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Sabato, 20 Aprile 2024
L'intervista di PalermoToday

Il progetto di una città senza periferie e il sogno di un nuovo Vespro, Lomonte: "Palermitani ribellatevi"

L'architetto-indipendentista ritenta la corsa a sindaco: al centro del suo programma rigenerazione urbana e famiglia. "Contro l'inverno demografico serve una tassazione più equa". Numerario dell'Opus Dei, pratica la castità: "La chiamata di Dio mi ha riempito il cuore". I miei avversari? "Il più simpatico è Ferrandelli, lo appoggerei se..."

Da buon architetto, ha messo al centro del suo programma la rigenerazione urbana e l'idea di trasformare quelle che oggi sono periferie-ghetto in "borghi autosufficienti". Ma c'è anche la famiglia, "oggi tartassata come nel film di Totò e Aldo Fabrizi", che invece andrebbe sostenuta "con una tassazione più equa".

Ciro Lomonte - candidato sindaco di Siciliani Liberi, Popolo della Famiglia e Italexit (cartello politico riunito in un'unica lista) - è un indipendentista convinto, che sogna un nuovo Vespro siciliano e invita i palermitani a "ribellarsi ai partiti italiani che ci trattano come una colonia".

Lomonte nella redazione di PalermoToday, l'intervista integrale

Durante la quinta diretta Facebook che PalermoToday ha calendarizzato con i candidati alla poltrona di primo cittadino, l'architetto-indipendentista ha detto che a 18 anni è diventato numerario dell'Opus Dei, è rimasto casto e celibe - guai a chiamarlo single - dedicando la sua vita agli altri. Dentro e fuori l'istituzione fondata da Josemaría Escrivá de Balaguer. Dopo la corsa a sindaco del 2017, adesso ci riprova. 

"Non volevo ricandidarmi, pensavo a un sindaco donna..." | Video

Cosa l'ha spinta dopo 5 anni a ricandidarsi?
"Questa volta non volevo candidarmi per nulla. Per un anno e mezzo ho cercato di mettere assieme una serie di realtà civiche che potessero appoggiare un candidato sindaco donna. Il nome lo avevamo già in mente ed era quello di Giulia Argiroffi, lei però non se l'è sentita. Volevamo puntare su Argiroffi perché in Consiglio comunale è stata una guerriera. Alla fine li unici con cui abbiamo raggiunto un'intesa sono stati il Popolo della Famiglia e Italexit. Anzi più che un'intesa è nata una vera e propria amicizia. Sono state queste forze politiche a chiedermi di candidarmi, all'inizio ho fatto qualche resistenza ma poi ho accettato. Cinque anni fa ero alle prime armi, stavolta ho più esperienza e ho pensato che fare questa coalizione potesse dare un contributo di speranza e gioia ai tanti palermitani sfiduciati. Noi siamo l'unica alternativa reale ai partiti italiani e ad una forma di colonialismo nazionale ed europeo".

Può illustrare brevemente ai nostri lettori il suo programma per la città?
"I nostri obiettivi per Palermo, messi nero su bianco nel nostro programma, sono sedici. Il punto fondamentale è entrare in Consiglio comunale per garantire la presenza di persone libere che non debbano rispondere alle segreterie dei partiti. Per quanto riguarda i temi, la famiglia è al centro del nostro programma. Palermo è una città che si sta spopolando paurosamente. Siamo in pieno inverno demografico: in pochi si sposano, in pochissimi fanno dei figli. Oltre all'emigrazione dei lavoratori, adesso c'è anche quella degli studenti. Occorre fare come a Parma dove è stato introdotto il 'fattore famiglia'. Le famiglie devono pagare imposte che siano realmente eque. Qui ci sono tasse alte e servizi inesistenti. Un altro punto qualificante è la rigenerazione urbana. Palermo ha un'edilizia di scarso livello che l'ha fatta diventare una delle città più brutte del mondo. La città è congestionata, serve una nuova impostazione urbanistica. Come? Abolendo il concetto di periferia. Basta ghetti, noi puntiamo a creare 50 borghi autosufficienti, dove in cinque minuti di strada a piedi devi avere tutto o quasi a portata di mano. Nel 2011 con un gruppo di professionisti ho offerto al Comune un progetto di rigenerazione dello Zen, che prevedeva di costruire ex novo nelle zone non cementificate, trasferire man mano i residenti nelle nuove abitazioni, demolire quelle vecchie e nelle aree frattanto liberate riprendere a costruire. Non solo case ma anche servizi. Questo è il modello: non è utopia, ci sarebbero pure disponibili i fondi, ad esempio quelli ex Gescal".   

Traffico, tram, pedonalizzazioni e Ztl. cosa salverebbe e cosa butterebbe di ciò che ha fatto l'amministrazione uscente sul fronte della mobilità?
"Nei fati questa è un'amministrazione che ha dimostrato di odiare i palermitani, mettendo in atto misure punitive che hanno congestionato ancora di più la città. La Ztl non serve: non ha ridotto i volumi di traffico, non ha migliorato la qualità dell'aria e la notte diventa un inferno. Insomma, è un fallimento. Vogliamo parlare del tram? L'unica linea che funziona è quella dal Forum alla Stazione Centrale, che ha ricucito un po' la distanza fra periferia e città. Non è avvenuta la stessa cosa nella linea che collega Borgo Nuovo alla Stazione Notarbartolo. Complessivamente solo l'1% dei palermitani usa il tram, che tra l'altro non è economicamente sostenibile. Cosa faremo con sette linee, chiederemo l'elemosina? Sul fronte mobilità non salvo nulla, nemmeno le pedonalizzazioni. Figuriamoci le piste ciclabili, sono meglio quelle fatte da Cammarata. Di Orlando, che ha guidato il Comune in varie stagioni, salvo la riapertura del teatro Massimo e 'Palermo apre le porte' perché hanno risvegliato un minimo di coscienza identitaria. I palermitani però non conoscono ancora bene la loro storia, per questo sono razzisti verso se stessi".

