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Il primo giorno di Consiglio, dalle scuse di Zacco ai parenti dei defunti all'emozione senza tempo di Tantillo

L'insediamento a Sala delle Lapidi tra votazioni ripetute e la disputa sullo statuto. Dall'Aula arrivano già un paio di segnali politici: il neo presidente va oltre le preferenze attese, mentre il vicario Mancuso perde qualche pezzo per via dell'aiutino del centrodestra alla consigliera Piccione, eletta vice

Dalle scuse del consigliere di Forza Italia Ottavio Zacco ai parenti dei defunti in attesa di una sepoltura ai Rotoli alla "emozione che non ha tempo" del veterano Giulio Tantillo, diventato presidente di Sala delle Lapidi in quella che è la sua quinta consiliatura consecutiva, passando per l'intoppo nella votazione della più alta carica del civico consesso, che gli inquilini d'Aula hanno dovuto ripetere dopo che Ugo Forello ha rilevato l'anomalia delle schede non siglate dagli scrutatori, in un clima reso incandescente da urla e accuse all'indirizzo di chi non si è attenuto allo statuto.

Tantillo eletto presidente del Consiglio comunale, Mancuso e Piccione i vice

Se dovessimo immortalare con tre istantanee la seduta del nuovo Consiglio comunale non si potrebbe che iniziare da quello che è accaduto dopo le 11,51 di stamattina: orario in cui i 40 inquilini eletti a Sala delle Lapidi hanno terminato il giuramento con la classica formula di rito - "Giuro di adempiere alle mie funzioni, con scrupolo e coscienza, nell'interesse del Comune, in armonia con gli interessi della Repubblica e della Regione" - e il Consiglio si è ufficialmente insediato. A condurre i lavori, Ottavio Zacco, consigliere più anziano per voti (ne ha ottenuti 3.405), che ha subito sottolineato "l'importanza della figura del presidente", chiamato a "non far mai mancare il confronto fra maggioranza e opposizioni" e ha pure riconosciuto il ruolo dei consiglieri Franco Miceli e Fabrizio Ferrandelli, sconfitti da Lagalla, ma pur sempre rappresentativi "di una fetta importante della città".

Nell'appello ad una "Palermo che deve diventare una città normale", Zacco si è così rivolto ai cittadini che soffrono per il caro estinto senza ancora una sepoltura, fermo in uno dei depositi del cimitero: "A nome mio personale e dell'intero Consiglio - ha detto - chiedo scusa a tutti i parenti in attesa di una sepoltura. Dobbiamo uscire da questa emergenza terribile e i Rotoli devono tornare finalmente ad essere un camposanto".

Applausi a scena aperta. Non solo dai colleghi consiglieri, ma anche dalle tante persone presenti a Sala delle Lapidi per il battesimo del nuovo Consiglio. All'appuntamento non è mancato l'ex presidente, e ora assessore ai Lavori pubblici e proprio al Cimitero, Totò Orlando, che ha scelto di sedersi all'ultimo banco, proprio a ridosso della "staccionata" che separa l'Aula dalla parte riservata al pubblico. Orlando da una parte e Tantillo dall'altra, quest'ultimo scaramanticamente (anche se lui ha negato) solitario prima dell'elezione a presidente. Un passo più indietro i figli Daria e Fabrizio, seduti accanto al deputato regionale Edy Tamajo, che nel gruppo consiliare di Forza Italia può vantare ben 4 consiglieri su 7 a lui vicini. 

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Il clima è disteso, i volti sorridenti, le fotocamere dei cellulari in azione per fare selfie e immortalare le fasi più salienti della seduta. Tutto tranquillissimo fino a quando Ugo Forello non solleva la discrasia fra il regolamento e lo statuto comunale. Il regolamento, modificato prima dell'insediamento del vecchio Consiglio, prevede l'elezione di un presidente e di un solo vice; lo statuto invece, mai allineato al regolamento (né della Giunta Orlando né dal Consiglio in carica dal 2017 al 2022), stabilisce che l'ufficio di presidenza sia composto da un presidente e due vice (di cui uno con funzioni di vicario).

Forello chiede al presidente pro tempore Zacco e al segretario generale, coadiuvato dalla dottoressa Patrizia Milisenda (vice segretaria), come s'intende procedere, visto che il vecchio Consiglio è andato avanti con un presidente e un solo vice. Fabrizio Ferrara di Fratelli d'Italia s'inserisce nella disputa, con una domanda: "Nella gerarchia delle fonti prevale il regolamento o lo statuto?". Dopo varie insistenze, il segretario Antonio Le Donne risponde: "Lo Statuto è superiore al regolamento". Il segretario avrebbe voluto proseguire dando qualche spiegazione in più, ma Zacco lo interrompe. Forello però lo incalza: "E allora il vecchio Consiglio ha operato in modo illegittimo?". Zacco si vede costretto a restiuire la parola a Le Donne, non prima di aver precisato che "adesso c'è un nuovo Consiglio in carica". Laconico, sempre per i tempi contingentati scanditi da Zacco, il responso finale del segretario generale. "E' legittimo votare un presidente e due vice".

