Fondi negati ai disabili, Giusi Scafidi: "Il garante regionale per i diritti intervenga"
"Se quanto dichiarato dal Presidente della Regione Rosario Crocetta, in merito ai fondi erogati per l’assistenza e la cura dei diversamente abili già deceduti, risultasse vero, sarebbe gravissimo sia perché fondi destinati ai disabili sarebbero stati “distratti” da chi doveva utilizzarli per l’assistenza, sia perché denoterebbe la mancanza di controllo degli organi preposti, quali Asp, distretti socio-sanitari". A parlare è Giusi Scafidi, presidente della IV Commissione alle Politiche sociali al Comune di Palermo.
Per contrastare le frodi in materia di invalidità civile, il legislatore, con la legge 3 agosto 2009, n. 102, all’articolo 20, fissava nuovi criteri e competenze nei procedimenti di accertamento delle minorazioni civili, dal primo gennaio 2010 la domanda di accertamento di invalidità, handicap e disabilità non si presentava più alle aziende Usl, oggi Asp, ma bensì all’Inps.
A seguito di tale legge, l’Inps con circolare 131/2009 stabilì che per le visite che terminavano con un parere positivo unanime veniva redatto un verbale validato dal Responsabile del Centro medico legale dell’Inps e spedito all’interessato avviando tutti gli iter per il riconoscimento delle prestazioni economiche (pensioni, indennità, assegni), mentre per quelle nelle quali non si raggiungeva un parere unanime l’Inps sospendeva l’invio del verbale e acquisiva gli atti che venivano esaminati dal Responsabile del Centro Medico Legale dell’Inps. Questi poteva validare il verbale entro 10 giorni oppure procedere ad una nuova visita diretta nei successivi 20 giorni, la visita, in questo caso, veniva effettuata, oltre che da un medico INPS (diverso da quello presente in Commissione ASL), da un medico rappresentante delle associazioni di categoria (ANMIC, ENS, UIC, ANFFAS) e, nel caso di valutazione dell’handicap, da un operatore sociale (per le certificazioni relative alla legge 104/1992 e 68/1999).
Le visite dirette avrebbero dovuto essere limitate ai casi dubbi e ai casi su cui non vi era accordo, consentendo comunque un ampio ricorso alla valutazione sugli atti.
A quasi un anno di distanza, Inps rilevava che il sistema non funzionava, per cui cambiava le indicazioni con una Comunicazione interna del 20 settembre 2010 del Direttore Generale a tutti i Dirigenti regionali INPS, allegando delle “Linee Guida”, sottolineando “che l’accertamento sanitario diretto è da ritenersi prioritario al fine di garantire la massima coerenza metodologica e la trasparenza dell’iter valutativo e del conseguente giudizio medico-legale. Ciò soprattutto nei casi in cui si evidenzi una severa minorazione dell’integrità psico-fisica da cui derivano benefici assistenziali”.
Si passa da un eccesso ad un altro, dalle doppie visite a cui saranno sottoposti i richiedenti, prima all’Asp e poi all’Inps, con tutte le conseguenze che ne derivano, disagi e ritardi nelle erogazioni delle prestazioni, ad un scarso controllo del numero dei diversamente abili. L’attribuzione di una qualsiasi invalidità e della relativa percentuale dovrebbero essere comunicate dagli uffici dell’Inps all’ufficio anagrafe del Comune, cosicché al momento della comunicazione del decesso da parte degli eredi, l’ufficio comunale preposto invierebbe la segnalazione, così come predispone per le imposte comunali, agli uffici delle Asp di competenza, all’Inps, ai distretti socio-sanitari, senza dover aspettare la verifica e l’incrocio dei dati in possesso dei vari uffici. “Invito la dottoressa Gambino, garante regionale per i diritti dei disabili a procedere con un esposto alla Procura della Repubblica, poiché sono stati negati dei diritti ai diversamente abili per mancanza di fondi, fondi che invece venivano erogati anche per i disabili già deceduti”.