Lei ha dichiarato che "lo stile arabo-normanno non esiste". Come la mettiamo con l'Unesco che l'ha riconosciuto patrimonio dell'umanità?  
"Una volta un assessore mi ha detto: 'Se non lo chiamavamo così, non ci davano i soldi'. All'Università ci insegnano che esiste l'arte siculo-normanna o bizantino-normanna. La verità è che, al di là di quel prodigio creativo che va dal 1130 al 1190, dalle origini esiste l'arte sicula che ha determinate caratteristiche: è gioiosa, solare, sanguigna, piena di colore. Un'arte che noi abbiamo il dovere di difendere, perché siamo capaci di produrre cose di altissima qualità. Parlare di stile Arabo-normanno è limitativo e falso".   

Ha qualche programma per il recupero della costa e delle borgate marinare?
"Intanto bisogna restituire ai palermitani il Castello a Mare. Per il recupero della costa dobbiamo interagire con l'Autorità portuale e poi iniziare dalle spiagge. I palermitani, soprattutto nella Costa Sud, devono avere la possibilità di vivere il mare. Non solo in termini di balneabilità. Ciò significa costruire porticcioli e approdi, ad esempio per i pescatori ma anche per quella che dovrebbe essere la metropolitana del mare. Un servizio di trasporto pubblico che avrebbe un grande impatto turistico".  

Siciliani liberi, la lista che la sostiene in cartello con Il popolo della famiglia e Italexit, "rappresenta la ribellione al sistema incancrenito dei partiti che ha maltrattato Palermo". Lo ha detto lei. Come si fa a curare questa cancrena? 
"Per capire cosa sta succedendo a Palermo non possiamo tralasciare il contesto nazionale, dove da undici anni il presidente del Consiglio viene scelto senza il consenso popolare. Draghi è un banchiere che ha altri interessi e non sa nemmeno governare. A Palermo il cancro si combatte se sempre più gruppi di cittadini prendono in mano il loro destino e scendono in campo in prima persona. Basta votare per il meno peggio con il naso turato".

Secondo un sondaggio che lei ha diffuso, in città l'astensionismo sarebbe al 51%. Come si fa a convincere questa fetta di elettorato a votare? 
"E' un'impresa ardua e noi non abbiamo risorse. Per riuscirci dovremmo andare casa per casa. La verità è che servirebbe un nuovo Vespro siciliano...".  

Lei è un indipendentista convinto. Che significa essere oggi indipendentista? 
"Significa innanzitutto far valere i diritti dello Statuto siciliano. L'indipendentismo economico è la prima battaglia: come dice il professore Massimo Costa su un gettito tributario di 25 miliardi, lo Stato se ne prende 10. A Roma ci trattano come una colonia, per non parlare dei poilitici che ci hanno svenduto come l'ex presidente della Region Rosario Crocetta che, violando lo Statuto, ha rinunciato al contenzioso aperto con lo Stato su questo fronte. Lo Statuto viene però applicato al momento delle spese che rimangono a carico della Regione. In cambio del silenzio hanno bloccato i siciliani grazie al clientelismo e ai posti nel pubblico impiego che in questi settanta anni sono stati distribuiti. La Sicilia si salva se esce da wuesto meccanismo perverso, se è il caso rendendosi totalmente indipendente. In Europa ci sono Stati più piccoli della Sicilia che lo sono. Non è anacronistico, anzi nell'epoca della globalizzazione sfrenata, oggi è più necessario che mai".   

Lei non ha fatto mai mistero di appartenere all'Opus Dei, la cosiddetta massoneria bianca, e di praticare la castità. Perché questa scelta di vita? Oltre a farne parte, è anche il candidato dell'Opus Dei? 
"Non sono il candidato dell'Opus Dei. E, la devo correggere, l'Opus Dei non è una massoneria bianca. Questa è una voce che ha messo in giro la massoneria in Spagna negli anni '40. Noi abbiamo una vocazione che ci porta a cercare Dio nel quotidiano. Nell'Opus Dei per questioni opinabili, che non riguardano la fede direttamente, c'è assoluta libertà. Non andiamo intruppati, ognuno politicamente appoggia chi vuole. In queste elezioni tanti sono candidati in liste diverse. Io sono un numerario, appartengo cioè a coloro che vivono il celibato senza prendere i voti. E' un impegno che ho preso a 18 anni, è stata una chiamata di Dio: sono felice, è una decisione che mi ha riempito il cuore. I numerari sono come dei 'papà', si occupano della formazione cristiana degli altri membri della nostra istituzione. Non sono un single alla Alberto Sordi".

La prima cosa che farebbe se diventasse sindaco?
"Ne farei due: organizzare il Festino di Santa Rosalia e incontrare tutti i dipendenti comunali". 

E se non dovesse farcela, in caso di eventuale ballottaggio, chi appoggerebbe?
"Quello che mi fa più simpatia è Fabrizio Ferrandelli, perché è stato capace di sganciarsi dai partiti. Se lo fa del tutto, rinunciando a Più Europa e Azione, lo sosterrei". 

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