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Giovedì, 18 Aprile 2024
Elezioni comunali 2022

Lagalla si dimette da assessore e si candida sindaco: "Il mio partito è Palermo, serve governo di salute pubblica"

L'ex rettore - che lascerà la Giunta regionale il 31 marzo - scende in campo sotto le insegne del civismo, puntando ad allargare il campo dei moderati: "Partendo dal centrodestra e includendo anche le forze politiche che si sono dissociate dalla gestione del Comune". Sì al dialogo con Iv, +Europa, Oso e Azione

Si dimetterà da assessore regionale all'Istruzione e alla Formazione professionale il prossimo 31 marzo Roberto Lagalla, che oggi ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Palermo. Una discesa in campo senza simboli di partito, all'insegna del civismo: "I palermitani sono il mio unico riferimento, il mio partito si chiama Palermo" ha detto l'ex rettore, ripescando un cavallo di battaglia usato da Leoluca Orlando nelle campagne elettorali del 2012 e del 2017.   

Il progetto di Lagalla prevede l'allargamento del campo dei moderati: "Partendo dal centrodestra, con cui non rinnego i rapporti finora avuti, e includendo anche le forze politiche che in questa ultima fase della consiliatura a Sala delle Lapidi si sono dissociate dalla gestione del Comune".

Il riferimento - chiaro, esplicito, immediato - è a Italia Viva, Più Europa, Oso, Azione. Con alcuni esponenti di questi partiti, Lagalla avrebbe già avuto contatti. Tant'è che quando si accenna a colloqui intercorsi con Davide Faraone, l'ex rettore tira fuori un sorriso che conferma tutto. "L'interlocuzione con questi gruppi sarà naturale" ha rimarcato Lagalla, tracciando il perimetro di quella che potrebbe essere la coalizione che lo sosterrà. Un confine che esclude implicitamente gli orlandiani, il M5S e la sinistra, ma tiene le porte aperte a tutti gli altri.

Dei partiti di centrodestra ci sarà sicuramente l'Udc: "Ritengo abbastanza naturale che la lista dello scudocrociato possa appoggiarmi, ma non è il fine né l'oggetto di questa candidatura - ha spiegato Lagalla -. Cesa ha ben compreso questa mia esigenza e volontà. Non ho voluto coinvolgere politicamente l'Udc in quella che potrebbe apparire una scelta intempestiva e rischiosa. Ringrazio anche il presidente Berlusconi per aver espresso gradimento nei miei confronti, dimostrando sensibilità e attenzione. Ringrazio Micciché e Forza Italia, con cui ho ottimi rapoorti. Rivendico però la mia candidadura da homo civicus, una candidatura pre-politica e pre-partitica. Non mi sono confrontato nelle ultime ore con nessun partito politico, ma esclusivamente con la mia coscienza, con la mia storia, con la mia famiglia, i miei studenti universitari e i miei più stretti collaboratori. Non ho fatto prima questo passo per rispetto nei confronti della politica e dei ragionamenti che si stavano facendo. Ora però il ritardo rispetto alle necessità di Palermo è diventato intollerabile, ecco perché mi sono deciso a scendere in campo recuperando una funzione civica che nessuno mi può negare". 

Lagalla però sa bene che "non si fa il sindaco con il solo civismo" e che "la politica si fa con i numeri", motivo per cui attorno alla sua figura ha intenzione di aggregare un campo largo: "Il centrodestra è lo schieramento politico che mi è più consonante, ma punto a fare sintesi non escludendo anche forze di centrosinistra". Oltre al polo dei moderati che si è formato in Consiglio, il tentativo è quello di strappare pezzi del Pd al fronte progressista che vorrebbe Franco Miceli candidato sindaco e sta facendo di tutto per convincerlo a sciogliere le riserve dopo aver annunciato di volersi ritirare. 

Il quadro politico-elettorale resta al momento frammentato. La candidatura dell'ex rettore dell'Università si aggiunge a quella della deputata nazionale di Fratelli d'Italia Carolina Varchi - anche questa ufficializzata stamane con un mini comizio a piazza San Domenico e tra le bancarelle della Vucciria - dell'ex presidente dell'Ars Francesco Cascio, lanciato nell'agone da Forza Italia; dell'autonomista Totò Lentini; del leghista Francesco Scoma e di un'altra esponente del Carroccio; la parlamentare europea Francesca Donato, scesa in campo come indipendente con una sua lista. Sulla carta sono ancora in pista Davide Faraone (Italia Viva) e Fabrizio Ferrandelli (Più Europa-Azione) ma, come detto, questi due candidati stanno ragionando con Lagalla. 

"Non si risolvono i problemi con le candidature di bandiera: Palermo non è un gioco della politica" ha sottolineato Lagalla, che si è deciso a scendere in campo dopo aver letto il libro di un gesuita, padre Francesco Occhetta, dal titolo "Ricostruiamo la politica" e in conferenza stampa ha citato un altro gesuita, Papa Francesco. "Per il pontefice - prosegue Lagalla - 'non bisogna guardare la vita dal balcone' ed io ho rotto gli indugi perché, in tanti, rispetto al governo della città sono restati al balcone litigando. Abbiamo assistito a un tambureggiante numero di proposte e ad un estenuante gioco dell'oca. Tutto questo senza dare una finalizzazione, facendo tattica più che strategia, giocando ad una guerra di posizione che non serve alla città. Ecco perché, ricevendo per strada giornalmente l'incoraggiamento della gente e non solo di professionisti e professori universitari, ho cesiso di mettere a disposizione di Palermo la mia candidatura a sindaco. C'è una città abbandonata da un'amministrazione inefficace: servono provvedimenti straordinari ed emergenziali. Palermo ha bisogno di un governo di salute pubblica. Serve l'unità del pluralismo, ora invece c'è il frazionamento del plurale". 

La campagna elettorale vera e propria di Lagalla, inizierà dopo le dimissioni da assessore che - ha assicurato - "sono irrevocabili: lascio a fine mese per completare alcuni adempimenti, dal Fondo sociale europeo alle richieste per il bilancio". Poi sarà la volta dei comizi. "Intanto sto già lavorando al programma elettorale", ha aggiunto con un occhio rivolto ai problemi del Comune: su tutti il bilancio. "Palazzo delle Aquile - ha concluso - è praticamente al dissesto, ma c'è soprattutto un distacco tra la città e la casa comunale. Ove l'amministrazione dovesse portare a compimento il piano di riequilibrio, ci potrebbe essere per il nuovo sindaco uno strumento più flessibile per modulare i sacrifici richiesti ai cittadini. Il dissesto invece ingessa ogni scelta discrezionale della politica".     

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