Bertolino come il paladino Astolfo: "Per Orlando sono andato sulla luna, ora alle Comunali voto Faraone"
Da orlandiano di ferro a renziano, il consigliere di Italia Viva con la passione per l'Opera dei Pupi non lesina stoccate al sindaco: "Ha amministrato male fomentando le destre. Noi lontani da sovranisti e populisti, lui invece sta col M5S che ha governato con la Lega". Il futuro della città? "Questa Giunta lascia ai palermitani un pesante fardello"
Se fosse un paladino di Francia sarebbe Astolfo, cugino di Orlando. A differenza di quanto accade nel poema di Ariosto, però, Astolfo - alias Francesco Bertolino, 43enne consigliere comunale - pur essendo andato sin sulla luna ed aver recuperato l'ampolla con il senno, non è riuscito a far rinsavire Orlando (Leoluca) e col sindaco ha rotto. Archiviando così una stagione politica lunga una vita e approdando alla corte di Matteo Renzi.
Per Bertolino, che di professione fa il restauratore ed ha la passione per l'Opera dei Pupi (il suo Astolfo se l'è pure costruito nella bottega del maestro Argento e ci ha fatto uno spettacolo), il passaggio nel 2019 a Italia Viva non è stato per nulla facile.
Da orlandiano di ferro si è ritrovato e si ritrova tutt'ora tra le fila dei consiglieri comunali più critici nei confronti del Professore. Per come ha gestito Palermo in questo ultimo mandato e perché, "pur continuando a condividere quei valori professati dal sindaco - dice - non ne riconosco più la credibilità". Colpa, spiega, "di un'amministrazione che si è dimostrata incapace di offrire servizi degni della quinta città d'Italia. E dire che per Orlando sono andato sulla luna...".
Bertolino annuncia che si ricandiderà al Consiglio e per il dopo-Orlando scommette su Davide Faraone, il plenipotenziario di Renzi in Sicilia che ha deciso di correre per la carica di sindaco. "Metterò a sua disposizione - dice - il mio contributo, per provare a risollevare una città, che è come una Angelica attorniata da tante arpie". Un'immagine che ci restiuisce quella odierna di un Comune stretto nella morsa di mille problemi.
Oggi c'è una maggioranza in frantumi e l'esperienza da sindaco di Orlando rischia seriamente di chiudersi nel peggiore dei modi: il Comune è in pre-dissesto e la procedura di riequilibrio è tutta in salita, c'è un'inchiesta della Procura su presunti falsi nei bilanci, l'emergenza al cimitero dei Rotoli è tutt'altro che superata, la differenziata non decolla e la città è sporca, le infrastrutture sono a pezzi... Che Comune troverà il prossimo sindaco? E in questo scorcio di consiliatura si potrà salvare il salvabile?
"No, credo di no. Siamo in un momento molto delicato per Palazzo delle Aquile. Il piano di riequilibrio è in ritardo e il segretario generale ha manifestato difficoltà oggettive. Non sappiamo di che morte moriremo: ovvero se il Comune andrà in dissesto o riuscirà ad approvare un piano di rientro. Anche in quest'ultimo caso il fardello sulle spalle dei palermitani sarà pesante. C'è già una proposta di delibera dell'ufficio Tributi che prevede l'abolizione di sconti ed esenzioni della Tari per le categorie più fragili: dagli anziani ai poveri, passando per le donne vittime di violenza o le persone seguite dai servizi sociali. L'eredità che lasciamo al prossimo sindaco sarà pesantissima: il Comune attraversa una crisi economica e debitoria strutturale, che non ha precedenti. Ci sono grosse responsabilità sulle scelte fatte e sulla gestione dell'amministrazione: aver spostato per tre anni il ragioniere Basile ai fondi europei, salvo poi averlo richiamato per salvare i conti e aver assegnato la delega al Bilancio a Sergio Marino - politico che si è distinto in altri ambiti ma che non credo sia adeguato in questo ruolo e in questo momento storico - ha prodotto un vero e proprio sfascio. Anche il sindaco ha una grave responsabilità sulla situazione attuale dei conti, avendo avocato a sé la delega al bilancio per svariati mesi dopo le dimissioni di D'Agostino. La Giunta non può lavarsi le mani di questa situazione addebitando la colpa ai tagli di Stato e Regione, che ci sono per tutti i Comuni, al pari di una legislazione poco favorevole. In più qui c'è un'aggravante sulla gestione della macchina comunale".
