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Venerdì, 29 Marzo 2024
Elezioni comunali 2022

Il boom dei Tamajo-boys, il tonfo di Catania, gli esclusi eccellenti: vincitori e vinti delle Comunali

Nel centrodestra l'accordo con il gruppo di Sicilia Futura riporta Forza Italia in cima alle gerarchie del centrodestra, mentre Prima l'Italia arranca e dice addio ai leghisti della prima ora. Tra i progressisti, Sinistra Civica Ecologista resta fuori dal Consiglio; mentre entra per il rotto della cuffia Fabio Giambrone, fedelissimo di Orlando

Dal boom dei Tamajo-boys, che rappresentano la maggioranza degli eletti nella lista di Forza Italia (4 consiglieri su 7), al tonfo di Giusto Catania e di Sinistra Civica Ecologista, che non supera lo sbarramento e resta fuori da Sala delle Lapidi. I risultati delle urne consegnano già vincitori e vinti di queste elezioni comunali.

Partiamo dagli sconffitti eccellenti. Uno di questi è proprio Giusto Catania, l'assessore più in vista della Giunta uscente. Con il sindaco emerito Orlando ha condiviso sin dal 2012 la visione della città e gli è stato accanto sino all'ultimo, ma ha pagato lo scotto delle scelte in tema di mobilità e gestione del traffico. A Catania va riconosciuto l'onore delle armi e la coerenza politica, eccetto forse quando il suo gruppo consiliare è uscito dall'Aula e non ha votato il bilancio 2020. La difesa (per molti ideologica) di Ztl, tram e pedonalizzazioni - sempre condivisa dal sindaco - ha portato lui e l'amministrazione Orlando su posizioni che si sono rivelate minoritarie. 

"Abbiamo perso!", ha ammesso Catania. "Non siamo riusciti a far eleggere Miceli - ha aggiunto - e la nostra lista non ha eletto consiglieri. E' un problema serio per noi. Non siamo riusciti a conquistare un voto d'opinione forse perché siamo stati percepiti come la lista della continuità rispetto a certe scelte di governo e delle difficoltà dell'amministrazione. La nostra battaglia in città continua e la faremo fuori dal palazzo".

Sulla lista di Sinistra Civica Ecologista potrebbe aver pesato inoltre anche la decisione di Franco Miceli, che si è candidato come capolista in Progetto Palermo. La spinta del candidato sindaco - seppur sconfitto alle urne da Lagalla - ha spostato l'ago della bilancia da Sinistra Civica Ecologista a Progetto Palermo, consentendo a quest'ultima di superare lo sbarramento. Inizialmente proprio Catania e compagni avevano contestato la scelta di Miceli, ritenuto un candidato trasversale, ma non hanno avuto la forza per imporsi né hanno trovato sponda nel sindaco Orlando.

Al Professore in tanti rimproverano il fatto di non aver adeguatamente sostenuto Franco Miceli durante questa campagna elettorale (ma non è una novità, è quasi sempre accaduto quando non si è candidato in prima persona) e di non aver presentato nemmeno una sua lista. I suoi candidati, anzi il suo candidato - cioè Fabio Giambrone - ha agganciato l'ultimo "vagone" ultile per l'ingresso a Sala delle Lapidi. Un risultato tutt'altro che buono, visto che Giambrone (vicesindaco uscente) contava sull'appoggio di Orlando, della quasi totalità della Giunta e su meccanismi consolidati di ricerca del consenso dentro e fuori il palazzo. Il quinto posto nella lista del Pd smonta sul nascere ogni ipotesi di "opa" degli orlandiani sul partito a livello locale. Niente da fare invece per un altro assessore della Giunta uscente, Toni Sala, candidato sempre nella lista del Pd. 

Tra chi sorride c'è senza dubbio il gruppo di Sicilia Futura, che ha raccolto consensi a grappoli all'interno della lista di Forza Italia con Ottavio Zacco (il più votato in assoluto del Consiglio con oltre 3.200 voti), Catia Meli, Gianluca Inzerillo e Leopoldo Piampiano. Il patto tra Edy Tamajo e Gianfranco Miccichè ha dato una spinta notevole ad un partito che, nelle gerarchie del centrodestra, sembrava essere indietro rispetto a Fratelli d'Italia e Lega-Prima l'Italia. Così non è stato. Forza Italia viaggia con il vento in poppa dell'11% e si contende con il Pd lo scettro di prima forza politica della città.

Restando in Forza Italia non si può non citare il record di Giulio Tantillo: il veterano di Sala delle Lapidi, eletto ininterrottamente dal 2001 non è più "ras" delle preferenze ma regge bene al cospetto dei giovani rampanti guidati da Tamajo. Per lui, quella che inizierà a breve, sarà la quinta consiliatura consecutiva.

Nel centrodestra, però, non è tutto oro quello che luccica. Prima l'Italia ad esempio supera di poco lo sbarramento e non va al di là dei tre seggi: un risultato al di sotto delle aspettative, che certifica la sconfitta dei leghisti della prima ora. Dal capogruppo uscente Igor Gelarda alla responsabile della Lega giovani Elisabetta Luparello, passando per l'ex coordinatore Antonio Triolo. Nessuno di loro - esponenti del Carroccio che hanno tirato sù il partito con il senatore Stefano Candiani, commissario siciliano prima dell'avvento di Nino Minardo - ce l'ha fatta. 

Fratelli d'Italia invece, che secondo le previsioni della vigilia, doveva essere la lista più forte si colloca dietro Forza Italia. I meloniani "scollinano" quota 10% trascinati da Francesco Paolo Scarpinato e Giuseppe Milazzo, ma perdono un "pezzo da 90" come Mimmo Russo, storico esponente di Sala delle Lapidi, che si ferma dopo quattro consiliature consecutive.  

Esulta Totò Cuffaro: la lista della Dc Nuova entra in Consiglio eleggendo tre giovani. "Abbiamo una nuova classe dirigente, che rappresenterà il partito nei luoghi istituzionali, negli incontri con gli altri partiti e far sentire la voce della Dc sugli organi di stampa. Posso fare due passi indietro e fare il padre umile e non certo nobile. Un allenatore non giocatore". Così l'ex governatore dell'Isola, al centro delle polemiche di questa campagna elettorale - assieme a Marcello Dell'Utri di Forza Italia - per l'endorsement a Roberto Lagalla. L'allenatore non giocatore Totò Cuffaro non solo non si ritirerà dalla politica, ma guarda già con la sua Dc nuova alle Regionali: "I dirigenti del partito sono già a lavoro per preparare le liste per il rinnovo dell'Ars, che saranno formate da candidati tutti nuovi e che non hanno mai ricoperto ruoli di parlamentari e di assessori. Vogliamo una Dc nuova nella rappresentazione delle idee e dei valori, nella scelta del rigore morale e nelle persone". 

Nel centrodestra si lecca le ferite Alleanza per Palermo. Come cinque anni fa, quando però stava nello schieramento di Leoluca Orlando, la lista espressione del movimento popolare di Totò Lentini, non supera lo sbarramento. Una debacle per Lentini, che si era sfilato dalla corsa a sindaco per convergere su Lagalla, ottenendo in cambio la designazione ad assessore.

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