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Appalto da 3,5 milioni di euro per la diga di Blufi, ma è scontro tra Regione e Legambiente

L'invaso, nel territorio delle Madonie, rappresenta una delle più grandi e storiche incompiute della Sicilia. Il dirigente Foti: "Serve una soluzione per tre province con gravi carenze di acqua". Gli ambientalisti: "Spreco di denaro pubblico"

Oltre 3,5 milioni di euro per completare la diga di Blufi, nel Palermitano, una delle incompiute storiche più note del territorio siciliano. La Regione adesso, con un bando dell’assessorato all’Energia, intende tornare su quel progetto per portarlo a termine. Ma prima ancora delle offerte - la gara d’appalto è stata pubblicata ieri e si chiuderà il prossimo 18 novembre - sono arrivate le proteste di Legambiente: "È incredibile che persista ancora la vecchia politica delle grandi opere inutili. Si tratta dell’ennesimo esempio di superficialità da parte della Regione", attacca il presidente regionale degli ambientalisti, Gianfranco Zanna. Secca la replica del dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti della Regione, Calogero Foti: "Ci sono tre province, Enna, Caltanissetta e Agrigento, in grave carenza d'acqua. In parte anche Trapani. Siamo tenuti a trovare una soluzione".

Progettata già negli anni sessanta, la diga di Blufi è stata finanziata più volte e mai completata. Il suo scheletro giace nel territorio delle Madonie, attirando l'attenzione di fotografi amatoriali e, di recente, anche di un gruppo di skater che ha lanciato su Facebook l'idea di realizzare uno skatepark nel cuore della Sicilia approfittando delle colate di cemento abbandonate. Adesso, gli ambientalisti si chiedono che senso abbia stanziare altri milioni per questi lavori, una decisione che definiscono "l’ennesimo spreco di denaro pubblico, che non darà acqua agli assetati ma da mangiare a pochi fortunati".

“Non ci sono i milioni di metri cubi di acqua previsti, mentre lo sfioratore di piena è stato già realizzato ad una quota che non potrà essere mai raggiunta. Per riempirla avevano previsto di portare l’acqua da un altro bacino idrico con una galleria drenante lunga circa 4 chilometri – dice Zanna -. La diga, inoltre, andrebbe ad invasare acque proprio nella parte iniziale del bacino dell'Imera meridionale che già oggi si mantiene ai limiti della magra per almeno 10 mesi l'anno. E ancora, nel vecchio progetto è stato speso l’intero finanziamento di 180 milioni e per errori è stato realizzato tutto, tranne il corpo della diga che non è stata, quindi, mai costruita. Come se non bastasse, il tutto è stato realizzato senza la valutazione di impatto ambientale e un decreto dell’allora governo D’Alema impose modifiche sostanziali a quanto già realizzato”.

Di parere diametralmente opposto la Regione. "La diga di Blufi nella sua attuale configurazione può raccogliere fino a 16 milioni di metri cubi di acqua, fondamentali per la distribuzione nei territori che maggiormente soffrono per la siccità. È vero che i lavori sono rimasti bloccati per molti anni, a causa anche della necessità di individuare i siti per il conferimento dai terreni di scavo, ma la Regione ha predisposto prima l'ultimazione degli studi, che spero possano dare risultati importanti", spiega Foti. "In ogni caso - conclude il dirigente generale - a Legambiente voglio dire di cominciare a dialogare invece di attaccare e basta. Noi ci stiamo sforzando di trovare soluzioni alternative, ma non si può essere ambientalisti semplicemente dicendo dei no".

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