Se dovesse dare un giudizio alla Giunta Orlando - che lei ha sostenuto per oltre otto anni in questo doppio mandato - che voto darebbe da 1 a 10?
"Nei primi cinque anni supera abbondantemente il 7. C'era un gioco di squadra tra gli assessori e da loro partivano tante proposte di delibere. In questo secondo mandato invece non posso andare al di là del 3. Non abbiamo mai ricevuto proposte da alcuni assessori, la maggioranza, eccetto gli atti dovuti. Si continua a lavorare a compartimenti stagni, manca la condivisione di una visione e ogni assessore pensa a guardarsi la propria sedia a discapito del collega. La vera sconfitta politica è però l'assenza di autorevolezza: gli assessori non dettano la linea politica ma subiscono la burocrazia. Di più, sono subalterni ai dirigenti".
Lo strappo di Italia Viva con la Giunta è maturato ad aprile dopo la bocciatura del Piano triennale delle opere pubbliche 2020-2022. Cosa è successo in quel frangente e come si è arrivati ad oggi?
"Mi consenta di correggerla: non c'è stato uno strappo fra Italia Viva e la Giunta ma una reazione scomposta, politicamente incomprensibile, del sindaco. Avrebbe potuto convocare subito gli 8 consiglieri di Iv per un chiarimento e invece ha tolto la fiducia a Norata facendo dimettere i componenti del Cda di Rap ed ha riunito la Giunta senza i due assessori in quota Italia Viva. Lo strappo lo ha fatto lui. Da allora cosa ha ottenuto? La perdita di 8 consiglieri che si sono sempre dimostrati leali e corretti, dando spazio non ad una ma a diverse opposizioni che hanno trasformato oggi Sala delle Lapidi in un Vietnam".
La telenovela sul Piano triennale delle opere pubbliche 2020-2022 ha tenuto banco fino all'ultima seduta di giovedì e dopo la votazione del Consiglio, che ha stralciato la linea A del tram, il sindaco Orlando ha parlato di "scelta palesemente illegittima" ed ha persino annunciato il ricorso alle vie legali...
"Ero e rimango sostenitore del sistema tram, ma non si può accettare un atteggiamento di minacce. La votazione di giovedì dà all'amministrazione un chiaro segnale di denuncia degli estremi ritardi di progettazione e avanzamento dei lavori. Il pericolo di perdere il finanziamento non può essere addebitato al Consiglio ma ad un clamoroso ritardo di questi anni da parte dell'amministrazione. Non è accettabile provare a condizionare il voto paventando denunce e danni erariali. Piuttosto che denunciare, la Giunta dimostri adesso di saper progettare".
Cosa significa per lei che è cresciuto prima con Rita Borsellino e poi con Leoluca Orlando abbandonare un percorso politico lungo 20 anni per sposare il progetto di Matteo Renzi?
"Mi sono candidato nel 2017 difendendo a spada tratta una delle principali accuse rivolte a Orlando e cioè che 'non crea squadra e nemmeno un futuro'. In campagna elettorale, gli ho creduto a occhi chiusi quando ripeteva 'saranno 5 anni di primarie'. Ero insomma fortemente convinto che questi 5 anni sarebbero serviti per costruire una casa e mettere in sicurezza uno straordinario patrimonio. Mi sbagliavo. Forse le primarie si faranno 5 mesi prima delle elezioni, con una coalizione di centrosinistra che si è messa dentro soggetti che nulla hanno a che spartire con la nostra storia, come il M5S che ha governato con la Lega. Cioè con la destra sovranista. Ho scelto di aderire a Italia Viva, perché ritengo possa essere una casa dei moderati dove portare i miei valori di centrosinistra. Che, a differenza di altri, io non ho tradito".
