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Lavoratori dell'emergenza Covid, Costa: "L'esperienza della medicina di prossimità non può finire a gennaio"

In migliaia, tra co.co.co e impiegati a tempo determinato, attendono di sapere che futuro li attende nel 2022. "La gente non può essere privata dell’assistenza straordinaria che ha ricevuto in questi mesi", spiega il commissario. Nuove regole anche per i centri vaccinali ospedalieri

Il 31 gennaio 2022 lo stato di emergenza nazionale per la pandemia di Covid-19 cesserà. E dopo 12 mesi, per legge, non potrà essere rinnovato. Ma politica e istituzioni sarebbero già al lavoro per capire come mantenere i livelli di assistenza che fino a oggi sono stati offerti negli hub e nei centri territoriali per le vaccinazioni e lo screening. "Non posso fare previsioni ma posso dirvi che l’esperienza realizzata in questi mesi non può morire con una scadenza burocratica", afferma Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid di Palermo.

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In particolare, a rischio ci sono migliaia di lavoratori, con contratti di collaborazione o a tempo determinato, le cui retribuzioni dipendono dalle risorse stanziate da Roma per affrontare la pandemia. Che ne sarà di loro quando lo stato d’emergenza, con relativi capitoli di bilancio, non potrà più essere rinnovato? "La gente non può essere privata dell’assistenza straordinaria che ha ricevuto in questi mesi grazie alla medicina di prossimità che siamo riusciti a realizzare utilizzando professionalità straordinarie, come il personale amministrativo, gli informatici, gli statistici, gli assistenti sociali, i tecnici per la prevenzione: una serie di persone che ha messo in moto un’attività che secondo me è difficile da smantellare. Abbiamo avuto la possibilità di poter assistere - prosegue Costa -, anche nelle condizioni più disparate, tutti i pazienti che ce lo hanno chiesto. E lo abbiamo fatto in un modo completamente nuovo e diverso, non nel modo in cui eravamo abituati".

Intanto, però, tra le priorità del commissario Costa, e dei suoi omologhi nel resto della Sicilia, c'è quella di riorganizzare il sistema dei centri vaccinali, a partire da quelli ospedalieri, che per giorni sono stati in bilico tra l'apertura e la chiusura. "La Regione ha semplicemente ricordato che abbiamo bisogno di fare due cose, che io condivido - spiega Costa. - Una è contenere il più possibile le spese e quindi invitare gli ospedali che hanno i centri vaccinali a cercare di ridurre le prestazioni aggiuntive, che comunque sono un costo esagerato. La seconda cosa, forse ancora più importante, è riorganizzare tutti i propri medici per cercare di garantire livelli assistenziali adeguati anche ai pazienti con patologie e diagnosi non-Covid. Perché è vero che stiamo fronteggiando una pandemia ma non dimentichiamoci che abbiamo anche un arretrato dal punto di vista non-Covid e quindi servirà anche che gli ospedali si riorganizzino in questa direzione. Credo che sia giusto così, come credo che sia giusto che le aziende che hanno garantito di poter fare attività vaccinale utilizzando medici non impegnati in prima linea nell’attività diagnostica ma altri medici e soprattutto non facendo ricorso a prestazioni aggiuntive ma lavorando all’interno dell’orario di lavoro sia giusto che continuino a contribuire alla campagna vaccinale".

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