Poco dopo il sindaco Roberto Lagalla fa capolino in Aula e, fascia tricolore al petto, giura davanti al Consiglio. "L'amministrazione attiva - dice con la sua consueta prosa fluente - ha avviato il proprio lavoro di approfondimento e verifica dei problemi più significativi che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione. Posso assicurare che lavoreremo incessantemente, auspico che si possa farlo assieme al Consiglio. Spero che in quest'Aula ci sia un confronto che pur tenendo conto delle diverse posizioni sia costruttivo e dialogante nell’interesse di una città che eredita criticità straordinarie". Poi sui dossier aperti al Comune aggiunge: "La crisi che ha portato alla caduta del governo Draghi non ci facilita".

La maggioranza scatta all'impiedi e congeda il sindaco con un applauso, i consiglieri d'opposizione (Pd e Progetto Miceli) restano seduti, quasi indifferenti. Dopo l'elezione del presidente e dei due vice, Lagalla dirama una nota: "Esprimo i miei più sinceri auguri di buon lavoro a Giulio Tantillo, neo eletto presidente del Consiglio, al suo vicario, Giuseppe Mancuso, Teresa Piccione eletta nella qualità di vicepresidente e a tutti i consiglieri proclamati questa mattina".

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Ma come si è arrivati all'elezione delle tre cariche apicali di Sala delle Lapidi? Occorre fare un passo indietro nel nostro racconto e riprendere dalla prima votazione, quella che verrà annullata. Gli scrutatori - individuati in Giuseppe Milazzo, Alessandro Anello e Valentina Chinnici - insediano il seggio. Si comincia a votare. Quando tocca a Forello, il consigliere comunale si piazza davanti all'urna con la scheda in mano e sbotta: "Le schede non sono state siglate dagli scrutatori, come prevede l'art. 46 comma 5 dello statuto. Vergogna, ignoranti". Così Forello all'indirizzo della presidenza, retta da Ottavio Zacco, del seggio formato dai tre scrutatori e del segretario generale. Scoppia il caos, Zacco è costretto a sospendere per 5 minuti la seduta. Si riparte con l'ammissione degli scrutatori: "Ci sono state delle anomalie. Prima di visionare le schede, una collega aveva già votato. Il voto va annullato, si proceda a nuova votazione".

Rifondazione comunista: "L'elezione di Tantillo e Piccione? Un'ammucchiata"

Tutto da rifare. Il secondo tentativo incorona Giulio Tantillo al vertice del Consiglio. Lui, malgrado 20 anni di esperienza d'Aula (la prima elezione è stata nel 2002), si emoziona: "Sarò il presidente di tutti. Sono molto emozionato, l'emozione - aggiunge - non ha tempo. Al primo posto dobbiamo mettere il rapporto coi cittadini, che in questi anni è andato perduto". Tantillo va oltre i 24 voti della maggioranza e tocca quota 32. Un risultato significativo, un segnale preciso, visti i voti provenienti anche da vari consiglieri di opposizione, che fanno emergere un vero e proprio accordo. Nella seconda votazione, invece, la maggioranza perde qualche pezzo per strada: Pino Mancuso ottiene 19 preferenze, Teresa Piccione 12: tre in più dei consiglieri di Pd e Progetto Palermo messi assieme, grazie all'aiutino giunto dal centrodestra. "Sono contento dell'elezione - afferma Pino Mancuso (Lavoriamo per Palermo) - mi sono candidato, con spirito di servizio, per dare il mio contributo alla risoluzione delle emergenze che affliggono la città. Palermo merita di più. Sull'elezione dico che nel segreto dell'urna può accadere di tutto, ma la maggioranza ha comunque retto benissimo".

 Teresa Piccione dice invece che se ha incassato anche alcuni voti della maggioranza è perché "ho le caratteristiche per essere una figura di garanzia. Il centrodestra che, con tanti voti a disposizione non rischiava di far 'scivolare' Mancuso e per questo ha dato un segnale di apprezzamento".

Ha votato scheda bianca il gruppo Più Europa-Azione-Oso, malgrado negli stessi istanti a Roma il segretario nazionale del Pd Enrico Letta e il leader di Azione Carlo Calenda abbiano raggiunto l'intesa in vista delle Politiche del 25 settembre. Un accordo che in sede locale non viene ancora recepito. "Speriamo - sottolinea la consigliera del Pd eletta vicepresidente - che ciò avvenga presto anche a Palermo. Serve l'unità di tutte le forze per congiurare il governo delle destre non europeiste". E il M5S? "A livello nazionale - risponde Piccione - Conte è stato molto pungente ma noi non abbiamo preclusioni nei confronti dei grillini. Certo una responsabilità sulla caduta di Draghi ce l'hanno...".

Le schede bianche dei pentastellati però sono un dato politico non secondario, che segnano la rottura della coalizione progressista che si è presentata alla Comunali sostenendo Franco Miceli. Un inizio in salita per le opposizioni: le "gambe" delle minoranze da due passano a tre, in attesa che il quadro nazionale chiarisca anche i rapporti di alleanza nei territori. La maggioranza in Consiglio, composta dai gruppi di centrodestra e dai renziani (altra anomalia rispetto al quadro romano), per ora può dormire sonni tranquilli.

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