Orlando non è più candidabile come sindaco. Come mai, per l'ennesima volta, il centrosinistra palermitano è arrivato ad un appuntamento elettorale senza un nome all'altezza?
"Certamente c'è un limite di Orlando, che speravamo venisse superato da quanto lui stesso stesso aveva auspicato. Ma certamente c'è una grossa responsabilità del centrosinistra. Il Pd, forza politica nazionale, non è riuscita a creare una classe dirigente, rimanendo fermo a figure come Cracolici e Lupo. Ingenuamente, molti di noi hanno aspettato che qualcun altro organizzasse un gruppo, quando noi stessi potevamo essere protagonisti e osare di più".
La candidatura di Davide Faraone è stata un passo avventato o ponderato? Non rischia di rimanere isolato?
"Renzi alla Leopolda ha detto di 'osare, avere visione e partire senza fare calcoli'. A chi gli faceva notare che così c'era un grande rischio di cadere, lui ha risposto: 'Sono caduto tante volte, ma è meglio cadere che strisciare. Cade chi sta in piedi a testa alta, mentre chi striscia non cade mai'. Penso che Faraone possa rappresentare questo: una figura che aggrega i giovani, chi ha competenze; allo stesso tempo ha un importante rapporto con Roma e una visione di futuro. Altri invece aggregano solo sigle di partito. Mentre c'è chi partecipa a tavoli e sta davanti ai caminetti, noi vogliamo parlare alla città".
Italia Viva è nata da una "costola" del Pd. Oggi si colloca in uno spazio di centro: dove precisamente, più vicino a destra - dove c'è la Dc di Cuffaro - o a sinistra?
"I miei valori restano sempre quelli di centrosinistra. Alla Leopolda è emersa una forza politica di centro, lontana dai populismi e dai sovranismi, con una forte impronta di centrosinistra. Ad oggi non mi risulta che Cuffaro sia alleato con noi. E' però sotto gli occhi di tutti la volontà della Dc di presentare una lista alle Comunali. Penso che sia corretto e rispettoso non esprimere giudizi sulla persona. Aspetterei prima di conoscere i programmi per la città e la squadra di candidati".
Cosa resterà di questi ultimi dieci anni di orlandismo?
"In questi ultimi dieci anni ho visto tante persone di alto profilo, che Orlando aveva attorno, andare via. Oggi rimane solamente un piccolo esercito disarmato. Alla fine, aver amministrato male la città sta fomentando le destre. Mi spiego meglio: se vuoi produrre un vero cambiamento culturale devi essere credibile. E un sindaco la credibilità la ottiene offrendo servizi puntuali ed efficienti. Oggi invece siamo davanti a una serie di disastri che mettono a rischio la visione della città e i valori professati dal sindaco, che io personalmente ho sempre condiviso: l'accoglienza e in generale i diritti delle persone, Palermo capitale delle culture, una dimensione internazionale in grado di superare steccati e provincialismi. Il ruolo della politica è trasmettere i valori ed essere credibile. Se manca una delle due cose, crolla l'altra. L'incapacità di gestire la città ha dato l'opportunità alle opposizioni di smontare questa visione. La manutenzione delle strade è assente, all'Anagrafe per avere un certificato ci vogliono mesi, la raccolta differenziata è ferma al palo, nulla si è fatto per gli impianti sportivi - dal Velodromo al Diamante, passando per il Palazzetto dello Sport - dove in pratica siamo rimasti fermi ai tempi di Cammarata. E mi fermo qui, perché di esempi ce ne sarebbero molti altri. Le aspettative che avevamo prima della consiliatura, praticamente, sono state tutte disattese. La prima emergenza del dopo-Orlando sarà mettere mano all'amministrazione della città".