcuno meglio di lui. Io ho risposto che non guardiamo ai titoli di studio né a quelli accademici, la politica è un'altra cosa. E Totò Lentini con la sua attenzione verso gli ultimi, con la sua conoscenza di Palermo e della macchina comunale sarebbe un buon sindaco. Un sindaco operativo".  

2 Convegno Toto Lentini 14 aprile 2022-2

Raffaele Lombardo, sornione, annuisce. Non parla, resta defilato, ogni tanto getta lo sguardo sullo smartphone. Lascia spazio al suo candidato, che la prende un po' larga: racconta delle primarie, "che con presunzione il centrodestra non ha voluto fare"; delle consultazioni con i partiti, dei mesi trascorsi a pensare come "adoperarsi per la città", della decisione. Tra i primi a scendere in campo, a presentare un programma, ora Totò Lentini si rivolge ai suoi elettori con il suo slang: un mix di italiano e dialetto: "Siamo tutti candidati, nessuno perda tempo a passiare in via Libertà. Guai ad annacarsi, io mi sbraccerò fino alle 23 del 12 giugno. Ma serve l'aiuto di tutti per risollevare questa Palermo così malridotta, con tutta questa spazzatura e con le strade piene di buche. Ci sono tanti turisti che fotografano i rifiuti e sorridono, per me è una mortificazione personale come se mi offendessero un figlio. Io non voglio 'piangere' per altri cinque anni, com'è successo con l'ultima sindacatura di Orlando".  

Dalla sala partono i primi applausi. "Dobbiamo iniziare togliendo lo schifo che c'è". Segue un'elencazione di cose che non vanno: le salme insepolte nei cimiteri, la viabilità (viale Regione e Ponte Corleone su tutti), gli impianti sportivi abbandonati e le periferie pronte a esplodere. "Lor signori neanche sanno dove si trovano Inserra, Guarnaschelli, Pomara. Le periferie dell'odio devono tornare a essere come una volta: una specie di paese dove ci si aiuta e ci si può fidare di tutti. Anche delle istituzioni. Ci vado io a sporcarmi piedi e mani. Basta telefonate e mail al Comune senza risposte, attese di mesi per un appuntamento. Punteremo tutto sul decentramento e aumenteremo la sicurezza con il vigile di quartiere".

Quindi ringrazia i consiglieri comunali "per aver bocciato la delibera sul raddoppio dell'Irpef". "Il Comune - prosegue - non deve aumentare le tasse, ma mattere a reddito i suoi beni culturali, vivere di turismo e privatizzare certi servizi, come la manutenzione delle strade e la raccolta differenziata. Lascerei pubblico solo lo spazzamento. E poi bisogna fare un termovalorizzatore, è inutile perdere tempo quando ci sono città come Brescia, Vienna e Copenaghen che fanno dei rifiuti una fonte di ricchezza. Non dobbiamo fare progetti faraonici, il nostro è un programma veritiero e realizzabile. Ad attuarlo sarà il popolo che eleggeremo in Consiglio". 

La chiusura della prima convention politica in vista delle Comunali è dedicata a una citazione di don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare: "Promettere poco e mantenere quel che si è promesso". Una lezione ancora attuale. 

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